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16/06/2009

Legge intercettazioni, un male insopportabile

La posizione di Fnsi, Fieg, Ordine e Unione Cronisti sul Ddl Alfano

LA PROTESTA DELLA FNSI E DEGLI EDITORI
 
Un avviso pubblicato ogni giorno su tutti i quotidiani italiani “che suoni da richiamo per coloro che ancora hanno a cuore il valore liberale dell'informazione, che certe notizie tra un po' potrebbero non esserci più, potrebbero essere negate per legge”. E' la “protesta straordinaria” che il presidente della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, ha proposto oggi agli editori contro il disegno di legge sulle intercettazioni che e' in discussione alla Camera. Siddi ne ha parlato a Bari nel corso della seconda giornata della 12/a conferenza internazionale per l'industria editoriale e della stampa italiana organizzata dall'Ifra, associazione europea di editori di giornali.
“L'approvazione della legge - ha detto Siddi - sarebbe un male insopportabile perché un bene indispensabile sarebbe lesionato in modo irreparabile”. Siddi ha quindi invitato gli editori a intervenire congiuntamente: “Non bisogna avere paura - ha affermato – perché ci sono i contributi pubblici o perché attendiamo delibere sulla protezione sociale dei giornalisti”.
Su questa vicenda - ha concluso – “siamo sulla stessa barca perché il carcere per chi da' le notizie e la multa agli editori che le pubblicano sono provvedimenti illiberali che fanno morire i giornali”.(ANSA).

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UN "MOSTRO" CHE AZZOPPA I GIORNALISTI
Lorenzo Del Boca e Enzo Iacopino, presidente e segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, hanno così commentato l’approvazione del provvedimento sulle intercettazioni.

“Il legittimo desiderio di evitare il ripetersi di episodici atti di barbarie, per colpa di una qualche leggerezza nell’informazione, ha generato un mostro. Senza enfasi e senza autoassoluzioni, si punta a colpire i giornalisti, i loro asseriti privilegi usando come alibi gli errori che alcuni commettono. L’obiettivo è palese: impedire ai giornalisti di onorare il loro dovere costituzionale.
I cittadini sono consapevoli che ad essere violato è un loro diritto: quello di sapere per capire, di conoscere per giudicare, di informarsi per poter operare scelte consapevoli. Occorrerà ipotizzare misure di disobbedienza civile con la speranza che la Corte costituzionale, che ha certamente ben presente la sentenza della Corte europea di Strasburgo, possa e voglia stabilire qual è il valore sociale dell’informazione. Per i cittadini, non per i giornalisti.

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APPELLO AL PARLAMENTO
DI GIORNALISTI ED EDITORI

Alla ripresa dei lavori parlamentari relativi al disegno di legge sulle intercettazioni (“d.d.l. Alfano”), la FIEG e la FNSI si uniscono per rinnovare al Parlamento e a tutte le forze politiche l’appello ad evitare l’introduzione nel nostro ordinamento di limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e di sanzioni sproporzionate a carico di giornalisti ed editori.

Tali previsioni violerebbero il fondamentale diritto della libertà d’informazione, garantito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Gli editori e i giornalisti concordano sulla necessità che sia tutelata la riservatezza delle persone, soprattutto se estranee alle indagini, ma non possono accettare interventi che nulla hanno a che vedere con tale esigenza e che porterebbero ad un risultato abnorme e sproporzionato: limitare, e in taluni casi impedire del tutto, la cronaca di eventi rilevanti per la pubblica opinione, quali le indagini investigative.

Allo stesso effetto di limitazione della libertà di informazione portano le previsioni del disegno di legge che introducono anche sanzioni detentive nei confronti dei giornalisti e la responsabilità oggettiva a carico degli editori, che verrebbe ad aggiungersi in modo confuso a quella del direttore di giornale.

È necessario salvaguardare il diritto di cronaca e di libera informazione, tutelare la funzione della stampa e del giornalista, assicurare il diritto dei cittadini a sapere.

Gli editori e i giornalisti italiani si appellano al Parlamento, alle forze politiche e sociali e all’opinione pubblica affinché vengano introdotte nel ddl Alfano, su questi limitati ma decisivi aspetti, le correzioni necessarie alla tutela di valori essenziali per la democrazia.

Federazione Italiana Editori Giornali
Federazione Nazionale della Stampa Italiana

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PER I GIORNALISTI CARCERE E LICENZIAMENTI
LA VIA ITALIANA ALLA LIBERTA' DI STAMPA

Unione Cronisti: il Senato intervenga per ristabilire i principi di democrazia 

12 giugno 2009 - L'approvazione alla Camera del ddl Alfano ha svelato definitivamente i piani del governo in materia di libertà di stampa. Gli atti dell'inchiesta giudiziaria, anche se non più segreti, resteranno inspiegabilmente e illogicamente non pubblicabili. Le intercettazioni telefoniche - sempre che la magistratura riesca ad attivarle, vista l'incredibile stretta sulla ammissibilità - spariranno dagli atti d'indagine fino a dopo l'inizio del processo. E anche se un giornalista riuscirà ad ottenere in modo lecito le trascrizioni legittime delle telefonate o dei tabulati, rischia una condanna fino a tre anni di carcere e il licenziamento immediato. 

Gli editori, loro malgrado, diventano responsabili in via amministrativa per la pubblicazione di atti non più segreti ma non pubblicabili (!), pagando per ogni violazione dei giornalisti da un minimo di 65 mila euro (per aziende piccolissime) a un massimo di mezzo milione: inoltre, dovranno obbligatoriamente punire i propri giornalisti, "colpevoli" di aver svolto il loro lavoro, con provvedimenti disciplinari che potranno arrivare al licenziamento in tronco. 

L'Unci ribadisce il suo No al progetto-bavaglio e auspica che il Senato intervenga per ristabilire i principi di democrazia sanciti dalla Costituzione e tutelati dalla Corte europea. 


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