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31/03/2011

Stop al precariato

Un ordine del giorno del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti

Ordine del Giorno presentato dal Gruppo di Lavoro sul precariato e approvato all'unanimità dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, riunito a Roma il 29 marzo 2011:
 
Messa alla porta non appena diventata professionista. Cacciata dopo due mesi di finte trattative, per far scattare la tagliola del ‘collegato lavoro’, prima del rinvio dei termini fissato dal mille proroghe, così che non ci fosse più alcuna rivendicazione da sostenere. E’ successo a fine febbraio a una giovane giornalista. Una precaria 2.0, di nuova generazione: cinque anni passati tra 100 euro al mese di collaborazioni e contratti a termine (articolo 36 invece di articolo 1 sia ben chiaro) in giro per l’Italia. Pensava di essere arrivata quando la sua azienda editoriale le ha proposto l’assunzione con un contratto di praticantato, ma la drammatica verità si è mostrata subito dopo l’esame. Neanche il tempo di festeggiare la promozione, perché l’azienda l’ha messa alla porta.
 
Questo è solo uno dei casi emblematici di quello che accade ai ‘diversamente occupati’. Ma di questi giorni sono anche la protesta dei collaboratori del Gazzettino di Padova (Gruppo Caltagirone), che hanno visto decurtati i propri compensi già indecorosamente bassi per decisione unilaterale dell’editore, lo sciopero dei giornalisti di Canale 10, testata storica toscana, che dopo aver passato molti mesi senza stipendio, hanno dovuto subire il ‘congelamento’ delle paghe dalla nuova proprietà, la chiusura senza preavviso del Corriere di Livorno, e il licenziamento di alcuni collaboratori dell'Ansa 'rei' per l'editore di aver fatto opposizione al collegato lavoro.
 
Una maggioranza silenziosa e poco tracciabile di colleghi pubblicisti e professionisti che non hanno alcuna garanzia per il loro futuro. Giovani giornalisti pagati pochi spiccioli ad articolo, nelle radio e nelle televisioni locali, ma anche da giornali ed emittenti medio grandi o nelle grandi tv generaliste. Colleghi che gli editori assumono facendo ‘forzature’ sul contratto di lavoro, imponendo di far firmare contratti ex articolo 12 o 36 invece di articoli 1 o 2. Assistiamo per esempio all’indegna imposizione di ‘vincoli produttivi’ a giornalisti assunti ex art 12 che non hanno giorno libero e sono costretti a lavorare sempre per raggiungere il numero di articoli che sono obbligati a scrivere per contratto (anche 100 al mese), o ad articoli 36 che lavorano come articoli 1 alla metà dello stipendio. Tutti con l’incognita del domani, aggravata dall’utilizzo indiscriminato di stagisti come forza lavoro in produzione. I tirocinanti sono lì per imparare, non per essere ingannati con la promessa di un contratto che poi non arriverà.
 
Di fronte a tutto questo l’Ordine non può restare a guardare; il richiamo ai doveri di una solidarietà autentica verso chi vive queste difficoltà deve portare alla presa di coscienza che non è morale rendersi complici degli editori contribuendo a tenere nel ghetto dell’estremo bisogno centinaia di giovani professionisti.
 
Per questo il Consiglio Nazionale invita il Presidente e l’Esecutivo ad assumere ogni iniziativa riterrà opportuna per sostenere in Parlamento la proposta di legge tendente a togliere tutte le sovvenzioni pubbliche, a vario titolo previsto, a chi non retribuisce equamente i giornalisti;
 
Il Consiglio Nazionale chiede altresì di aprire una vertenza con gli editori perché siano fissati percorsi professionali trasparenti, e perché il contratto nazionale di lavoro non sia ‘piegato’ a mere esigenze speculative in danno del lavoratore.

 

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