Le due giornate di sciopero proclamate la scorsa settimana dai colleghi di Tuttosport hanno riportato d’attualità la durissima vertenza che ha riguardato quel giornale e che, grazie all’intervento del sindacato nazionale e regionale, si è chiusa a novembre senza il ricorso ai diciannove provvedimenti di cassa integrazione chiesti nel maggio 2009 dall’azienda.
Anche e soprattutto per sgomberare il campo da interpretazioni fantasiose quando non direttamente diffamatorie, vi propongo questa nota che ha il solo scopo di ripercorrere i passaggi fondamentali della vicenda per ristabilire la verità circa la condotta tenuta dal sindacato.
Con uno slogan potrei dirvi che, non essendo nelle condizioni di poter difendere sia il pane, sia le rose, come sindacato, abbiamo decisamente puntato a mettere in salvo primo, rimandando le decorazioni a tempi più favorevoli per il mercato editoriale e per la nostra categoria. Tuttavia, credo che la semplice ricostruzione di fatti sia sufficiente a comprendere.
- Nel maggio del 2009 l’editore di Tuttosport fa pervenire alle rappresentanze sindacali del giornale un piano di ristrutturazione che prevede 19 eccedenze a fronte di un organico di 52 giornalisti. Va sottolineato che nei due anni dello stato di crisi solo 4 colleghi avrebbero maturato il diritto al prepensionamento, mentre per quel che riguarda la gestione degli altri esuberi la proposta aziendale è di ricorrere alla cassa integrazione. L’immediata risposta della redazione è quella di giudicare irricevibile il piano votando contestualmente la sfiducia del direttore, senza tuttavia procedere alla proclamazione di giornate di sciopero o di altre iniziative di protesta.
- A giugno il Comitato di Redazione, affiancato dalla Subalpina e dalla Fnsi, incontra per la prima volta nella sede della Fieg la rappresentanza aziendale la quale ribadisce l’intenzione di voler procedere con il piano. Su questa base le trattative vengono interrotte.
- Il 6 agosto l’azienda presenta al Ministero del Lavoro il piano di riorganizzazione nella stessa forma e con gli stessi numeri precedentemente rappresentati alle organizzazioni sindacali. Chi, anche di recente, ha affermato che in caso di mancato accordo la proprietà non avrebbe insistito con le richieste di cassa integrazione sostiene il falso perché l’editrice aveva già chiesto di procedere in questo senso e nella forma più ufficiale possibile.
- Come prevedono le procedure, il Ministero convoca quindi le parti il 9 settembre per verificare la possibilità di una intesa. Seguendo le indicazioni dell’assemblea dei giornalisti di Tuttosport, Cdr, Fnsi e Subalpina, dichiarano la disponibilità a dialogare a fronte di un cambiamento del piano. In quella sede il direttore Paolo De Paola illustra la volontà di procedere con il progetto di ristrutturazione volendo realizzare un “nuovo prodotto”. La disponibilità manifestata dell’editrice a far calare il numero delle eccedenze è tuttavia la base sulla quale il confronto prosegue in sede Fieg.
- Nelle successive riunioni tra le parti, l’azienda esclude dalle possibilità per abbassare il numero delle eccedenze sia la cassa integrazione a rotazione, sia i contratti di solidarietà. La volontà dell’editrice è quella di ridurre “strutturalmente” l’organico del giornale ed è questa la ragione per la quale viene respinto qualunque intervento “congiunturale”. E’ in questo frangente che da parte sindacale giunge la proposta di prendere in esame un intervento sulla giornata compensativa. Come noto, i colleghi di Tuttosport lavorano tutte le domeniche e, in deroga al contratto nazionale di lavoro, non svolgono la giornata di riposo infrasettimanale. L’azienda accetta di discutere della proposta ma continua a sostenere, anche nel caso in cui questo provvedimento riguardasse l’intera redazione e per tutte le settimane, l’inevitabilità della cassa integrazione per un certo numero di colleghi.
