Care colleghe e cari colleghi, anche alla luce delle osservazioni emerse nel corso dell’assemblea organizzata dalla Subalpina sulla riforma Inpgi, ritengo opportuno farvi conoscere le mie opinioni sullo schema proposto dal Cda. Sono le posizioni che sosterrò nella riunione della giunta Fnsi di mercoledì 8 luglio chiamata a esprimersi sull’argomento.
Partiamo da una premessa: non ho mai creduto che gli interventi economici siano una materia “neutra” e che esista una sola via per raggiungere i risultati di bilancio. Chi lo sostiene, in genere, lo fa perché intende omettere gli interessi reali che siedono dietro alla sua “proclamata neutralità”. Non credo quindi al “ce lo chiede l’Europa” o al “ce lo chiedono i nostri figli”, perché dipende appunto da quale futuro immaginino per sé l’Europa e i figli.
Per analogia, non penso quindi sia giusto valutare la riforma che ci è stata proposta dall’Inpgi utilizzando una mera lente contabile. Nel momento in cui la categoria si trova ad affrontare una crisi senza precedenti e l’istituto di previdenza si appresta a varare una manovra nel tentativo complesso di salvare la sua autonomia, penso sia doveroso, da parte di chi detiene responsabilità collettive, indicare non solo i correttivi che ritiene opportuni ma anche le possibili fonti di finanziamento.
Partiamo da qui. La stella polare della riforma dev’essere, a mio modo di vedere, l’equità. Come ricordava don Lorenzo Milani da Barbiana, l’eguaglianza non consiste però nel fare parte uguali tra diseguali, ma nel cercare di ridurre le disparità. Tradotto, è indubbio che nella nostra categoria vi sia in questo momento una forbice significativa tra i redditi e le pensioni dei colleghi che hanno usufruito dei percorsi professionali “classici” e le retribuzioni e le aspettative pensionistiche sia dei più giovani, sia di chi è stato espulso precocemente dalle redazioni.
Se ho quindi apprezzato lo sforzo del Cda dell’Inpgi di spalmare gli interventi su tutte le categorie beneficiarie di prestazioni, ci sono almeno tre correzioni che riterrei importante apportare.
La prima riguarda il sussidio e la contribuzione figurativa per i colleghi che finiscono in disoccupazione. Un milione di risparmio non è una grossa cifra, ma se anche l’impegno economico fosse più significativo, credo che questa sarebbe davvero l’ultima voce da toccare.
Ma non è il solo problema. Nell’attuale situazione di mercato, i quaranta/cinquantenni che perdono il posto difficilmente riescono a trovare una nuova occupazione. Molti di loro hanno già maturato i vent’anni di contributi che daranno diritto alla pensione, ma nell’attesa che giunga quel momento loro vita professionale è costellata da collaborazioni occasionali spesso mal pagate. Lo schema di riforma sposta significativamente in avanti, in particolare per le donne, il momento nel quale si ottiene il diritto all’assegno di pensione. Perché allora, tra le clausole di salvaguardia, non inserire il congelamento dell’età pensionabile per quei giornalisti che, avendo maturato i vent’anni di contributi, si trovino e non per loro scelta in condizione di disoccupazione?
Terza correzione che riterrei opportuna, permettere comunque l’accesso alla pensione una volta raggiunti i quarant’anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.
Si obietterà naturalmente che tutto questo ha un costo. Certo, quindi non mi sottraggo dal dire che riterrei ragionevole sostenere questa maggiore uscita attraverso un incremento del contributo di solidarietà a carico di attivi e pensionati, esentando dalla misura quei colleghi che subiscano una riduzione del salario per Cig o Contratti di Solidarietà. Fare per l’appunto parti diverse tra persone che si trovano in una diversa condizione economica.
