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11/07/2011

Una giornata di mobilitazione

FNSI: lunedì il 25 luglio, contro il silenzio che rischia di calare sui centri Cie

Una giornata di mobilitazione per rivendicare il diritto all'informazione, ma soprattutto per togliere quel muro di omertà che rischia di calare sui centri Cie. È quanto annuncia per il 25 luglio la Federazione Nazionale della stampa italiana e l'Ordine dei giornalisti, in un incontro promosso oggi insieme ad Asgi, Rete Primo Marzo, Osf, European Alternatives, Articolo 21 e alcuni esponenti del mondo politico.  

 

Alla vigilia del passaggio alla Camera del decreto Maroni, che, tra l'altro, allunga a 18 mesi i tempi di permanenza dei migranti nei centri, sotto accusa c'è la circolare interna con cui dal 1 aprile il Ministro dell'Interno vieta ai giornalisti l'ingresso nei centri, sia di accoglienza sia di detenzione. Un divieto - è stato detto – che costituisce un ''bavaglio per tutta la stampa, italiana e internazionale'' che non può così esercitare il diritto di informazione né verificare il rispetto dei diritti umani all'interno delle strutture, dalle quali, al contrario, escono testimonianze sempre più allarmanti.

 

''Abbiamo già inviato un appello al Ministro - spiega Roberto Natale, presidente dell'FNSI - Non vogliamo intralciare il lavoro di nessuno, ma solo documentare. Questa è una circolare pericolosa perché vietando l'ingresso e la possibilità di raccontare si legittima ogni possibile sospetto su quanto avvenga lì dentro''. La chiamata è dunque per il 25 luglio, quando i giornalisti ''si ritroveranno davanti ad alcuni centri, chiedendo di poter entrare e soprattutto che questo divieto venga rimosso''.

La mobilitazione servirà anche a porre rimedio ad un'attenzione ''schizofrenica'' della stampa al problema dei centri, aggiunge il presidente dell'Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino. ''Sono sicuro - dice - che se il paese fosse informato non riuscirebbe a tollerare molte delle cose che vi stanno accadendo''. Sostegno alla mobilitazione, allarmanti testimonianze e dure critiche all'atteggiamento del Ministro dell'Interno, definito a più voci ''un muro di gomma'', arrivano anche da esponesti della politica, tra i pochi a cui è permesso l'accesso ai Cie.

''Nei centri si vive una realtà dove sono sospesi i diritti civili e persino le norme costituzionali'', denuncia Fabio Granata (FLI). ''Tecnicamente siamo entrati in regime di apartheid - aggiunge Jean Leonard Touadi (PD) - Martedì arriverà alla camera il decreto, servito sul prato di Pontida, che chiedeva sangue. Mi piacerebbe invece che martedì ci fosse una rivolta generale''. Situazione ''inumana'' e ''inaccettabile'' che punta a ''criminalizzare le persone e utilizzare l'Europa quando conviene'' anche per Rosa Vilecco Calipari (PD), mentre Furio Colombo (Presidente Comitato per i Diritti Umani - Camera dei Deputati) punta il dito contro Maroni per aver portato in Europa ''un'immagine gravemente deformata dell'Italia, del suo decoro e dignità, che ci si ritorcerà contro'', ma anche contro il Ministro degli Esteri, che avrebbe tradotto un documento delle Nazioni Unite come un ''presunto elogio'' e non invece come ''una drammatica esortazione a che certe cose non avvenissero''.

(di Daniela Giammusso)

 

(ANSA)

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