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05/03/2012

Ancora aggressioni ai giornalisti in Valsusa

La prima vittima delle tensioni rischia di essere la buona informazione


Nella notte altri due giornalisti sono stati aggrediti da appartenenti al movimento No-Tav: Stefano Rogliatti, un video reporter free-lance che stava lavorando per il Tg 3 è stato malmenato e ha visto completamente distrutta la sua attrezzatura, mentre Jan Pellissier, un collega dell’agenzia “La Presse”, è stato vittima del lancio di oggetti.  Se per la terza volta nel giro di una settimana il sindacato dei giornalisti è costretto a intervenire per esprimere solidarietà a colleghi aggrediti mentre stavano svolgendo il loro lavoro, è perché in Valsusa il clima di intimidazione e di aggressione nei confronti della stampa ha ormai superato il livello di guardia.

La prima vittima di questa tensione rischia di essere proprio la buona informazione, quella di chi si reca sul posto per sentire le  voci e le ragioni dei protagonisti e che non si accontenta della cronaca redatta osservando i fatti da lontano.

I giornalisti non sono e non possono essere considerati parte in causa di una dialettica che riguarda invece i governi, le comunità locali e i cittadini che stanno protestando, né si può chiedere loro di arruolarsi da una parte piuttosto che dall’altra.

Il loro compito è esclusivamente quello di raccontare quel che accade, senza limitazioni di sorta. Chiunque metta in atto comportamenti tesi a limitare il diritto d’informazione - oltre a mettersi al di fuori delle regole democratiche - non fa altro che porre in ombra le ragioni della protesta, giuste o sbagliate che esse siano. E su questi temi il sindacato dei giornalisti è pronto a confrontarsi da subito con i rappresentanti del movimento, a condizione che vengano immediatamente ristabilite condizioni di agibilità per tutti i giornalisti presenti in Valsusa.

Il sindacato dei giornalisti sottolinea infine come, ancora una volta, a fare le spese del clima di violenza sia stato, non a caso, un giornalista free-lance. Sono molti quelli che si trovano in questi giorni in Valsusa in queste condizioni: rischiano più di altri anche perché privi di molte tutele, non ultima quella economica sulle proprie attrezzature. Fatti come quelli di questi giorni non fanno che rafforzare le ragioni della battaglia del sindacato a difesa di questi colleghi: la libertà dell’informazione passa anche attraverso la libertà delle persone che la esercitano.  

Associazione Stampa Subalpina

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