Si è detto –e a ragione- che questa manovra non sarà sufficiente a salvare i conti dell’istituto. Perché funzioni e perché in dieci anni il bilancio torni in equilibrio, è necessario che riprenda l’occupazione. Un elemento questo che è solo parzialmente nella nostra disponibilità, anche se, ad esempio, i tempi per il passaggio dei Co.Co.Co nella gestione principale potrebbero accelerare. Come dovremmo valutare la possibilità di allargare ulteriormente la platea contributiva immaginando meccanismi di inclusione per le centinaia di giovani che frequentano la professione attraverso le piattaforme digitali e il cui rapporto contrattuale è “atipico”.
In ogni caso, sarà impossibile trovare un equilibrio economico senza una riforma radicale della legge 416. Gli ammortizzatori sociali –come ho già avuto modo di scrivere in passato- si sono lentamente trasformati da strumento di protezione dei lavoratori ad agile escamotage utilizzato da alcune aziende per ridurre il costo del lavoro senza dover rendere troppe spiegazioni.
Accade perché la legge non permette né alle organizzazioni sindacali, né alla parte pubblica, di entrare nel merito della situazione economica che viene rappresentata al tavolo di trattativa. I piani industriali allegati alla richiesta di ammortizzatori sociali sono spesso meri “pro-forma” e la 416 ne autorizza l’utilizzo anche in presenza di una semplice previsione di perdita. Nessuno chiede insomma conto all’impresa né della sua reale situazione economica, né del piano che pensa di mettere in atto per uscire dalla crisi.
Viene così autorizzato l’utilizzo di risorse pubbliche senza indagare se queste servano realmente a uscire dalla situazione di difficoltà o se siano utilizzate semplicemente per prolungare il tempo di una agonia. Tutto questo, naturalmente, sulle gracili spalle dell’Inpgi. Non va bene.
Chiedere con forza la riforma della legge 416 è quindi doveroso, a maggior ragione nel momento in cui i giornalisti si preparano a sacrifici importanti. Mi permetto a questo proposito di riformulare tre modeste proposte che avanzai qualche tempo fa:
1) Autorizzare gli ammortizzatori sociali solo dopo un esame rigoroso del piano di rilancio che coinvolga le parti sociali, il Governo e gli enti incaricati di erogare le indennità (Inps, Inpgi).
2) Vincolare l’uso degli ammortizzatori sociali a un periodo preciso e limitato nel tempo.
3) In assenza di queste condizioni, provvedere alla protezione del lavoratore tramite un’indennità che vada ad aggiungersi ai trattamenti già previsti, mettendo al tempo stesso in atto tutele per le forme di lavoro “atipiche”.
In ultimo, molti colleghi hanno centrato le loro critiche al progetto di riforma Inpgi puntando sul mancato ridimensionamento delle indennità percepite dal Presidente Inpgi e dai membri del Cda. Per onestà contabile va detto che, anche se queste venissero azzerate, poco cambierebbe da un punto di vista dell’equilibrio economico dell’istituto. Tuttavia riterrei opportuno, nel momento in cui viene chiesto un sacrificio alla categoria, che analogo sacrifico venisse offerto anche dagli amministratori. Non per una questione contabile –ripeto- ma per non concedere l’arma del populismo a chi vuole così mascherare il suo personale egoismo.
Concludendo, non sono queste, come vi ho detto in premessa, proposte neutre e mi rendo conto che possano creare qualche malumore. Penso però che la serietà si misuri anche dalla chiarezza delle opinioni, opinioni che porterò nella Giunta Fnsi nella quale si discuterà della riforma e che ho ritenuto di farvi conoscere perché la democrazia è fatta anche dalla trasparenza delle scelte.
Grazie a tutti per l’attenzione che mi avete prestato.
Stefano Tallia, Segretario Associazione Stampa Subalpina
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Via libera della FNSI all’ipotesi di manovra Inpgi
La Giunta: “Ci sono margini per renderla più equa”
Via libera della Giunta esecutiva all’ipotesi di manovra messa a punto dall’Inpgi. Lo schema incassa 10 voti favorevoli, un contrario e 2 astenuti. Anche la consulta delle associazioni regionali di stampa si esprime favorevolmente con 14 sì, un no e 2 astenuti. La votazione giunge al termine di un ampio dibattito nel corso del quale sono stati esaminati tutti i punti della manovra, evidenziandone le possibili criticià e proponendo correttivi in una logica generale di equità e sostenibilità.
