Giulio Anselmi a tre anni dal suo arrivo al timone del quotidiano di casa Fiat ha ridato respiro nazionale a La Stampa azzeccando il nuovo formato tabloid ‘piccolo’ e portando la diffusione a 311mila copie. E il direttore parla di come si fa informazione in Italia e del futuro dei giornali nel confronto con Internet.
“Il giornalismo scritto è ancora il nucleo duro del giornalismo italiano. La carta, tuttora, conserva un elemento di autorevolezza e credibilità che non si può attribuire a Internet. È quello che ci è rimasto e che va conservato con molta attenzione. Forse è l’ultimo bene che ci è rimasto”, dice Anselmi.
“I giornali contano poco nell’opinione pubblica, che è molto più influenzata dalla televisione, ma contano ancora molto nell’establishment e fra gli opinion maker. Un giornale che scegliesse un taglio esclusivamente popolare, che ignorasse deliberatamente la politica e l’establishment, verrebbe respinto dal pubblico”, sostiene il direttore de La Stampa.
“Però è vero che in Italia il giornalismo politico è particolarmente attardato”, continua Anselmi. “E una parte del problema è che, nel rapporto fra giornalismo e politica, ci sono elementi di vicinanza eccessiva. Ci sono giornalisti che sanno un sacco di cose che tengono per sé”.
E sul rapporto fra La Stampa e il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, sempre al centro dell’attenzione del quotidiano che non gli risparmia le critiche, Giulio Anselmi dice: “Noi abbiamo l’obbligo di fare un giornale che non sia provinciale senza, tuttavia, dimenticare in che contesto nazionale viviamo. Chiamparino è un buon sindaco, ma poi succede che un centrosinistra in grande difficoltà se lo sta immaginando in tutti i ruoli, come una figura salvifica, e questo non gli giova”.
da Prima comunicazione, numero 387, settembre 2008
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