Il 3 febbraio si è riunito a Torino, nella sede dell'Associazione stampa subalpina, il direttivo del Gruppo giornalisti pensionati del Piemonte, allargato alla partecipazione di tutti gli iscritti. Numerosi gli interventi sulla situazione sindacale, sulle prospettive del contratto di lavoro, sul tema delle pensioni, particolarmente toccato da tutti e dalla relazione del presidente piemontese e vicepresidente nazionale dell'Ungp, Antonio De Vito.
L'assemblea, molto delusa dalla quasi assente perequazione dei 185,49 euro (13,25 lordi al mese) erogata quest'anno a una parte consistente della categoria, ha invitato ad evitare, sul cosiddetto ritorno dell'indicizzazione, facili trionfalismi come si è avvertito dai toni del presidente dell'Inpgi. Oggi indicizzazione vicina allo zero, per il 2015 e il 2016 la legge dice 45 per cento dell'indice - se ci sarà, perché di doman non c'e certezza e le leggi si cambiano e si stravolgono o non si applicano come quella sulla perequazione "automatica" in vigore -. Briciole, dopo anni di zero incrementi, in confronto al decrescere delle condizioni dell'esistenza della popolazione anziana, giornalisti compresi.
L'auspicio piemontese è che l'Unione che fra poco riunirà il consiglio nazionale e soprattutto la cosiddetta casa madre del sindacato dei giornalisti, la FNSI e le associazioni regionali, facciano sentire anche sulle pensioni la propria voce, uscendo dallo stato di atarassia.
Al termine De Vito ha concluso : "Il dibattito politico e mediatico si sofferma giustamente sulla vergogna, oltre ogni limite tollerata, della vicenda del presidente Inps, Mastrapasqua, tardivamente dimissionario. Ma sia i cosiddetti politici della politica precaria, sia i media dominati da problematiche leggere del gossip, del protagonismo partitico e del bla-bla sulle ipotetiche e fantomatiche riforme, evitano quasi sempre di occuparsi seriamente dei pensionati, se non per dare loro addosso, come responsabili di ogni cosa che in Italia non funziona. I media, dall'emittenza alla stampa scritta, non sembrano interessati a occuparsi dell'impoverimento progressivo delle pensioni che è il vero problema dell'invecchiamento della popolazione in un panorama di catastrofica crisi economica per cui devono pagare sempre i soliti noti. Questa situazione fa cascare le braccia, il sindacato è ancora in grado di esercitare il suo ruolo di rappresentanza di tutti gli iscritti? Si parla di pensioni d'oro, argento e bronzo tra un'alluvione di demagogia, c'è anche chi si diletta con le scemenze di un improponibile (secondo il diritto e secondo il buon senso) ricalcolo delle pensioni retributive. Come se i nemici dei figli fossero i padri e i nonni senza i quali i primi sarebbero ancora più disgraziati e condannati a un futuro di provvisorietà. Mentre le tasse aumentano e i servizi per le persone diminuiscono e in parlamento ogni giorno va in scena la rissa e l'ammuina del cosiddetto nuovo che avanza che sa di stantio, di vecchio e di deja vu antidemocratico. E non si fa nulla, salvo peggiorare la loro condizione, ne' per i giovani ne' per i vecchi. Sindacato, verrebbe da dire, se ci sei batti un colpo! Per usare uno slogan di moda: Adesso!".