L'editoria vive momenti difficili nel mondo. Il New York Times ha deciso di vendere addirittura la gigantesca sede oltre che annunciare tagli radicali e un tuffo più energico nell'on line. Anche se molti osservatori avvertono che bisogna resistere, che il trend per la carta stampata può cambiare nei prossimi anni, in positivo s'intende. Che la differenza la farà la capacità di fare scelte strategiche oculate, di qualità.
Il panorama italiano non si discosta, la recessione editoriale è un altro tassello della globalizzazione e dei suoi epifenomeni. Non si tratta di sentito dire, come spesso si fa nel mondo dei media, ma di fatti. La testimonianza è data dal compendio dei dati Fieg sull'anno che si è chiuso, che circolano da giorni sui tavoli di tutte le redazioni. Siamo davanti al primo sonoro schiaffo alle corazzate dell'informazione italiana, anche se non c'è da sorridere. la Repubblica e il Corrirere della Sera negli ultimi tre mesi del 2008 denunciano cali di vendita vistosi. Il quotidiano di De Benedetti addirittura una flessione a due cifre: -15% in ottobre rispetto al 2007, da 654mila copie a 556 mila del 2008; in novembre anche peggio, da 671mila del 2007 alle 532 mila di un anno dopo, -20,7%.
Giù le corazzate
A Via Solferino si piange meno, ma relativamente. Meno 7,6% in ottobre, meno 7,7% in novembre e meno 8% un mese fa con il corrispettivo di 601mila copie. Così Il Giornale e anche Libero, tanto per dire che anche nell'opinione pubblica di destra la crisi fa sentire i suoi effetti oltre a una stanchezza di idee che tocca un po' tutti. Il quotidiano berlusconiano a toccato il minimo degli ultimi anni in dicembre con 171mila copie. Il giornale di Feltri viaggia sembre ben oltre le 100mila copie, ma distante dai fasti di qualche anno fa. Ci sono, però, alcune eccezioni che possono aiutare il panorama generale.
Tiene La Stampa
La rinnovata Stampa di Giulio Anselmi che non perde copie e che mantiene la soglia delle 300mila copie (con una crescita sostenuta dalle edizioni locali). Così Il Messaggero che fa su e giù intorno alle 200mila copie con una caduta in dicembre a quota 194mila copie. Poi c'è l'Unità, che è stata capace di invertire in settembre il trend negativo di decisa flessione da gennaio ad agosto 2008, trasformando il segno rosso in segno nero in ottobre, quando è partito il giornale con il nuovo formato e con il nuovo progetto del direttore Concita De Gregorio. Gli ordini di grandezza sono confortanti: più 8,9% in ottobre, in termini assoluti 51.091 copie vendute in edicola a fronte delle 46.905 di un anno prima; più 16,2% in novembre. Ed, infine, più 7,1% in dicembre, mese di feste che ha visto una flessione generalizzata. Tra numeri grandi e piccoli quel che conta sono le percentuali in una situazione che definire drammatica in tutti i campi dell'economia ormai è un eufemismo.
Il coraggio di cambiare, però, paga.
Giuseppe Vittori, l'Unità - giovedì 29 genaio 2009