Una recente sentenza del giudice di Pinerolo, Sergio Pochettino, ha aggiunto un importante tassello nella valutazione del "diritto all'oblio" previsto dalla Legge sulla Privacy (art. 7), pronunciandosi nel merito di una causa civile intentata da un ex maresciallo della finanza contro il settimanale "Eco del Chisone".
L'antefatto. Nel gennaio 2005 un maresciallo della finanza è arrestato in flagranza di reato e, nel 2007, condannato in primo grado ad un anno di reclusione per tentata concussione.
Nell'aprile dello scorso anno, l'ormai ex finanziere presenta istanza al giudice, chiedendo che dall'archivio online de L'Eco del Chisone fossero cancellate le notizie che riguardavano le sue vicende processuali e che la Cooperativa editrice de L'Eco fosse condannata a risarcirgli i danni patiti, per una somma di 24mila euro: 500 al mese per i 48 mesi di "illecita permanenza" di quelle notizie sul sito.
Il giudice gli ha dato torto, dichiarando il ricorso "destituito di fondamento", perché l'Eco aveva oscurato ogni riferimento all'interessato non appena questi l'aveva richiesto (fine febbraio 2009). Per quanto riguarda il periodo precedente, il giudice ha chiarito che sia la pubblicazione sia la permanenza online erano "perfettamente legittime".
La collettività ha, infatti, il diritto di conoscere, scrive il giudice, "i risvolti di attività delittuose" per poter esercitare il "controllo democratico" sui pubblici poteri e su coloro che li esercitano. E la "libera stampa" ha il dovere di informare.
Resta il fatto che la materia è assai controversa (in Parlamento giace dal maggio 2009 una proposta di legge sull'argomento). Occorre, infatti, contemperare i diritti dei singoli, compreso quello di essere dimenticati (ma quando un fatto storico o di cronaca torna ad essere squisitamente privato?), con quelli della collettività, che non può prescindere dalla memoria storica e dalla sua reperibilità (anche on line).