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12/05/2011

Torino per tre giorni capitale dei giornalisti

Messaggio di Napolitano, Ciampi e Scalfaro. E la lectio magistralis di Sergio Romano

I messaggi inviati da tre presidenti della Repubblica, l'attuale Giorgio Napolitano e i suoi predecessori Carlo Azeglio Ciampi e Oscar Luigi Scalfaro, hanno aperto stamattina la cerimonia che ha visto i giornalisti dell'Ordine nazionale e dell'Ordine del Piemonte riuniti a Torino, a Palazzo Madama, nella sala del Senato. Una cerimonia voluta per celebrare i 150 anni dell'unità d'Italia alla luce del contributo, sottolineato da Napolitano come da Ciampi e Scalfaro, dal giornalismo nel processo di unificazione nazionale. Napolitano ha sottolineato «il rilevante contributo offerto dalla libera informazione al processo risorgimentale e al complesso cammino storico attraverso il quale l'Italia è diventata una nazione democratica». «Lungo questo cammino - ha proseguito il capo dello Stato - sono state affrontate fasi critiche e difficili, come quella nella prima metà del Novecento, in cui si dovettero riconquistare la libertà, l'indipendenza e l'unità. E tra i principi e i valori che la Costituzione ha, al culmine del processo di riscatto democratico, posto alla base del nostro stare insieme, vi è proprio la libertà di stampa e di espressione». Ciampi ha voluto «dare pubblicamente atto ai mezzi d'informazione e, in primis alla stampa, del contributo determinante nel risvegliare l'interesse per l'evento che quest'anno celebriamo» e riconoscere all'informazione «un ruolo di enorme rilevanza» nella ricostruzione «di un sentimento di comune appartenenza». Da Scalfaro l'appello ai giornalisti di di fare «opera di chiarezza e di rispetto della storia» dell'unità d'Italia a fronte di «letture disinvolte e stravolgenti - scrive Scalfaro - che oggi ne vogliono dare alcuni grossolani e superficiali interpreti». Per l'incontro dei giornalisti a Palazzo Madama è stata affidata la lectio magistralis a Sergio Romano. A fare gli onori di casa il presidente dell'Ordine nazionale, Enzo Jacopino e piemontese, Alberto Sinigaglia. (ANSA)


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SERGIO ROMANO: “IL GIORNALISMO DEV'ESSERE INDIPENDENTE”.

Il giornalismo ha svolto in Italia un ruolo determinante nel processo di unificazione nazionale, ma ha un peccato originale: essere troppo legato alla politica e ai suoi interessi. L'editorialista e a lungo ambasciatore Sergio Romano nella sua lectio magistralis ai giornalisti che da tutta Italia si sono riuniti per tre giorni a Torino, ha voluto inviare un messaggio nella direzione dell'indipendenza. «Il giornalismo italiano nasce con una forte connotazione politica e militante», ha osservato Romano e un esempio è proprio Cavour, uno, se non il principale, padre della Patria. «Cavour era un giornalista e un giornalista militante - ha ricordato Romano- e il Risorgimento è il nonno di tutti i giornali politici italiani». Oggi in Italia - ha detto Romano - la maggioranza di chi possiede un giornale lo fa «nella speranza di ottenere qualcosa in più e di diverso, dal semplice vendere il proprio giornale». La stampa, dunque, usata come strumento per veicolare messaggi e ottenere consenso. «È interesse del giornalismo italiano - ha aggiunto Romano - uscire da questa situazione rivendicando la propria indipendenza». L'aspetto più negativo di un giornalismo schierato, militante, partitico, è il rapporto che si crea tra giornale e lettore, «rapporto di reciproca gratificazione. Il lettore non compera quel giornale perché spera di apprendere qualcosa in più di quello che sa, ma per trovare conferma alle proprie opinioni». Nei loro saluti il presidente nazionale dell'Ordine, Enzo Jacopino, ha dato merito a queste celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia di aver sdoganato le parole «patria», «nazione», da un significato negativo che negli anni passati era stato motivo di contrapposizione. Anche il presidente regionale Alberto Sinigaglia, nel dare la parola a Sergio Romano, ha voluto ricordare i molti giornalisti, da Gobetti a Frassati a Casalegno, che hanno contribuito alla formazione di uno spirito nazionale.(ANSA).

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LAVORO PRECARIO. L'ORDINE RICHIAMA I DIRETTORI

I direttori delle testate giornalistiche devono sentirsi responsabili se il lavoro non è equamente retribuito: il richiamo è del presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Jacopino, che ha preannunciato, oggi a Torino in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell'unità nazionale, iniziative perchè l'Ordine possa anche arrivare ad aprire procedimenti disciplinari nei confronti dei direttori su abuso e sfruttamento del lavoro giornalistico. La maratona di tre giorni in cui l'Ordine nazionale si è trasferito nella prima capitale d' Italia, si è conclusa oggi pomeriggio con un incontro aperto a tutti i giornalisti nella Sala della Radio del centro di produzione Rai e un colloquio con il sindaco Sergio Chiamparino in Municipio. Jacopino ha parlato di «vergogna» del precariato e citato numerosi esempi di aziende a livello nazionale che pagano fino a 42 centesimi ad articolo o rivolgono appello ai giovani per lavorare per il sito on line in cambio di un ridottissimo rimborso spese.«Gli editori - ha anche sottolineato - sono i primi responsabili dell'attacco sistematico alla libertà di stampa». L'obiettivo - ha ribadito - è che passi in Parlamento la legge che toglie i contributi agli editori che non pagano in modo adeguato il lavoro giornalistico. Ma sono stati chiamati in causa anche i direttori, i capiredattori e capiservizio che non devono farsi complici dello sfruttamento. «Gli editori devono smetterla di pensare che i giornali si possano fare senza i giornalisti», ha anche detto il segretario dell'Ordine nazionale, Giancarlo Ghirra. «Siamo in presenza di un ceto imprenditoriale - ha osservato Ghirra - non all'altezza del suo ruolo storico, di editori che non investono». (ANSA).


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ORDINE: "PREPARIAMO LA BATTAGLIA SULLE INTERCETTAZIONI"

 «Dobbiamo prepararci a una battaglia sulla legge sulle intercettazioni»: lo ha detto il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Jacopino, per tre giorni a Torino assieme all'intero consiglio per i 150 anni dell'unità d'Italia. Nel corso di un incontro aperto a tutti i giornalisti, Jacopino ha chiamato in causa i parlamentari iscritti all'Ordine perchè si arrivi a una soluzione che rispetti la libertà di stampa e la dignità delle persone. «Dobbiamo smetterla - ha detto Jacopino rivolto ai giornalisti - di credere che noi possiamo entrare nella vita degli altri, avere tutte le possibilità di intervento senza dar conto a nessuno, ancor prima che le persone siano indagate e anche su aspetti che non sono affatto attinenti al procedimento giudiziario». Il parlamentare del Pd, Giorgio Merlo,intervenendo ha sottolineato la necessità di legiferare su un «uso corretto, non un abuso delle intercettazioni». Merlo ha anche esortato a uscire dal bipolarismo giornalistico che imita il bipolarismo politico. Comune a tutti gli interventi è stato l'appello all'unità della categoria sui principi della libertà, della tutela dei diritti, ma anche della solidarietà. (ANSA).

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