“John Elkann mi ha detto chiaramente: scommetto sul lungo periodo. Se hai in testa di tornare a Repubblica fra uno o due anni dimmelo subito, perchè in questo caso non se ne fa nulla. E io ho accettato, perchè é esattamente quello che mi interessa: lavorare su un progetto di respiro, col tempo necessario per realizzarlo. Anche per la redazione credo sia un messaggio importante”. Mario Calabresi, direttore della Stampa dal 29 aprile scorso, svela al mensile Prima Comunicazione, in un’intervista pubblicata sul numero di maggio in edicola a Milano da domani e a Roma da venerdì 22, alcuni retroscena del suo incontro con l’editore del quotidiano torinese.
Calabresi spiega che anche alla Stampa verrà ridotto il numero dei giornalisti, ma che punta su un piano “meno invasivo possibile”. “La Stampa deve conservare questa sua caratteristica straordinaria di raccontare il mondo con autorevolezza, indipendenza e originalità - dice Calabresi -. Trasformare La Stampa in una specie di gazzettone piemontese non è il mio progetto e nemmeno quello di John Elkann”.
Per due anni corrispondente di Repubblica dagli Stati Uniti, Calabresi è critico verso le scelte degli editori americani: “Continuano a dire che la carta è morta, e questo in un Paese dove tutti i giorni si vendono 48 milioni di copie. Roba che a me pare lunare, perchè questa cifra significa che la stampa rimane un enorme business e un grandissimo mercato”. Per Calabresi invece “se va in crisi il sistema dei quotidiani va giù tutto. L’on line non basta. Per quanto riguarda La Stampa metterò mano al sito ma non credo al miracolo: la pubblicità che migra dalla carta va solo in piccola parte sull’on line”.
Italpress