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30/08/2010

Quotidiani online in Italia: posizioni ancora arretrate

Nonostante i notevoli passi avanti compiuti. La tesi di laurea di una collega pubblicista

Nonostante i notevoli passi avanti compiuti dal 2006 ad oggi, i siti web dei quotidiani italiani sono ancora in posizione piuttosto arretrata rispetto alla scena globale dell’ editoria online, e in particolare di quella Usa, con cui potrebbero competere solo i siti di la Repubblica e il Corriere della Sera.

E’ il giudizio complessivo che emerge da un aggioramento della ricerca “I quotidiani italiani e Internet” effettuata quattro anni fa da Luca Conti  (Luca Conti, I quotidiani italiani e Internet, 7 agosto 2006, reperibile interamente all’indirizzo http://www.lsdi.it/wp-content/lsdi-conti-giornalionline.pdf).

L’ aggiornamento è uno dei capitoli di un’ ampia tesi dal titolo “Il quotidiano online in Italia: stato dell’arte e possibili evoluzioni”, con cui Roberta Bertero si è appena laureata all’ Università di Torino (relatore il professore Enrico Postiglione).

Roberta Bertero ha 27 anni e vive a Santo Stefano Roero (Cuneo). E’ giornalista pubblicista. Da sei anni collabora con la Gazzetta d’ Alba.  Si è laureata in Scienze della comunicazione (triennale) e in Comunicazione per le Istituzioni e le Imprese (specialistica) con 110 e lode.

La tesi  (il testo integrale è pubblicato su http://www.lsdi.it/wp-content/Lsdi-tesi_roberta_bertero.pdf)  documenta, sulla base di un vasta raccolta di dati e di letture, i principali cambiamenti in atto nel mondo dell’informazione con particolare attenzione a quel che è accaduto all’interno dei principali gruppi editoriali italiani.

In particolare, per quanto riguarda l’ online, l’ esame dei siti web dei primi 50 quotidiani italiani (stime Ads) – compiuto fra il 15 marzo e il 10 aprile 2010 –  indica queste linee di tendenza

- Sul piano dei contenuti, una centralità degli articoli testuali, affiancati da contenuti multimediali, con una crescente valorizzazione  dell’interattività col pubblico e l’ affiancamento progressivo delle cronache locali alle notizie nazionali.

- Sul modello di business prevale un’offerta gratuita di base, affiancata da servizi aggiuntivi a pagamento (giornale in pdf e servizi sms in primis)

- Nel campo dell’ utilizzo delle tecnologie 2.0 rimane ancora molto da fare, ma i siti italiani hanno compiuto importanti passi in avanti rispetto al 2006, quando la loro adozione era molto limitata. Se i dati vengono confrontati con il resto del mondo, e nello specifico con gli Stati Uniti, l’Italia, però, si trova ancora in una posizione arretrata. Possono competere a tale livello solo i siti dei giornali più diffusi, e, in particolare, la Repubblica e il Corriere della Sera, caratterizzati da editori disposti a investire nella rete e da giornalisti competenti.

- Lo strumento più diffuso, ora come nel 2006, seppur con un’ incidenza molto diversa, è il feed RSS, con ben 44 testate su 49 che lo rendono disponibile.

- A seguire vi è la presenza delle Flash News in un box ad hoc collocato, per lo più, nella parte alta dell’ homepage, simbolo della grande importanza data dalla maggior parte dei siti, ben 42, all’ aggiornamento tempestivo delle notizie.

- La registrazione obbligatoria per poter andare oltre l’homepage, che era una delle caratteristiche più diffuse nel 2006, con ben 19 giornali, è ora scesa agli ultimi posti, con solo 3 siti. La registrazione rimane obbligatoria, per quasi tutti i giornali, per poter accedere a servizi aggiuntivi o per poter leggere il giornale cartaceo in pdf, previo pagamento. Alcuni giornali permettono la lettura gratuita dell’ intero giornale cartaceo ma solo dopo una determinata ora del giorno, per limitare la presunta perdita di copie in vendita in edicola.

- L’ offerta multimediale rimane povera, come nel 2006, per quanto riguarda i contenuti in podcast (più 4 testate, solo, rispetto alla prima ricerca). Si è arricchita, invece, per quanto riguarda le gallerie fotografiche (38 su 50) e i contenuti video (33 su 50).

Dal confronto con gli Stati Uniti risulta poi che I siti dei quotidiani americani superano quelli italiani quasi su tutti i parametri.

Le testate italiane devono ancora investire molto, sia per quanto riguarda la realizzazione di prodotti multimediali, sia sul piano dell’interattività: il più delle volte l’utente risulta essere ancora un fruitore passivo.

L’Italia sembra avere colto bene, invece, le opportunità offerte dal mondo dei cellulari e dei palmari, dove le distanze rispetto ai giornali d’ oltreoceano non sono così ampie: il 46% dei siti prevede una versione mobile, e il 34% offre servizi di news via sms.

Nel futuro – osserva Bertero – i siti dei giornali dovranno migliorarsi su tutti gli elementi individuati da Kawamoto (“Digital Journalism. Emerging Media and the Changing Horizons of Journalism”)  se vorranno competere con le nuove realtà che si sono affacciate sul web. Per quanto riguarda la multimedialità, “i sopravvissuti non saranno più semplicemente network televisivi o giornali o siti web, ma aziende editoriali multimediali che accorperanno al loro interno media differenti. Questi network distribuiranno news ovunque in ogni momento attraverso ogni supporto.” Gli altri importanti passi dovranno essere realizzati sul piano dell’interattività e della personalizzazione.

Particolarmente interessante infine l’ analisi realizzata da Roberta Bertero per mettere in luce in maniera sintetica le minacce e le opportunità che si trovano di fronte i quotidiani online italiani: un quadro che dimostra come le testate tradizionali abbiano ancora molto da dire soprattutto sul web.

“La speranza di chi ha realizzato la tesi, o meglio, l’auspicio è che venga posto sempre più l’accento sui desideri dei consumatori e che si realizzi, al di là dei supporti utilizzati, un giornalismo di qualità, credibile, autorevole, che produca il massimo beneficio per la società”.

(www.lsdi.it)
 

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