Uno studio virtuale, nuove rubriche, interviste e collegamenti sempre più in diretta, doppie conduzioni e il funerale del mezzobusto. Alla vigilia del restyling del Tg1, in un'intervista a Panorama, in edicola domani, per la prima volta il direttore Gianni Riotta racconta un anno a Saxa Rubra.
Rivendica di aver rotto il tabù del Tg1 filo governativo con le critiche fatte da lui e dagli editorialisti al governo ("Non dico di essere Olga Politkovskaya, ma credo sia la prima volta che succede"). Attacca la casta dei giornalisti e il cortocircuito tra politica e giornalismo in Rai. Contesta la sua reputazione di buonista e fa l'elenco di quelli che non gli piacciono: Adriano Sofri, Beppe Grillo, Sabina Guzzanti.
"Le non più prorogabili decisioni da assumere per il riassetto editoriale - con Raiuno da innovare, con Raidue da ricentrare in termini di target e con Raitre da dotare di più adeguate risorse - non debbono far dimenticare la necessità di un deciso potenziamento del nostro settore a maggiore impatto sull'opinione pubblica e primario per un servizio pubblico: l'informazione". Lo ha detto Alessandro Curzi, consigliere di amministrazione della Rai, dopo una visita a Saxa Rubra per visionare con il direttore Gianni Riotta il nuovo studio del Tg1 e con il direttore Corradino Mineo le nuove dotazioni tecnologiche di RaiNews24.
"Queste prime, confortanti innovazioni", ha aggiunto Curzi, "premiamo e incoraggiano due tra le più importanti responsabilità affidate da questo Cda nel settore informativo, per la nostra ammiraglia storica sulla piattaforma tradizionale e per il nostro tg satellitare. Negli ultimi decenni le attrezzature a disposizione delle nostre redazioni erano rimaste ferme agli anni Settanta. Per questo c'è ancora molto da lavorare. Si pensi solo allo studio lillipuziano dal quale sono costretti a trasmettere Mineo e la sua redazione, e ai salti mortali che ogni comune cittadino deve fare per sintonizzarsi con le nostre reti radiofoniche".
Italpress