Cinque anni prima di schiantarsi con l'aereo contro la basilica di Superga, Erno Erbstein, l'allenatore del Grande Torino, nel 1944 era riuscito a scappare da un campo di lavoro in Ungheria, dove era stato rinchiuso per via delle sue origini ebree.
Lunedì 24 novembre, alle 18, al Circolo della Stampa - Sporting, a Torino, in corso Agnelli 45,Giovanni Cerutti, direttore scientifico dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea del novarese e del Verbano-Cusio-Ossola, tratterà il tema "Le leggi razziali nello sport". Introduzione a cura di Sergio Botta. Coordina Primo Merlisenna. All’incontro, a cura del Centro Pannunzio in collaborazione con il Circolo della Stampa - Sporting, interverrà l’assessore allo sport della Regione Piemonte Giovanni Maria Ferraris.
Parlare di Matthias Sindelar, il centravanti che non si piegò a Hitler, o degli allenatori dell’Inter, Arpad Weisz, e del Torino, Ernest Erbstein, che subirono le persecuzioni e la deportazione nei campi di concentramento, significa leggere lo sport come non immune dalla storia degli anni Trenta e Quaranta del “Secolo breve”. Infatti le leggi razziali hanno causato limitazioni, espulsioni, separazioni che hanno lasciato traccia nelle menti delle persone coinvolte, ma nel caso dello sport e del calcio in particolare, si è assistito a una vera rimozione di massa della quale oggi bisogna prendere coscienza grazie a interessanti lavori di ricerca. Da questi emerge come i temi della scelta e della responsabilità abbiano coinvolto gli sportivi e da alcuni di essi siano stati portati alle estreme conseguenze.