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07/12/2011

1911- 2011. Contratto da cento anni

Giornalisti apripista del mondo del lavoro. Un articolo di Giancarlo Tartaglia, direttore FNSI

Anche il 2011 è un anno di celebrazione centenaria per la Federazione della Stampa. Sono infatti trascorsi 100 anni dalla firma del primo contratto nazionale di lavoro giornalistico, che è anche il primo contratto nazionale collettivo di categoria stipulato in Italia. Un primato nel mondo del lavoro frutto della capacità dei giornalisti di riconoscersi in un organismo rappresentativo unitario, a prescindere dalle fedi e dalle professioni politiche.

Sin dagli albori delle prime associazioni di stampa, la categoria si era posta il problema di come dare dignità e regolamentazione alla propria professione.

Per anni, nell'ambito dell'Associazione della Stampa Periodica Italiana (Aspi), la più antica delle associazioni di stampa e l'antesignana dell'attuale "Romana", come dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, sorta a Milano nel 1890 e come nelle altre associazioni territoriali costituite tra il finire dell'800 e i primi anni del nuovo secolo, erano stati costituiti collegi probivirali che avevano il compito di dirimere controversie di lavoro. I lodi di quei collegi probivirali costituirono i primi mattoni sui quali sarebbe stato costruito il corpo normativo del contratto collettivo.

Ma in quegli anni, in un Paese com'era allora l'Italia liberale post-risorgimentale priva di qualsiasi norma legislativa a tutela del lavoro, nessuno pensava alla possibilità di arrivare a sottoscrivere tra le parti interessate, lavoratori e datori di lavoro, un contratto collettivo che potesse definire i trattamenti normativi.

L'idea era lontana anche dalla mente dei giornalisti che, pur desiderando individuare norme di tutela collettiva, si andavano orientando verso la possibilità che fosse il Parlamento ad approvare una legge sui diritti minimi del lavoro giornalistico. Lo stesso Presidente dell'Associazione della Stampa Periodica di Roma, l'onorevole Luigi Luzzatti, se ne fece promotore, presentando un disegno di legge in Parlamento firmato da un numero consistente di parlamentari giornalisti. Quel disegno di legge non fu mai discusso. Con lo stesso esito, negativo, fu ripresentato dall'onorevole Gallini nella successiva legislatura e quando Luigi Luzzatti divenne Presidente del Consiglio lo fece ripresentare dal suo Ministro di Grazia e Giustizia, Cesare Fani, anche questa volta senza fortuna.

Quanto più la via legislativa diventava impraticabile, tanto più i giornalisti si ritrovavano uniti nella volontà di arrivare ad una soluzione che vedesse regolamentato il loro lavoro. Abbandonata l'illusione parlamentare e considerata poco praticabile la via di una regolamentazione affidata esclusivamente ai lodi probivirali, iniziò a serpeggiare l'idea che ci si potesse accordare tra editori e giornalisti per definire un testo che contenesse le regole minime e condivise. Questa idea prese corpo grazie anche al fatto che gli amministratori dei giornali convivevano con i giornalisti nella stessa Federazione della Stampa. Quando, poi, nel corso del congresso di Genova nel 1910 gli amministratori dei giornali quotidiani decisero di costituire l'Unione nazionale degli editori, apparve chiaro che l'unica strada percorribile fosse quella della contrattazione collettiva e così a febbraio del 1911 il Consiglio federale decise che ci si dovesse impegnare per regolare "i rapporti tra assuntori e prestatori d'opera giornalistica", "mercé una speciale convenzione", pur con la formula cautelare "in attesa e senza pregiudizio della legge". Un passo politico importante.

Nei mesi successivi la Federazione verificò la disponibilità editoriale fino ad avviare nei primi giorni di giugno un formale confronto con gli editori. L'8 giugno 1911 veniva stipulato, con la firma dell'allora Presidente della Federazione, Salvatore Barzilai, e del capo delegazione degli editori, Olindo Malagodi, la "convenzione d'opera giornalistica", il primo vero contratto collettivo: solo otto articoli, che sia pure modificati, resistono nell'attuale testo contrattuale. Anche in quella occasione, come spesso sarebbe accaduto in un secolo di rinnovi contrattuali, una parte della categoria non apprezzò il risultato ottenuto e l'acceso dibattito del congresso federale di quello stesso anno a Torino mise in luce tutte le richieste che non erano state accolte nella convenzione. Sospinto da questa insoddisfazione il consiglio generale della Federazione riaprì il tavolo di confronto con gli editori, arrivando ad accordarsi finalmente sul testo definitivo della convenzione che fu firmata il 17 dicembre 1911.

Una data da celebrare e da ricordare come uno dei momenti più rilevanti nella storia della Federazione della Stampa, ma anche come data significativa per l'intero mondo del lavoro nel nostro Paese.
 

Giancarlo Tartaglia, direttore generale Federazione Nazionale della Stampa Italiana

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