Il 17 agosto 2011 è mancato a Torino il collega Pietro Mollo (Piero e per gli amici Pierino), aveva compiuto 84 anni. Fra i suoi documenti è tornato alla luce un tesserino che il tempo ha sbiadito e la cui esistenza non era nota a molti. L’intestazione è quella del Comando militare regionale piemontese del CLN. Attesta che Piero Mollo “ ha servito nel Corpo Volontari della Libertà dal 1° gennaio 1944 al 15 giugno 1945 nella 3° Brigata Garibaldi Lanzo”. Quel giovane aveva preso la via dei monti quando non aveva ancora 17 anni compiendo una scelta che segnerà profondamente la sua vita.
Pochi anni dopo, guidato dai suoi ideali, cui rimarrà sempre fedele, aveva lasciato gli studi al Politecnico per entrare, anche fisicamente, nella classe operaia. E da operaio era stato assunto alla Lancia, la grande fabbrica torinese dove si costruivano le più belle automobili d’Italia.
La sua spiccata personalità ne aveva fatto un dirigente politico e sindacale, una guida nelle grandi lotte di quegli anni per conquistare nuovi diritti al mondo del lavoro. Quei diritti costarono pesanti sacrifici. La repressione padronale era durissima e anche Piero la provò sulla propria pelle con lo spostamento ai lavori più duri che nulla avevano a che vedere con la sua qualifica. Erano lotte per la libertà. Stava nascendo lo Statuto dei lavoratori. Alla Lancia Piero incontrò straordinari dirigenti sindacali e politici. Mollo sarà anche uno dei fondatori del giornale dei lavoratori Lancia “ La Scintilla” che ebbe un posto di rilievo nell’ampio panorama dei fogli del Partito Comunista Italiano nelle grandi fabbriche. Scrivendo su quelle colonne Mollo allacciò rapporti con l’edizione piemontese de L’Unità che aveva in quegli anni la sua sede nel palazzo dei giornali di corso Valdocco.
Quando la direzione di quel quotidiano decise di irrobustire la redazione torinese con una leva di giornalisti di fabbrica, Piero Mollo fu tra loro. Il suo settore, naturalmente, fu quello sindacale dove portò la sua passione, la sua preparazione specifica, la sua serietà, il suo amore per il lavoro ben fatto fino all’ultima virgola, fino all’ultimo particolare dell’avvenimento . Chi ha avuto la ventura di stargli accanto non potrà mai dimenticare quel che avveniva in redazione ad una certa ora del pomeriggio: il suo telefono che squillava, gli interlocutori che si succedevano, le conversazioni, gli scambi di idee, di notizie. Era di solito l’ora in cui si valutavano gli avvenimenti del giorno per decidere il loro rilievo nelle pagine dell’indomani. Lo chiamavano colleghi di testate importanti spesso più anziani d’età e di carriera. Chiedevano a Piero notizie e valutazioni. Era il segno della stima, del prestigio che il collega si era conquistato sul campo, giorno dopo giorno.
L’apprezzamento per il suo impegno quotidiano nella vita della città fu testimoniato a Piero anche dai tanti torinesi che nel 1960 lo elessero consigliere comunale. In Sala rossa, sui banchi del parlamento cittadino, il giornalista portò la sua intelligenza e la sua passione, sempre lucida, per la cosa pubblica.
Cinquantenne Piero Mollo fu chiamato dalla fiducia dei colleghi nel suo Ordine professionale. Fu eletto per ben tre volte. Rimase nel Consiglio dal 1977 al 1989. E ancora, come revisore dei Conti, dal 1992 al 1998.
L’impegno professionale, con i suoi orari, impose a Piero un grande sacrificio allontanandolo dalla adorata montagna, dall’alpinismo da lui praticato intensamente fin dalla prima giovinezza. Valente rocciatore aveva salito alcune delle vette più belle delle Alpi piemontesi e Valdostane particolarmente nel Gran Paradiso come nel gruppo del Bianco e del Monte Rosa. In questo splendido Gruppo aveva aperto una via che porta anche il suo nome. E in Val d’Ayas, una delle più belle del Rosa, negli anni della maturità, aveva coronato un sogno ricuperando, a 2000 metri, una vecchia, grande baita. Quegli ambienti semplicissimi sono sempre stati aperti agli amici.
Ora Piero Mollo riposa nel cimitero di San Francesco al Campo. Il suo paese gli fu sempre carissimo . Qui trascorreva giorni sereni nella casa di famiglia dove, periodicamente, amava riunire amici e compagni. Alla moglie Franca e alla figlia Esther, le espressioni del più sincero cordoglio dell’Associazione Stampa Subalpina.
Andrea Liberatori