“E’ importante che nel Paese stia riprendendo un serio dibattito sul precariato. E’ il problema centrale della società industriale e dei Paesi a democrazia avanzata, avvertito anche dai giornalisti e dal loro sindacato”. Lo afferma il segretario della Fnsi, Franco Siddi. Secondo Siddi “le parti sociali hanno una grossa responsabilità per la coesione sociale e la tenuta economica delle famiglie. I governi ne hanno una grandissima: quella di privilegiare l’interesse generale della comunità alla coesione, alla garanzia dei diritti essenziali, a partire dal lavoro, non assecondando soluzioni caritatevoli che lasciano più ricco chi lo è già e strutturalmente più povero chi vive una condizione di precarietà. Non c’è categoria che non risenta questo problema. Da anni i giornalisti e il loro sindacato pagano un grosso prezzo al dilagare del precariato nell’editoria. Il nuovo contratto può attenuare le esagerazioni, ma occorre di più, molto di più, a livello di politiche sociali generali non caritatevoli ma inclusive. Che un grande imprenditore come l’ingegner Carlo De Benedetti abbia lanciato “l’allarme sociale precari” è un segnale di importante consapevolezza, tanto più perchè arriva da una personalità che è anche editore di primo piano e perchè il tema lo aveva già anticipato in saggi e altri interventi. La sua proposta di detassare, in questi tempi di crisi, i redditi più bassi merita ascolto e risposte istituzionali valide per tutte le categorie del lavoro. E serve anche una piu’ evidente iniziativa del potere pubblico sugli ammortizzatori sociali, senza escludere categorie professionali come capita per i giornalisti. Occorre infine una nuova responsabilita’ sociale di imprenditori e manager, perchè si dia atto che gli stipendi differenziati, bassi, per i precari non sono una ricetta neanche per le imprese. Anzi! Sono un ristoro apparente, un contenimento abusivo del costo del lavoro nel breve periodo che - come mostra l’esperienza - sposta solo i termini dei problemi e falsa l’immagine prospettica della realtà. Anche i manager debbono dare un contributo importante innovativo e anche di sacrificio dei loro benefici quando ai lavoratori viene chiesto di rimboccarsi le maniche per recuperare ossigeno al sistema”.
Agi