GIORNALISTI: le DONNE NEI MEDIA? IGNORATE e con le carriere bloccate.
FOTOGRAFIA DRAMMATICA dal mondo dell'informazione.
IL 6 ASSEMBLEA in RAI
di Daniela Giammusso-ANSA
Roma, 1 giugno 2011. Lavoratrici senza aiuti, ignorate dalle istituzioni. Donne che non fanno notizia, a meno che non siano vittime o al centro di gossip. Giornaliste dalle carriere bloccate, se non votate al precariato. È la drammatica fotografia del mondo femminile nell'informazione italiana, raccontato oggi al tavolo 'Donne nei Media, promosso dalla Federazione Nazionale della Stampa e dall'Associazione Stampa Romana, che ha riunito, al Senato e poi nella sede dell'FNSI, giornaliste, rappresentanti delle istituzioni, della politica e delle associazioni, per fare il punto su due filoni: lavoro e trattamento della donna nella notizia. «
Abbiamo scelto la vigilia della festa della Repubblica - spiegano Donatella Alfonso, coordinatrice CPO FNSI, e Nella Condorelli, presidente Dipartimento Diritti e Pari Opportunità dell'ARS - perchè questa Repubblica poco si occupa delle sue cittadine. E non ricorda che il 2 giugno è anche la ricorrenza del primo voto alle donne. Ma fintanto che le donne non entreranno nella stanza dei bottoni, non cambierà il modo in cui vengono rappresentate». La situazione femminile nell'editoria sembra peggiorata di pari passo con la crisi economica.
«Negli ultimi due anni il 95% delle persone mandate a casa dai giornali sono stati uomini - spiega Lucia Visca, presidente CPO FNSI - Il 65% di chi è restato è donna, ma questa crisi ha generato un mostro con teste molto piccole, tutte maschili, e corpi molto larghi femminili, con differenze salariali del 40% e carriere, per le donne, bloccate da soffitti di cemento». Quel 65%, poi, aggiunge Maria Pia Farinelli, consigliere regionale dell'Ordine dei Giornalisti, «sono in gran parte precarie perchè la presenza di donne con contratto in redazione è del 30%».
Situazione «tragicomica» anche in Rai, come racconta Ilaria Capitani, coordinatrice della Commissione Pari Opportunità dell'Usigrai, che annuncia per lunedì 6 giugno la prima assemblea nazionale delle giornaliste dell'azienda con i dati della situazione.
Appoggio bipartisan al tavolo dalla vicepresidente del Senato Emma Bonino e dalle senatrici Vittoria Franco del PD («perchè nessun giornale oggi riporta le frasi di Draghi di ieri sui mancati investimenti sulle donne?», chiede) e Laura Bianconi del PDL («Anche nelle ultime elezioni - dice - la presenza femminile nelle istituzioni è stata sotto le due cifre»). «In Italia le donne magari sono state anche a lungo in silenzio, ma oggi di sicuro sono silenziate - conclude la Bonino - Tutti i direttori di giornali sono uomini, tranne due, e non c'è neanche una direttrice nel sistema bancario. Dove sono finiti poi i 4 miliardi in 10 anni dall'innalzamento alle pensioni e destinati alle politiche di conciliazione?».
(ANSA)
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EDITORIA USA:
PER LA PRIMA VOLTA
UNA DONNA alla GUIDA
del NEW YORK TIMES.
E’ JILL ABRAMSON,
VICEDIRETTORE
ed ex-capo dell’Ufficio
di Washington
di Emanuele Riccardi-ANSA
New York, 2 giugno 2011. Meglio di Arianna Huffington, creatrice di The Huffington Post recentemente venduto per oltre 300 milioni di dollari al Aol; e di Tina Brown di The Daily Beast, la neo direttrice di Newsweek. Per la prima volta in 160 anni una donna salirà sul trono del New York Times, il più prestigioso quotidiano americano, uno dei più quotati e seri del mondo: Jill Abramson, 57 anni, ex capo dell'Ufficio di Washington, sarà il nuovo direttore del Nyt al posto di Bill Keller, che lascia per diventare giornalista a tempo pieno della cosiddetta “Vecchia Signora in grigio”, da editorialista e da articolista del magazine domenicale, con le sue lunghe approfondite inchieste. L'avvicendamento, in calendario il 6 settembre, è stato annunciato oggi dall'editore del quotidiano, Arthur Sulzberger.
La Abramson , una ex giornalista investigativa, era una dei due vice di Keller dal 2003. Al suo posto verrà Dean Baquet, l'attuale responsabile dell'ufficio di Washington. È stato lo stesso Keller a voler lasciare l'incarico, in un momento difficile per il quotidiano, con una crisi nelle vendite e il passaggio alla realtà digitale. Annunciando le novità odierne Sulzberger ha detto di avere accettato la decisione di Keller con «sentimenti misti» ma di essere sicuro che la Abramson rappresenti la migliore decisione possibile. «Bill è venuto a trovarmi alcune settimane fa - ha spiegato l'editore in una dichiarazione - e mi ha detto che a suo avviso era giunto il momento di lasciare da direttore». Che la Abramson sia la persona giusta al posto giusto per il passaggio all'era informatica, lo conferma il suo più recente incarico. All'inizio dell'anno il nuovo direttore aveva lasciato la sua posizione di vicedirettore esecutivo della redazione per lavorare appieno sulla nuova strategia digitale, ora che i servizi web del prestigioso quotidiano sono a pagamento. L'avevano sostituita, a turno, tre persone, tra cui il suo nuovo vice Baquet, 54 anni.
La Abramson, nata e cresciuta a New York, ha definito la sua nomina «l'equivalente di una ascesa al Valhalla», cioè il paradiso del dio Odino. «A casa mia - ricorda il neo direttore - il Times era l'equivalente di una religione. Se il Nyt lo diceva, era una verità assoluta». Il fatto di essere la prima donna a dirigere la “Vecchia signora in grigio” la emoziona in modo particolare. «È molto significativo per me - chiosa la Abramson - perchè vi appoggiate sulle spalle di chi vi ha preceduto, e nel mio caso si tratta di Bill Keller». Ora le sfide saranno numerose, in un momento particolarmente difficile per la stampa quotidiana, confrontata ad un calo delle copie cartacee e ad una crescita troppo lenta delle risorse pubblicitarie sul web. Per il New York Times c'è anche la concorrenza del Wall Street Journal, il quotidiano newyorchese di Rupert Murdoch, il più diffuso degli Stati Uniti.
(ANSA).