Nell'analisi di Tropea sono stati ben valutati i cambiamenti, chiedendo a noi di essere soggetti attivi rispetto ai mutamenti, operatori instancabili della fatica democratica del sindacato.
Qui è viva la realtà dei giornali locali e gli editori devono ritornare a casa. Il lavoro non è esaurito con il contratto Fieg, bisogna mettere ordine in tutta quell'area che in parte è giungla e che in parte è finita fuori dai binari. Per quanto riguarda la stampa locale, per voi dell'area Fipeg ora in fuga, adesso l'Uspi sta chiedendo di trattare al sindacato. Proprio ieri l'Uspi ha dinuovo sollecitato: chiuso il referendum ci dedicheremo a tempo quasi pieno a questi capitoli.
Fare sindacato non è un lavoro che premia, è un lavoro che porta tanta fatica e sacrifici. Però c'è l'orgoglio di un servizio per l'interesse generale.
Tutti i grandi giornali oggi temono grandi ristrutturazioni. Ho trovato nel presidente Elkann della Stampa disponibilità ad una linea: "Lavoreremo con il direttore. Poi andremo a guardare i conti, ma non siamo interessati a fare stragi".
Il referendum sul contratto è di merito, su un pezzo del lavoro importante della Fnsi: chi voterà contro voterà contro la protezione sociale garantita da questo contratto. Contro questo contratto si sono già avventati, durante la trattativa, diversi editori e anche alcuni colleghi presunti autorevoli, divenuti strumenti degli editori. A Palazzo Chigi abbiamo salvato in extremis le ultime tre righe che tutelano il nostro welfare.
Siamo rimasti ancora indietro su un capitolo: quello dei free lance, anche se dovremmo cominciare a chiamare le cose come stanno. Per lo Stato i free lance sono imprenditori, i lavoratori autonomi sono cococo o occasionali. Per i cococo c'è l'unico punto di chiarezza e lì si riesce a incidere. Prima dell'estate convocheremo gli stati generali dei precari per aprire una grande campagna.
Franco Siddi, segretario generale Federazione nazionale della stampa italiana