Nei primi tre mesi del 2012 sono stati uccisi 31 giornalisti: una cifra doppia rispetto allo stesso trimestre del 2011. E' quanto emerge dal rapporto annuale della ong svizzera Press Emblem Campaign, secondo cui a far salire il bilancio dei morti è stata la crisi in Siria, divenuta tra i Paesi più pericolosi per i reporter.
Nel Paese in rivolta contro Bashar al-Assad, tra gennaio e marzo sono morti nove giornalisti, cinque stranieri e quattro siriani: numeri, sottolinea la Pec, che riflettono una "tendenza allarmante", confermando come la "sicurezza dei giornalisti sia peggiorata dall'inizio dell'anno".
Il pesante tributo pagato in Siria colloca il Paese in prima linea tra i luoghi più pericolosi per i giornalisti", ha osservato Blaise Lempen, presidente della Pec.
Dopo la Siria, il Paese più pericoloso per i reporter nel primo trimestre 2012 è stato il Brasile, dove hanno perso la vita cinque giornalisti. A seguire la Somalia, dove sono morti tre giornalisti, e l'India, la Bolivia e la Nigeria, con due reporter uccisi. Una vittima, fra i giornalisti, anche in ognuno dei seguenti Paesi: Afghanistan, Colombia, Haiti, Honduras, Messico, Pakistan, Filippine e Thailandia.
(Ginevra, 2 aprile - AGI/EFE)
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