Una proposta di tariffario per stabilire modalità e soglie di pagamento del lavoro giornalistico freelance per definire limiti sotto i quali è illegale scendere, per l'avvio di un percorso legislativo concertato. E' questa la richiesta che la commissione del Lavoro del Senato ha avanzato ai rappresentanti dei precari dell'informazione, convocati per un'audizione nell'ambito dell'inchiesta in corso a Palazzo Madama.
L'iniziativa parlamentare è stata attivata su richiesta di Maurizio Castro (Pdl) d'intesa con Giorgio Roilo (Pd), raccogliendo forte interesse nelle domande del presidente Pasquale Giuliano (Pdl) con Tamara Blazina (Pd) e Pietro Ichino (Pd).
La delegazione dei giornalisti era formata da Nicola Chiarini, presidente del coordinamento del Veneto Re:Fusi, con Antonella Benanzato e Laura Viggiano, componenti della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi.
“I rapporti di lavoro atipici sono ormai maggioritari nel mercato del lavoro – ha esordito Chiarini – oltre metà dei giornalisti italiani attivi, 24mila a fronte di 20mila contrattualizzati, non ha un contratto a tempo indeterminato e guadagna in media nemmeno 10mila euro lordi l’anno: si parla di circa 7mila euro per i co.co.co. e 9mila per le partite Iva, spesso monomandatarie e aperte ad hoc su richiesta del committente. Si parla di pagamenti a pezzo nell'ordine dei 4 euro lordi, come avviene per esempio al Gazzettino, il quotidiano di maggior tradizione nel ricco Nordest, dopo una nuova decisione di taglio unilaterale. Priorità, dunque, è giungere tramite accordi collettivi e interventi legislativi alla definizione di tariffari contrattuali con valore di legge e maggiori garanzie per la tutela del lavoro autonomo e la sua stabilizzazione. Non bisogna permettere alla Fieg di tenere fuori dal contratto nazionale la maggioranza dei lavoratori del settore e serve una riscrittura delle regole condivisa, perché nessuno possa più sottrarvisi. In quest'ottica di tutela della dignità del lavoro, essenziale è una lotta senza quartiere all'esercizio abusivo della professione. L'informazione è un settore democratico sensibile e non può essere lasciato al dilettantismo, né a rischio di ricattabilità per l'incertezza di arrivare a fine mese”.
L'emergenza precarietà si riflette anche sulla previdenza e il futuro pensionistico di una parte rilevante della categoria. "Un lavoratore autonomo -sottolinea Benanzato - guadagna tra i 5 mila e i 10 mila euro all'anno. Una recente indagine realizzata da Lsdi (Libertà di Stampa Diritto all'Informazione) evidenzia che con questi livelli di reddito, le pensioni dei lavoratori autonomi per il 63% delle contribuzioni si aggirano sui 500 euro lordi l'anno. Facendo due conti si può arrivare a quanto possa essere l'assegno mensile". E aggiunge: "La Commissione Lavoro Autonomo ha stilato un documento approvato per acclamazione allo scorso Congresso di Bergamo della Fnsi, dove sono indicati i punti programmatici da raggiungere. Tra questi, un tariffario minimo che venga rispettato dagli editori e dalle redazioni e che permetta a chi svolge questa professione di vedersi garantite condizioni economiche non da 'caporalato', ma in accordo con quanto sancito dalla nostra Costituzione all'articolo 36. Se si prosegue su questo binario si dequalifica l'informazione e si mette un'ipoteca pesantissima sul futuro di tantissimi giovani e, ormai, meno giovani. Dalla Fnsi è giunta la proposta di un Piano Straordinario per la precarietà, che necessità di una riforma del Welfare e dell'allargamento della base occupazionale. E' evidente che un tale progetto necessiti di un'interlocuzione aperta e costante con i canali istituzionali e soprattutto col governo. Per arrivare a un tariffario applicabile e riconosciuto è necessario un percorso legislativo condiviso e concertato".
E’ stato più volte rimarcato che in poche realtà è stato fatto ricorso al percorso di stabilizzazione di co.co.co. nonostante ci siano collaboratori che lavorano da parasubordinati da lungo tempo. Il senatore Ichino del Pd ha rilevato che gli editori sostengono che un redattore assunto costa molto. Sul punto Laura Viggiano ha evidenziato che “c’è un atteggiamento al quanto bizzarro per cui, in tempi difficili, si dichiara lo stato di crisi si mandano in pensione dei colleghi strutturati e poi li si trasforma in “freelance per caso” con collaborazioni d’oro, da 2.500 euro, spesso mettendo da parte collaboratori che per anni hanno riempito pagine di giornali e le reti di agenzia e spazi radiotelevisivi”. “Parliamo di giornalisti – ha spiegato - che hanno da tempo contratti co.co.co a volte annuali e che prevedono compensi a pezzo. In Commissione Lavoro Autonomo stiamo lavorando a una proposta di tariffario e ci siamo interrogati su quanto possa valere una notizia, quanto possa essere la base minima da cui partire. Ricordiamo che la Fieg nel corso delle trattative dell’ultimo rinnovo contrattuale ha rifiutato di trattare sui collaboratori. Auspichiamo che adesso cambi atteggiamento. Bisogna tener presente che un collaboratore si accolla tutti i costi di lavoro, lo possiamo anche fare, ma non è possibile che una grande agenzia nazionale paghi 5 euro lordi per una notizia. Una notizia che si può anche scrivere in cinque minuti ma per arrivare a poterla scrivere ci si può anche lavorare una intera giornata. Succede anche che un noto gruppo editoriale mandi una letterina dicendo: caro collaboratori, abbiamo difficoltà economiche e per continuare ad avvalerci del tuo prezioso lavoro dobbiamo ridurre del 10% il tuo compenso; cosa che nel caso specifico significa passare dalla paga sociale di 1 euro lordo a rigo a 0,90 centesimi lordi a rigo. Siamo a retribuzioni da Africa che non permettono neanche di accedere all’assistenza sanitaria integrativa per i freelance, Casagit 2.
www.fnsi.it