E' difficile essere cronisti. Fotografare, raccontare. E' il modo più duro di fare giornalismo, il più autentico. Un lavoro insidiato da più parti. Dal ddl contro le intercettazioni (presidio della Subalpina il 1° luglio in piazza Castello, in sinergia con le altre manifestazioni Fnsi), ma anche da episodi come questo accaduto al collega Gigi Nodaro, e che ci racconta il direttore della "Sesia".
L'Associazione Stampa Subalpina è a fianco del collega in questo momento ed è, e sempre sarà, schierata in difesa del lavoro dei cronisti. Con le forze dell'ordine dobbiamo fare fronte comune, non osteggiarci. Quindi, massima solidarietà a Gigi e ai colleghi di Vercelli, da parte dell'Associazione Stampa Subalpina, e mia personale.
Il segretario Alessandra Comazzi
Ecco il fondo del direttore della "Sesia", Remo Bassini:
Sabato pomeriggio, San Germano. Il paese è frastornato, ferito, irreale. C’è un dramma in corso. E, attorno a questo dramma, non ci sono solo i sangermanesi, ma anche le forze dell’ordine, l’elisoccorso, i giornalisti. Ci siamo anche noi. C’è Gigi Nodaro, redattore professionista che si occupa di cronaca nera e giudiziaria. Era con la famiglia, aveva mezza giornata libera, ma un cronista di nera deve essere reperibile sempre, 24 ore su 24. Deve raccontare, con foto e parole, quello che vede e quello che gli viene detto da testimoni e forze dell’ordine.
La zona della sagra, a Nodaro e agli altri giornalisti presenti, è vietata: giusto così. I giornalisti a volte “rompono i coglioni”. E’ giusto che le forze dell’ordine li tengano a distanza se si deve badare ad altro.
Succede però questo. Dalla zona inibita esce una barella, con un ferito. E Gigi Nodaro, che è sulla pubblica via, da sette otto metri sta scattando una fotografia. La foto di una barella, di un ferito. Dallo scatto non si vedrebbe il volto (non facciamo mai foto in cui si vedono i volti dei feriti), si vedrebbe solo una barella. Gigi Nodaro, insomma, sta facendo il lavoro per cui è pagato e, a pagarlo, alla fin fine sono i lettori: che ci comprano proprio perché noi raccontiamo loro le cose.
Succede così: dappertutto.
Sabato, però, Gigi Nodaro non fa in tempo a scattare la fotografia: perché due carabinieri, spintonandolo, alzandolo di peso come fosse un pericoloso mascalzone, e spostandolo per una ventina di metri, gli impediscono di fare quello che di lì a poco faranno tutti gli inviati di tutte le testate. Testimoniare il dramma in corso per poi raccontarlo ai lettori.
Sabato, insomma, è stato leso, violato il diritto di cronaca e, insieme, il rispetto per il nostro lavoro.
E questa cosa, io non la digerisco.
Nodaro sta valutando se sporgere o meno querela.
Preferiremmo (preferirebbe) non farlo: per rispetto a quegli uomini che indossano un’uniforme e che, per anni, hanno lavorato al nostro fianco e al fianco di Gigi Nodaro, nel rispetto reciproco.
Remo Bassini