I giornalisti si fermeranno per una giornata di silenzio martedì 14 luglio (con blocco dell’attività nella carta stampata lunedì 13 luglio), per contrastare il ddl Alfano sulle intercettazioni, che introduce inaccettabili divieti al diritto di informazione sulle indagini e sulle inchieste giudiziarie.
E’ la decisione del Consiglio Nazionale della Stampa Italiana, riunito il 30 giugno a Roma, che ha approvato con 1 solo voto contrario e due astenuti la proposta della giornata di protesta di tutto il nostro giornalismo avanzata dal Segretario Generale Franco Siddi. La giornata di astensione dell’informazione, alla quale i giornalisti sono costretti dopo un anno di iniziative civili, di confronto e di dibattito e denuncia per la libertà dell’informazione, senza censure e intimidazioni, è lo strumento con il quale si vuole marcare l’ indignazione più ferma di fronte alle previsioni del ddl Alfano: "Un bavaglio ai giornalisti e la sanzione (un danno economico) per gli editori al fine di impedire di dar conto delle notizie sulle indagini giudiziarie negli organi d’informazione; la pesante limitazione del diritto dei cittadini a sapere o essere informati su fatti importanti per la loro vita - sottolinea il Consiglio della Fnsi - . Non si sciopererà, quindi, per un aumento di stipendio ma per un aumento della libertà nel nostro Paese; una libertà che guarda ai cittadini, che pagherebbero ancora più di tutti a causa di un bene essenziale a loro parzialmente sottratto, mentre già pagano le distorsioni che gravano sul sistema per l’assenza di efficace normative antitrust e di pluralismo reale del mercato pubblicitario. I giornalisti sono, oggi, professionisti costretti alla frontiera (e ora alla protesta) per svolgere correttamente la loro funzione. Di fronte a tutto questo, i giornalisti sono per forza condotti a essere militanti di un solo valore, l’informazione libera”.
L’Associazione Stampa Subalpina aderisce allo sciopero e sosterrà tutte le eventuali iniziative di mobilitazione della Federazione Nazionale della Stampa e dell’Ordine dei Giornalisti.
L’Esecutivo della Subalpina sottolinea che il divieto di pubblicazione di atti legati ad indagini in ogni sua forma fino al termine dell’udienza preliminare, unito alle sanzioni per giornalisti ed editori, ha, come effetto, la cancellazione della possibilità di informare i cittadini su fatti e inchieste di indubbio interesse pubblico. Secondo dati diffusi dal procuratore capo Giancarlo Caselli, nella sola Torino, le limitazioni significative dell’utilizzo delle intercettazioni nelle inchieste determinerà inoltre il fermarsi del 50% dei procedimenti in corso.