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05/11/2013

“Le parole non dormono mai”, un libro per riflettere sul giornalismo

E sul lavoro degli uffici stampa. Appuntamento venerdì 8 novembre

Le parole non dormono mai. Sono loro a guidare Diego Morra, sagace e intraprendente addetto stampa di un istituto di vigilanza e protagonista del libro pubblicato dalla padovana Ciesse Edizioni, alla scoperta della trama di un delitto a prima vista inspiegabile. Un romanzo nel quale la cornice gialla è l’occasione per riflettere su una professione, quella del giornalista impegnato all’interno di un ufficio stampa, per molti anni bistrattata. Da alcuni, a lungo considerata addirittura come una sorta di giornalismo di serie B.
E invece Diego Morra dimostra quanta competenza, sensibilità e fiuto ci vogliano per comunicare il punto di vista del proprio “cliente” senza con questo tradire la verità dei fatti e la fiducia degli altri giornalisti, quelli che lavorano all’interno delle redazioni. Un’esigenza di verità che spinge l’addetto stampa a svolgere l’indagine con più acume di tutti fino ad arrivare per primo a tagliare il traguardo della soluzione del caso.
Dietro l’attache-investigatore c’è la penna di Gianni Fontana, classe 1951, giornalista e consulente di comunicazione per molte aziende torinesi. E’ lui, in un racconto dai toni talvolta autobiografici, a indurre il lettore alla riflessione su questo angolo di giornalismo.
Una riflessione che sarà il filo conduttore nella serata di presentazione del libro venerdì 8 novembre, alle 21, al Circolo Arci "Anatra zoppa", in via Courmayeur 5, a Torino.
Accompagnati dalle letture di Nazarena Braidotti, ne discutono con l’autore Stefano Tallia, Segretario Associazione Stampa Subalpina, e Franco Borgogno, giornalista.  

   
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Le parole non dormono mai
di Gianni Fontana
Ciesse Edizioni
224 pagine, 16 euro

TRAMA E AUTORE

Dopo anni di tranquillo e noioso tran tran, la notte di Capodanno Diego Morra si trova ad affrontare una situazione problematica. Alla ricerca di appigli che mettano al riparo la reputazione di una storica società di vigilanza, chiamata in causa per due omicidi, il giornalista s’immerge sempre più nelle parole e nelle vite altrui, riscoprendo il piacere di “essere sulla notizia”. Dopo un’intensa settimana fatta d’incontri, di schermaglie verbali e di risultati deludenti, la vicenda sembra, però, destinata a finire su un binario morto, anche perché il nome del carnefice è occultato in una frase che improvvisamente cambia colore, quasi fosse un gioco di parole.

Sezionare la frase, significa trovare il bandolo della matassa e da lì partire per ricostruire una storia malata tra un uomo e una donna ancora una volta dissimulata, per gioco, in un’altra parola. Ovviamente c’è la via d’uscita, ma si troverà soltanto quando si sarà acquietata l’ansia sottile dei rimandi fra i significanti, risvegliata da un indovinello per ragazzi, per poi coinvolgere Alessandro Manzoni e la Scapigliatura lombarda.

Perché le parole sono pietre, ma a volte dei palloncini colorati...

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Gianni Fontana è nato in provincia di Torino il 7 aprile del 1951.
Laureato in Psicologia Sociale, ha insegnato nei corsi di lingua italiana per stranieri. Come giornalista ha collaborato con le riviste nazionali “Percorsi” e “Studi e Ricerche”. Coordinatore redazionale in diversi settimanali locali, per qualche anno ha diretto le testate del periodico “Il giornale del Comune” e del mensile “Oltre”. Ha gestito inoltre gli uffici stampa di alcune aziende della cintura torinese. Attualmente lavora come consulente di comunicazione e organizzazione aziendale.

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