Il presidente dell'Ordine regionale dei giornalisti piemontesi, Sergio Miravalle, e il segretario dell'Associazione Stampa Subalpina, Alessandra Comazzi, hanno appreso mercoledì 26 agosto con inquietudine delle perquisizioni che hanno interessato la sede torinese del quotidiano la Repubblica.
Il presidente e il segretario dichiarano la loro solidarietà al collega Diego Longhin e alla redazione "sottolineando la difesa dei principi, dei diritti e delle garanzie che ispirano e tutelano la professione giornalistica dai tentativi di intimidirne chi la vive giorno per giorno". "La Procura della Repubblica di Torino - si legge nella nota congiunta - ha ordinato la perquisizione dell'abitazione di un giornalista di Repubblica e della sua postazione di lavoro nella redazione torinese del quotidiano, con copiatura delle memorie del suo computer. La perquisizione è avvenuta nell'ambito di un procedimento legato alla pubblicazione di atti coperti da segreto istruttorio: ciò in relazione agli articoli, usciti ieri, riguardanti un'inchiesta che coinvolge alcuni componenti del corpo della polizia municipale torinese".
"Sorprende e preoccupa l'iniziativa della Procura - dichiarano Miravalle e Comazzi - perchè sembra non tener conto dell'obbligo dei giornalisti, indicato dall'articolo 2 della legge istitutiva dell'Ordine, di rispettare il segreto professionale sulle fonti delle notizie quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse. La libertà di raccolta delle informazioni e la tutela delle fonti sono patrimonio irrinunciabile di ogni giornalista. Tale iniziativa pare mettere in discussione anche un principio più generale sancito dalla Convenzione europea per i diritti dell'uomo che, all'articolo 10, afferma: 'Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà d'opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche".