Ho da poco terminato il mio intervento al ventisettesimo congresso della Federazione della Stampa. Per chi ha pazienza e voglia di leggerlo, eccolo.
“Indignez-Vous”. Sono andato a rileggere le cose che dissi quattro anni fa al congresso della Fnsi di Bergamo e vi ho ritrovato le parole forti e per alcuni versi profetiche di Stephane Hessel che, proprio così, aveva intitolato il pamphlet che stava diventando un caso letterario in Francia. In Italia, invece, erano i giorni nei quali ai cancelli della Fiat Mirafiori si combatteva una battaglia durissima per i diritti dei lavoratori, diritti minacciati da un odioso ricatto. Mettevo in guardia, allora, da quanto un clima sfavorevole per il mondo del lavoro potesse avere effetti pesanti anche per la nostra categoria e devo dire che, purtroppo, la realtà ha confermato i miei timori.
Se le linee produttive della Fiat Mirafiori continuano a essere ferme e i lavoratori in cassa integrazione, va riconosciuto che quel ricatto ha comunque aperto la porta a un generale peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di tutti.
Il contratto collettivo è stato depotenziato nel suo valore fondamentale che è poi quello di proteggere i più deboli, quelli che senza una tutela “erga omnes” non avrebbero la forza per ottenere le medesime condizioni di chi opera nelle grandi realtà. E’ successo nell’industria e non è un mistero che molti editori avessero la tentazione di far saltare in banco anche in occasione del nostro ultimo rinnovo contrattuale. E’ stata questa la ragione più forte che mi ha spinto a dire di sì, seppur con tutti i dubbi del momento, all’intesa raggiunta a giugno con la Fieg.
Senza contratto non avremmo dato respiro alle casse dell’Inpgi, non avremmo posto le condizioni per creare nuova occupazione -come ci hanno per altro confermato i dati forniti dall’istituto di previdenza- ma soprattutto non avremmo protetto le centinaia di giornalisti che lavorano nelle aziende piccole e medie: la maggioranza in una regione come il Piemonte.
Ed è proprio questo il punto sul quale intendo soffermarmi. Il rinnovo contrattuale, infatti, pur essendo la condizione indispensabile, non ci ha messi al riparo dalla tentazione che coltivano molti editori di fuggire dalle regole: la crisi, come noto, non induce a comportamenti virtuosi, meno ancora aziende che lo sono state poco anche in anni più felici.
In ogni caso, la fuga dalle regole, almeno nella mia regione, il Piemonte, è già una realtà e non solo per l’aggressività delle controparti, ma anche per le divisioni e l’incapacità di comunicare tra le organizzazioni sindacali. L’ho già denunciato alla Giunta e al Consiglio Nazionale uscenti, lo ripropongo qui e ora perché ritengo che il rapporto con i confederali debba essere una delle priorità del prossimo gruppo dirigente della Fnsi.
In almeno due settori dell’editoria i datori di lavoro possono infatti scegliere “a la carte”, il contratto che meglio preferiscono, in genere quello di minor vantaggio per i lavoratori. Accade nei periodici locali dove, grazie a un’intesa firmata da Cgil, Cisl e Uil con la Confapi, viene applicato ai giornalisti di un numero crescente di testate un contratto tipico del personale grafico. Nell’articolato sono state infatti inserite grazie alla benevola “distrazione” dei confederali dizioni come “compilatore di testi” oppure ancora “estensore di titoli e didascalie”. Quanto basta perché decine di colleghi che lavorano in queste piccole aziende dove le possibilità di difendersi dai ricatti sono decisamente esigue, siano già stati trasportati da un giorno all’altro dal contratto giornalistico a quello grafico. Una situazione nella quale l’opposizione legale è possibile ma solo individuale e di recente le aziende protagoniste di questa prodezza hanno anche avviato una causa con l’Inpgi per ottenere gli sgravi per la nuova occupazione.
Si tratta di una situazione speculare a quella dell’emittenza dove il contratto siglato dalla Fnsi con il cartello Aer-Anti-Corallo prevede per il personale tecnico condizioni significativamente peggiorative rispetto all’intesa Frt che non era invece siglata dalla Fnsi. Così, nella violenta crisi che ha investito il settore, si è arrivati in alcune realtà al paradosso di vedere applicato ai tecnici il contratto Aer-Anti e ai giornalisti l’accordo Frt.
E dunque urgente porre fine al più presto al dumping contrattuale, provando a costruire con Slc Cgil, Fistel Cisl e Uil Comunicazione un patto d’azione che porti alla stesura di contratti unici di comparto che rispettino i livelli economici e le peculiarità professionali di ciascuna categoria.
Forse così si potrà aprire un canale di dialogo anche con le categorie confederali del pubblico impiego che possa portarci a superare l’empasse nel settore degli uffici stampa.
Ma c’è un’ultima e forse ancor più importante ragione per la quale credo sia indispensabile l’alleanza con i confederali. L’attacco in corso al mondo del lavoro del quale le modifiche all’articolo 18 non sono che la punta dell’iceberg, richiedono una risposta unitaria e coordinata da parte di tutte le organizzazioni dei lavoratori. Occorre saldare la difesa dei diritti acquisiti con l’estensione delle tutele ai più giovani, allontanando ogni tentazione di scontro generazionale.
Il sindacato dev’essere un ombrello sotto al quale stare tutti, ma per esserlo deve trovare il modo di dare voce a chi oggi non ce l’ha. Insieme, abbandonando un’idea superata di autosufficienza e anche con l’aiuto dei confederali, possiamo farcela. Possiamo farcela mettendo a disposizione di questa alleanza il nostro patrimonio di esperienza e conoscenze in un settore strategico per la democrazia nel paese.
A chi oggi ci vorrebbe deboli e divisi per poterci più facilmente sconfiggere, dobbiamo avere la forza di opporre una nuova alleanza, più vasta, più forte, che ponga l’informazione al centro del dibattito politico nazionale.
Non c’è paese libero senza informazione libera e non c’è informazione libera se i giornalisti sono sfruttati e sottopagati.
Sentite come chiudeva il suo appello Stephane Hessel: «Continuiamo a invocare una insurrezione pacifica contro i mass-media –parlava proprio di noi- che ai nostri giovani come unico orizzonte propongono il consumismo di massa, il disprezzo dei più deboli e della cultura, l’amnesia generalizzata e la competizione a oltranza di tutti contro tutti».
Poche righe, ma un ottimo programma anche per un sindacato del ventunesimo secolo.
Indignons nous, allora e buon lavoro a tutti.
Stefano Tallia, segretario Associazione Stampa Subalpina