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30/07/2012

I primi due mesi da Segretario

Le sfide che ci attendono e gli auguri di buona estate

E adesso vi racconto i primi due mesi da Segretario. Qualche giorno fa, in Subalpina, abbiamo incontrato i colleghi del Cdr della Stampa: motivo del confronto, il taglio del numero delle pagine del giornale che, stante l'attuale crisi dovuta al calo della pubblicità e delle vendite, sarà in parte mantenuto anche alla ripresa autunnale. Un piano doloroso a causa del quale i colleghi dovranno essere molto bravi per evitare che questo si traduca anche in un impoverimento del giornale, in particolare per un prodotto come “Torino Sette”, che ha saputo diventare una delle voci più autorevoli della città e che non sarà immune al ridimensionamento degli spazi.
Anni fa, non molti, una simile "cura dimagrante", unita alle incertezze legate al cambio di sede e all'introduzione del nuovo sistema editoriale, avrebbero provocato una reazione decisa del sindacato, forse si sarebbe arrivati anche allo sciopero.
Oggi, nessuno di noi ha invece pensato che questa fosse la strada giusta e non certo per sopraggiunta arrendevolezza nei confronti della controparte.
I primi sei mesi dell'anno hanno fatto registrare in Italia una perdita media del numero delle copie  vendute che si attesta intorno al dieci per cento, mentre il calo della pubblicità è stato quasi del doppio. A inizio 2012 gli analisti prevedevano un'inversione di tendenza nella seconda metà dell’anno, ma la realtà ci dice che questa rischia di restare una speranza vana. Se questi sono i numeri, ha quindi ragione chi sostiene che nessun intervento congiunturale sarebbe oggi sufficiente a rimettere in equilibrio i conti delle aziende.
Dunque, cosa fare?
Prima di rispondere, allontaniamoci un attimo dalla carta stampata e avviciniamoci al mondo dell'emittenza radiotelevisiva locale, dove la crisi non è meno grave. Il passaggio al digitale terrestre -imposto in maniera scellerata e  con tempi e modi che hanno favorito un solo operatore- ha costretto le emittenti a investimenti importanti per adeguare gli apparati trasmittenti.  Non solo. L'incremento dell'offerta, di per sé positivo, ha però portato queste reti al fondo del telecomando riducendo gli introiti pubblicitari già di per sé depressi dagli effetti della crisi generale. Il risultato è che centinaia di posti di lavoro, tra personale giornalistico e tecnico, potrebbero essere cancellati entro la fine dell'anno.
Anche qui, dunque, cosa fare?
Gli interventi specifici sono naturalmente diversi, ma credo che comune debba essere l'approccio. Quella che stiamo affrontando non è una crisi comune: quando usciremo dal tunnel la nostra professione sarà profondamente cambiata. Dico cambiata e non scomparsa perché resto convinto vi sia un futuro per il giornalismo, a patto che tutti insieme si sappia puntare sulla qualità.
Come abbiamo scritto nel documento con il Cdr della Stampa, si tratta di raccogliere subito la sfida per trovare nuovi modelli di business che permettano ai giornali di vivere, iniziando magari con il superare un tabù che riguarda l'informazione on-line. Se è vero, come vero, che la fruizione delle notizie si sta spostando sempre più rapidamente verso il mondo digitale,  non è più economicamente sostenibile, e sempre meno lo sarà, un modello che prevede la totale gratuità dei contenuti in rete.
La discussione sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro può essere una buona occasione nella quale affrontare con gli editori un dibattito senza pregiudizi. Il tempo a disposizione non è molto: la posta in palio è la possibilità di guidare la trasformazione oppure di esserne semplicemente travolti.
Servono insomma fantasia, impegno e chiarezza dei contenuti. Le stesse cose che chiediamo agli editori delle emittenti locali, la cui crisi è spesso aggravata da una povertà progettuale che ne limita gli orizzonti. Non si salva il mondo dell'emittenza pensando di mantenere lo status quo. Serve certo una legge che riequilibri il sistema dell'emittenza e metta le aziende (anche quelle della carta stampata) nelle condizioni di competere ad armi pari con i colossi televisivi. Ma servono soprattutto disponibilità all’innovazione da parte degli editori e anche da parte della nostra categoria.
Nel confronto sul contratto dovremo avere anche la lungimiranza di porre al centro dell’attenzione la questione del lavoro autonomo, essendo pronti, se la trattativa lo richiederà, a rinunciare a qualcuna delle richieste per i cosiddetti garantiti per aumentare le tutele a vantaggio dei free-lance. L’esistenza di un numero crescente di colleghi che vivono al di fuori di ogni garanzia e con livelli di retribuzione spesso al di sotto di qualunque soglia di decenza, rappresenta un problema morale e di tenuta dell’intero mercato del lavoro giornalistico.      
Sono sfide, cari colleghi, che nessuno può pensare di vincere da solo ed è per questo che nei miei primi sessanta giorni da segretario ho voluto rafforzare il rapporto con le altre organizzazioni sindacali a partire da Cgil, Cisl e Uil. Sarebbe illusorio pensare di poter affrontare da soli queste trasformazioni e se per molti anni siamo riusciti ad essere autosufficienti, la complessità del momento rende questo orizzonte semplicemente impraticabile.
Dopo l'estate ci attendono mesi difficili, ma conosciamo le dimensioni della sfida. Non è in sé garanzia di successo, ma per un sindacato è un buon punto di partenza.
Noi ci siamo e ci saremo, sempre. E’ la buona notizia con la quale voglio augurarvi una buona estate.   

Stefano Tallia
Segretario Associazione Stampa Subalpina
 
 

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