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31/01/2012

Ucsi, Melodia confermato presidente

VIII Congresso dell’Unione Cattolica Stampa Italiana a Caserta:

Andrea Melodia è stato confermato all’unanimità presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana. A Caserta, a conclusione dei lavori del XVIII Congresso nazionale dell’Ucsi, svoltosi dal 26 al 29 gennaio scorso, sono stati eletti, sempre all’unanimità, il vice presidente Pino Nardi (dall’Assemblea) e i componenti della Giunta Esecutiva, indicati dal presidente ed eletti dal Consiglio Nazionale: Franco Maresca (cui è stato affidato l’incarico di segretario), Mariella Cossu (tesoriere), Pino Nano, Gaetano Rizzo, Guido Mocellin, Luigi Ferraiuolo e Donatella Trotta. Inoltre, il presidente ha nominato Sara Bessi consigliere permanente per le politiche giovanili.

Dire la verità a ogni costo, saper esprimere la complessità rispettare la dignità delle persone. Questi i temi della tavola rotonda che si è svolta sabato 28. Le indicazioni sono state ribadite alla tavola rotonda su La credibilità dell'informazione in Italia: verso un giornalismo di servizio pubblico, che si è tenuta nella Cappella Palatina della Reggia di Caserta all'interno del 18esimo Congresso nazionale dell'Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi). Il confronto è stato aperto dai saluti del presidente della provincia on. Zinzi) e di mons. Pietro Farina, vescovo di Caserta, il quale ha sottolineato come la credibilità dell'informazione passi attraverso la credibilità del giornalista. Una dimensione essenziale. Sulla credibilità si gioca una dimensione essenziale della professione giornalistica, ha rimarcato il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, ricordando che questa è necessaria per essere un servizio pubblico, orientato al bene comune dell'intero nostro Paese. Il segretario dei vescovi italiani ha messo in luce tre i pericoli che rischiano di rendere l'informazione strumento di interessi disumanizzanti. Dapprima la mancanza d'indipendenza economica e l'asservimento a interessi economici, culturali, politici; in secondo luogo la sudditanza ai modelli culturali prevalenti, dove ¨gli stessi media contribuiscono in maniera decisiva a costruire la cultura dominante"; terzo, la scomparsa, dal nostro orizzonte culturale, della questione della verità, del senso della vita. Il presule ha evidenziato la tradizione significativa e il ruolo sociale dell'Ucsi, lodando le diverse iniziative attraverso le quali l'associazione sta esortando il giornalismo a non cessare di assolvere al proprio ruolo sociale.

Ma cosa succede del mestiere del giornalista in questo universo in trasformazione, nel quale i nuovi media si moltiplicano e si diversificano affiancando i tradizionali mezzi di comunicazione? Questo uno degli interrogativi posti dal presidente Ucsi, Andrea Melodia , facendo riferimento all'ultimo rapporto Censis-Ucsi, dal quale emerge che i giornalisti sono ritenuti poco affidabili dal 49,8% degli italiani, poco oggettivi dal 53,2%, poco indipendenti addirittura dal 67,2%. Forse - ha aggiunto Melodia- non avremo piu' bisogno di un servizio pubblico ufficiale quando una parte significativa dei media si sarà convinta che servire il pubblico, e non se stessi, è lo stato naturale del lavoro informativo e di comunicazione; ma oggi non è cosi. Per camminare verso un giornalismo al servizio del bene comune del Paese, mons. Crociata ha indicato tre strade. Primo, rigenerare il linguaggio, evitare il luogo comune e trovare nuovi modi di parlare di una realtà in continuo cambiamento, sapendo che la semplicità è una conquista, ben lontana dalla semplificazione. Poi, dire con coraggio la verità a ogni costo. Infine, essere testimoni, cercatori della verità, consapevoli dei propri limiti ma anche desiderosi di superarli nella comunicazione con gli altri. Contro la semplificazione si è pronunciata pure Lucia Annunziata, giornalista ed ex presidente Rai, per la quale il giornalismo è capacità di capire la complessità ed esprimerla con parole semplici. Certo, le ha fatto eco il direttore del Giornale radio Rai, Antonio Preziosi, bisogna capire, nel bombardamento informativo cui siamo sottoposti, quale sia l'informazione buona.

Sulle esigenze di riforma dell'ordinamento professionale è intervenuto Franco Siddi, Segretario generale della Federazione nazionale della stampa, chiedendo un organismo in grado di agire con efficacia immediata rispetto ai colleghi che sbagliano, superando gli attuali lacci e lacciuoli che rendono l'Ordine dei giornalisti inefficace con il tacito consenso della politica, alla quale fa comodo che sia così. Per chi fa informazione da alcuni anni il rischio di essere il passato, ha messo in guardia Enrico Mentana, direttore del Tg La7, forte di 32 anni di giornalismo televisivo. La decadenza dell'informazione non è una specifica italiana, ha ammesso Mentana; pensando al naufragio della Costa Concordia e al delitto di Avetrana, anche in Italia è invalsa l'abitudine di serializzare tutto perché, in fondo, queste storie di cronaca usate serialmente sono l'essenza del giornalismo popolare. Dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, la richiesta del rispetto di una etica poiché impastiamo i nostri racconti con la vita della gente. L'informazione che noi facciamo, si è chiesto Tarquinio, è un servizio pubblico o privato? Questo il grande quesito. Riguardo al caso del capitano della Concordia, Tarquinio ha criticato la campagna di denigrazione fatta da diversi media perché in gioco c'è la dignità di un uomo che, se colpevole, verrà processato e condannato da un tribunale. E il presidente della Federazione dei settimanali cattolici, Francesco Zanotti, ha evidenziato che per recuperare autorevolezza bisogna fare leva sulla credibilità, sulla competenza, ricordando che si è giornalisti per i lettori, e non per compiacere qualche potente.

(www.fnsi. it - Agenzia Sir e giornalisticalabria.it)

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