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20/02/2012

L’INFORMAZIONE IN PIEMONTE PAGA UN PREZZO ALTISSIMO

Stati di crisi dall'emittenza alla carta stampata: servono provvedimenti di sostegno e regole nuove

L’informazione in Piemonte, in questo avvio di 2012, sta pagando un prezzo altissimo alla crisi generale e alla carenza di strumenti per fronteggiare le difficoltà e sostenere il comparto dei mass media.



Dopo i “tagli” dello scorso anno (lo stato di crisi a La Stampa e Tuttosport, la chiusura di EPolis e la ristrutturazione di Leggo),  il 2012 si apre con una emergenza forte nell’emittenza locale, la chiusura della free press City, la chiusura dell’inserto Nord Ovest del Sole 24 ore.

Un doppio allarme: per i posti di lavoro e per il ridursi delle testate. Meno “voci”, meno informazione. Un danno per la società civile, per la democrazia. Meno visibilità per le “piccole patrie”, ma anche per l’intero Piemonte sul panorama nazionale.

Rischia di essere messa a tacere l’emittente di riferimento per i cattolici in Piemonte. Preoccupa molto lo stato di crisi proclamato a TeleSubalpina: dal primo febbraio i 12 dipendenti, di cui 4 giornalisti, sono in cassa integrazione in deroga. Entro l’autunno si deciderà del futuro dell’emittente, messa in ginocchio dalla recessione economica in atto, dalla specifica crisi
del settore radiotelevisivo, dalla drastica riduzione degli introiti pubblicitari e delle provvidenze statali e regionali.

In situazione di difficoltà si trovano anche TeleStudio e VideoGruppo. E’ quanto mai necessario che il Piemonte faccia sistema, raccolga e concentri su questi obiettivi le sue energie, le sue finanze pubbliche e le sue risorse pubblicitarie, ed anche la sua attenzione, la solidarietà dei piemontesi.

Sul fronte della carta stampata, la Rcs ha deciso la sospensione da febbraio di tutte le pubblicazioni del quotidiano free press City, attualmente diffuso in otto città (Torino, Milano, Bologna, Genova, Firenze, Roma, Bari e Napoli). La decisione colpisce 17 redattori (due in Piemonte), una quindicina di collaboratori, i poligrafici e 320 “strilloni”. Tutto questo senza considerare l’indotto. RCS MediaGroup è un gruppo editoriale internazionale, multimediale, attivo nel settore dei quotidiani, dei periodici e dei libri, nel comparto della radiofonia, dei new media e della tv digitale e satellitare. E indispensabile che l’azienda tuteli il lavoro di tutti, giornalisti, collaboratori e poligrafici, considerandone la ricollocazione all’interno delle molteplici testate e iniziative del gruppo Rcs.

Colpisce segnatamente il Piemonte, con Liguria e Valle d’Aosta, la sospensione del “Nord Ovest”, inserto settimanale de Il Sole 24 ore. Un contratto di solidarietà difende il posto di lavoro dei colleghi regolarmente assunti, ma è incerta la sorte per i tanti collaboratori che in questi anni si sono specializzati nel settore socio-economico, contribuendo a fornire un prodotto di qualità.

In un settore così importante (più che mai oggi, considerata la crisi economica), lo spegnersi di un'altra voce in Piemonte è un segnale ulteriore di perdita di democrazia, di libera informazione, che ci rende tutti più poveri.

Lavoro, lavoro, lavoro. Questo chiedono i giornalisti piemontesi.

E insieme con i sindacati confederali Cgil, Cisl, Uil, Ugl, chiedono un incontro urgente con Claudia Porchietto, assessore al Lavoro della Regione Piemonte, perché promuova una politica regionale finalizzata al sostegno dell’informazione e della professionalità giornalistica .

E chiedono interventi strutturali a sostegno dell’editoria e dell’emittenza, normative nuove e solide per l’assegnazione delle provvidenze, per la ripartizione della pubblicità, per l’assegnazione e la cessione delle frequenze.

La chiarezza, la certezza, la correttezza delle regole garantisce davvero la libertà nelle sue declinazioni, che siano liberalizzazione del mercato o libertà di stampa, diritto e dovere di informazione.
 
Associazione Stampa Subalpina

 


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EDITORIA: VESCOVO TORINO, A RISCHIO CHIUSURA VOCI STAMPA LOCALE
"La crisi in atto erode le risorse in maniera forte e a farne le spese sono proprio i giornalisti sia della carta stampa che delle radio e tv, soprattutto locali, che stanno soffrendo molto per un aumento consistente del costo finanziario tanto da oltrepassare per alcuni la soglia delle concrete possibilità di sopravvivenza". Incontrando i giornalisti, l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, non ha mancato di affrontare il tema della crisi che sta colpendo diverse testate locali nel capoluogo e nella regione. "C'è in atto - ha osservato - il rischio reale della chiusura di voci autorevoli e che hanno garantito e garantiscono una stampa libera e pluralista. Credo che autorità politiche e l'opinione pubblica debbano chiaramente rendersi conto che la scomparsa di organi di stampa legati al territorio e pluralisti nella loro impostazione impoverisce l'intero sistema dell'informazione e contribuisce alla diminuzione della cultura nelle persone e nel Paese. Il tutto, inoltre, va a scapito di una giusta dialettica democratica che è il sale della democrazia partecipativa di cui è garante la nostra Costituzione anche sul piano dell'informazione". "E tuttavia - ha concluso - questo della crisi può essere visto anche come il momento per tentare vie nuove come quelle del web, che stanno dando buoni risultati ma che abbisognano almeno all'inizio di finanziamenti non indifferenti, spesso lontani dalla portata di chi vorrebbe promuoverli per uscire dall'attuale situazione".

(TORINO, 30 GENNAIO - AGI)

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