Pubblichiamo l'ntervento del Segretario della Subalpina, Stefano Tallia, sul tema "Informazione e immigrazione", richiestogli dal consorzio Connecting People*, che si occupa dell'accoglienza dei "richiedenti asilo".
NESSUNO E' CLANDESTINO
Le parole – urlava Nanni Moretti alla giornalista che gli rivolgeva l’ennesima idiotissima domanda – sono importanti. E lo sono ancor di più per chi con le proprie parole deve guidare la società alla scoperta di realtà complesse, tenendo lontana la tentazione del luogo comune, della verità troppo facile.
Quante volte in questi anni crudeli sono state le parole dette male o con eccessiva leggerezza a scatenare reazioni incontrollate contro i più deboli e indifesi? Appena pochi mesi fa, non è stata forse una deposizione rivelatasi poi falsa, e alla quale i media avevano dato eccessivo credito, a scatenare l’assalto a un campo Rom nella periferia torinese? E di storie simili, in Italia, se ne contano decine.
Sono talmente importanti le parole che un gruppo nutrito di giornalisti, del quale mi onoro di far parte, ha deciso anni fa di bandire dai propri articoli la parola “clandestino”. Esistono, cioè, uomini, donne, richiedenti asilo, lavoratori, disoccupati, stranieri in possesso di permessi scaduti o privi di documenti, ma nessun essere umano può e deve essere considerato clandestino.
Una battaglia, mi rendo conto, che rappresenta non più di una goccia prelevata dal mare dei luoghi comuni, che ancora popolano il racconto del mondo degli stranieri, e tuttavia una goccia che ha avuto la sua importanza. Quella prima goccia, nel 2008, è infatti divenuta un bicchiere d’acqua con la firma della “Carta di Roma”, con la quale la Federazione della Stampa e l’Ordine dei Giornalisti hanno voluto impegnarsi a promuovere una corretta informazione in materia di immigrazione.
Un documento al quale ha fatto seguito la battaglia condotta dalla Fnsi per consentire ai giornalisti di entrare all’interno dei Cie per documentare le condizioni di vita delle persone detenute. Perché se è vero che chi scrive deve liberarsi di stereotipi e superficialità, è altrettanto vero che il libero accesso della stampa nei luoghi nei quali si vive il dramma dell’immigrazione è un interesse di tutti. Un interesse della democrazia.
Raccontare con occhi attenti la vita di uomini e donne in fuga, o in viaggio, è una grande responsabilità dalla quale dipende la sfida per rendere migliore la nostra società. Il solo clandestino che non vogliamo più a bordo è la cattiva informazione, ma per espellerlo tutti devono fare la loro parte: istituzioni, associazioni, mondo politico e sociale.
I giornalisti italiani hanno iniziato ma la strada da fare insieme è ancora lunga.
Stefano Tallia
Segretario Associazione Stampa Subalpina
* "Le migrazioni fanno parte della storia dell’uomo. Le popolazioni si sono sempre spostate, per le ragioni più varie: cercare fortuna, ricongiungersi con la propria famiglia, fuggire da guerre, carestie, persecuzioni, epidemie. Siamo quelli che siamo anche grazie a questa nuova linfa proveniente da altrove. L’integrazione è la chiave per accedere al futuro". È con questa convinzione che nella primavera del 2005 nasce a Trapani il consorzio Connecting People. Dai 4 soci fondatori – i consorzi di cooperative sociali Il Nodo di Catania, Solidalia di Trapani, Kairòs di Torino, Polis di Pisa – Connecting People oggi può contare sul contributo di oltre 20 soci, tra consorzi, cooperative sociali e sanitarie, associazioni.