- Su questa base il 14 ottobre si torna a Roma davanti al Ministero. La rottura è dietro l’angolo perché anche di fronte alla proposta di mediazione ministeriale che prevede l’introduzione del compensativo in forma strutturale in cambio della cancellazione dei provvedimenti di cassa integrazione, l’azienda continua a fare resistenza. Sostiene, tramite i suoi avvocati, di avere comunque bisogno di 3-4 Cig ed è in questo frangente che matura e si rafforza la convinzione che l’azienda abbia in realtà individuato alcuni colleghi da colpire. Alla fine, e solo per l’intervento del funzionario ministeriale, non si rompono le trattative e viene convocata una ulteriore riunione. Nella nuova convocazione, al termine di dodici ore di discussione, si arriva alla stesura di una bozza di intesa che, raccogliendo parte delle proposte sindacali, elimina del tutto il ricorso alla cassa integrazione e introduce la giornata compensativa ma in forma graduale.
- Nei giorni successivi, la bozza viene sottoposta all’assemblea dei redattori di Tuttosport la quale dà mandato alle rappresentanze sindacali di continuare ancora nella trattativa, riducendo il più possibile l’entità dell’intervento sul compensativo.
- Lunedì 19 ottobre le delegazioni si incontrano per l’ultima volta al Ministero del Lavoro dove il sindacato riesce ad ottenere un inasprimento delle sanzioni a carico dell’azienda nel caso in cui l’introduzione del compensativo portasse a un ulteriore accumulo di straordinario o non consentisse lo smaltimento delle ferie arretrate, che fa anch’esso parte dell’accordo. Steso il documento, prima della firma, il Cdr legge il testo dell’accordo all’assemblea dei redattori di Tuttosport che, con un voto a scrutinio segreto, approva l’intesa con il 60 per cento dei voti favorevoli. A quel punto e solo a quel punto il Cdr, la Fnsi rappresentata da Guido Besana e Giampaolo Gozzi e la Subalpina rappresentata dal sottoscritto, firmano l’intesa.
Alla fine, sempre per chiarezza, si impongono due considerazioni. La prima riguarda la giornata compensativa istituita dall’accordo. Come noto, il nostro contratto prevede infatti che l’organizzazione dell’orario avvenga su cinque giorni: la domenica lavorata deve quindi normalmente essere compensata con un giorno di riposo infrasettimanale. Esiste certo la possibilità (utilizzata da alcuni giornali) di non “compensare” il lavoro ottenendo il pagamento del festivo maggiorato ma va detto che, laddove l’azienda ravvisasse la possibilità di adottare il modello contrattuale standard, per ottenerlo sarebbe sufficiente un semplice ordine di servizio.
La seconda considerazione riguarda il lavoro domenicale in sé. Alcuni colleghi continuano a pensare che questo sia una sorta di diritto acquisito, mentre il nostro contratto di lavoro prevede invece che le domeniche, almeno formalmente, vengano svolte su chiamata del direttore. Anche in questo caso, sarebbe stato sufficiente per l’azienda un semplice ordine di servizio.
Si tratta, certo, di provvedimenti estremi che avrebbero rappresentato una rottura delle consuetudini del giornale Tuttosport (anche se in molti altri regolarmente adottati) e contro i quali si sarebbe potuto rispondere con il conflitto. Giova però ricordare come, nel momento in cui ci si trova di fronte a un tentativo di mediazione ministeriale, sia piuttosto difficile opporsi all’applicazione di una norma contrattuale, a maggior ragione quando questa serve a sventare il pericolo della cassa integrazione.
In conclusione, ben lungi dall’essere anche solo lontanamente responsabile del taglio dei compensi subito dai colleghi, non si può non riconoscere come, con l’intesa raggiunta, il sindacato abbia ottenuto due indiscutibili risultati. Il primo, l’aver sventato i provvedimenti di cassa integrazione che erano stati chiesti dall’azienda; il secondo l’aver posto dei paletti a una strada (l’istituzione del compensativo) che l’azienda avrebbe comunque potuto percorrere e in maniera molto più dannosa per le tasche dei colleghi. Tra il pane e le rose, abbiamo appunto difeso il primo e lo abbiamo difeso per tutti, rifiutando qualunque tipo di discriminazione. E di questo siamo fieri.
Stefano Tallia, vice-segretario Associazione Stampa Subalpina