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06/11/2013

SIDDI: 112MILA GIORNALISTI? NO, TESSERINI

Presentato il Rapporto Lsdi: professione a rischio, mal pagati e poca tutela

“Non siamo il Paese dei giornalisti. In Italia non ci sono 112 mila giornalisti, ma 112 mila tesserini”. In questa battuta di Franco Siddi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, la giusta chiave di lettura al “Rapporto Lsdi” presentato nella sala “Walter Tobagi” della Fnsi, a Roma, in occasione della Giornata internazionale “Stand up for journalism” promossa da Efj ed Ifj. “Per non rischiare di sbagliare analisi”, il segretario generale della Fnsi ha, infatti, sottolineato che “esiste una netta differenza tra quanti svolgono effettivamente la professione giornalistica e quanti, invece, sono riconosciuti ai sensi della legge n. 69 del 3 febbraio 1963 e rimangono iscritti all’Ordine, più o meno, a vita”. Del resto, il numero di quanti svolgono effettivamente la professione è dato dalle posizioni attive all’Inpgi, ovvero da quanti percepiscono compensi da lavoro giornalistico: 47727 dei quali 19319 nel campo del lavoro subordinato e 28408 fra liberi professionisti e parasubordinati (i cosiddetti co.co.co.). “Proprio su questi ultimi – ha sottolineato Siddi – si gioca la grande sfida del sindacato nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico Fieg-Fnsi”. L’impietosa analisi del mercato del lavoro, caratterizzata da redditi bassissimi nella maggioranza dei lavoratori autonomi, con professionisti e pubblicisti che si arrabattano e, purtroppo spesso, rinunciano a rivendicare i loro diritti per paura di ritorsioni da parte delle aziende, impone infatti un’inversione di rotta per difendere l’identità della professione giornalistica. Una tappa importante, dunque, quella rappresentata dal tentativo di traghettare i co.co.co. nel lavoro dipendente, dando dignità a quanti, di fatto, nella stragrande maggioranza dei casi hanno un rapporto di lavoro subordinato. Ricordando, infine, che “in Italia, grazie al sindacato dei giornalisti, si sta paradossalmente meglio rispetto agli altri paesi”, per Franco Siddi “bisogna realisticamente affermare che il mercato editoriale italiano non ha spazio per 112mila giornalisti, per cui sarebbe saggiamente auspicabile pretendere, invece, meno giornalisti, soprattutto collaboratori, ma meglio pagati. Tutto il resto è propaganda gratuita e non ci sono leggi sull’editoria e sull’equo compenso che tengano”.

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"IL PAESE DEI GIORNALISTI" - RAPPORTO LSDI 2012 (Fomato Pdf)


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Rapporto Lsdi: professione a rischio, mal pagati e poca tutela
Siddi: ridurre il divario tra garantiti e non, serve una riforma


In Italia una persona ogni 526, a fine 2012, aveva in tasca un tesserino da giornalista. Il che, conti alla mano, fa un totale di poco più di 112 mila operatori dell'informazione, un numero in crescita di anno in anno. Di questi, però, meno della metà è attiva, ovvero solo 47.727 hanno una posizione Inpgi aperta. Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto sulla professione giornalistica in Italia 2013, dal titolo "Il paese dei giornalisti", elaborato da Lsdi (Libertà di stampa diritto all'informazione) e presentato questa mattina a Roma nella sede della Federazione nazionale della Stampa italiana, in concomitanza con la Giornata internazionale "Stand up for journalism", promossa dalla Federazione europea dei giornalisti (nel cui direttivo l'Italia è rappresentata da Daniela Stigliano della Giunta Fnsi) per il rispetto della dignità e autonomia del loro lavoro.

Una professione, dunque, che continua ad attrarre, ma che rischia di indebolirsi e di implodere, come dimostrano i dati sul lavoro dipendente (calato nell'ultimo anno dell'1,6% e attestatosi a circa 19 mila unità) e su quello autonomo (in crescita del 7,1% con 28 mila iscritti) e sul gap, sempre più marcato, dei redditi tra i due segmenti: la media generale delle retribuzioni è di circa 33.500 euro all'anno, ma è di 62.459 per i dipendenti e di 11.278 per gli autonomi. In pratica, sul totale degli iscritti all'Ordine, meno di un giornalista su 5 ha un contratto a tempo indeterminato.
Franco Siddi durante la giornata internazionale Stand up of journalism che in Fnsi presenta il rapporto Lsdi"Questi dati - spiega Franco Siddi, segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana - ci pongono di fronte a una professione che cambia, nella quale cresce l'impegno, ma diminuiscono le risorse economiche. E nella quale decresce il lavoro dipendente, a favore di un lavoro autonomo, che spesso nasconde un lavoro dipendente. Bisogna puntare alla riduzione del divario tra garantiti e non garantiti. In questo le scelte contrattuali hanno la loro rilevanza, ma la legislazione sul lavoro e le leggi di settore sono fondamentali.
Ma è anche tempo di interrogarsi sul senso e sulla sostanza di una riforma improcrastinabile".
"Siamo tutti responsabili - aggiunge Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine dei Giornalisti -. Non c'è dubbio che la riforma dell'Ordine sia necessaria, ma non può diventare un alibi e non bisogna sfuggire alle responsabilità che tutti abbiamo. E sul numero dei giornalisti non si può non considerare che un gran numero sia costituito da pensionati, stranieri, iscritti all'elenco speciale". L'incontro è stato anche l'occasione per celebrare la giornata "Stand up for Journalism" che quest'anno ha come slogan "I giornalisti non sono criminali". "Sempre più colleghi sono nel mirino delle mafie, dei poteri criminali - ha detto Siddi -.
Da oggi parte il mese di testimonianza dei giornalisti europei per la tutela e l'autonomia del lavoro". Efj, Ifj e Fnsi, con questo obiettivo, stanno inviando a tutte le autorità europee un appello per chiedere "rispetto per i diritti dei giornalisti a informare i cittadini lealmente", "la tutela delle fonti", "il blocco degli abusi e delle interferenze di controllo dei servizi di intelligence", anche alla luce dell'impatto che le pratiche di controllo di massa denunciate con il Datagate stanno avendo sul giornalismo d'inchiesta.   (di Claudia Fascia, Roma, 5 novembre 2013, ANSA)

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