La Giunta esecutiva della Fnsi ha espresso parere favorevole all’ipotesi di manovra presentata dall’Inpgi alle parti sociali il 18 giugno scorso. Il via libera arriva al termine di un ampio dibattito che ha coinvolto le associazioni di stampa regionali e ha messo in evidenza alcune potenziali criticità della riforma.
Da parte di tutti, con pochissime eccezioni, è stato sottolineata la necessità di procedere in tempi brevi ad una riforma che metta in sicurezza i conti dell’Ente.
Nell’ottica di una tutela della parte più debole della categoria, all’Istituto la Federazione chiede miglioramenti sulla parte di manovra che riguarda il welfare e il sussidio di disoccupazione.
Imprescindibile l’impegno a non creare esodati prevedendo norme di salvaguardia che riguardino i colleghi già coinvolti da stati di crisi. Si chiedono poi forme di flessibilità e gradualità in uscita, sia pure superando l’attuale normativa sulle pensioni di anzianità.
Tutta la riforma deve infine essere accompagnata dalla definizione di misure anche sulla gestione separata per dare respiro al mercato del lavoro nella consapevolezza che se il settore dell’editoria non riuscirà ad uscire dalla crisi difficilmente la manovra darà i risultati sperati.
Per la Fnsi è infine fondamentale che la manovra sia equa, sostenibile e avvii un processo di solidarietà intergenerazionale.
Per scaricare la delibera e i documenti approvati dalla Giunta clicca qui.
Per conoscere e scaricare lo schema della manovra clicca qui.
Per scaricare la simulazione del contributo di solidarietà clicca qui.
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Guido Bossa all'assemblea dell'Ungp Piemonte:
"Riconsiderare e correggere la riforma Inpgi"
L'assemblea dei giornalisti pensionati del Piemonte, alla quale ha partecipato il presidente dell'Ungp, Guido Bossa, ha esaminato il 6 luglio, nella sede dell'Associazione Stampa Subalpina, a Palazzo Ceriana Mayneri, in Torino, i dettagli dell'annunciata riforma dell'Inpgi, con le ipotesi di interventi che a breve saranno decisi dal Cda dell'Istituto di previdenza.
Il presidente del Gruppo , Antonio De Vito, ha illustrato l'odg approvato il 24 giugno dal Consiglio Nazionale dell'Unione, soffermandosi sulla assoluta necessità della manovra per rimettere in ordine i conti dell'Inpgi, affinche' possa per il presente e per il futuro provvedere ai suoi compiti statutari, anzitutto il pagamento delle pensioni, come unico ente italiano sostitutivo dell'Inps, mantenendo in essere a vantaggio degli iscritti le specificità di miglior favore rispetto al regime IVS nazionale. Ma, per far fronte ai suoi obblighi e per scongiurare " interventi esterni più invasivi", che potrebbero ledere l'autonomia dell'Istituto - ha ribadito De Vito - c'è bisogno di una manovra soprattutto equa, produttiva di risultati idonei a salvare l'Inpgi negli anni a venire. Senza forzature e , possibilmente, senza demagogia.
La Fnsi, l'8 luglio - e' emerso con chiarezza dal successivo dibattito, con molti interventi, fra cui quello del fiduciario Inpgi per il Piemonte, Roberto Reale, e del segretario dell'Associazione Subalpina, Stefano Tallia - valuti bene il ventaglio delle ipotesi : contribuzioni, indici di rivalutazione, ma anche tutto il complesso della spesa dell'ente: assistenza, ammortizzatori, oneri figurativi, prepensionamenti , eccetera. A partire, per dare un segnale a tutta la categoria , contemporaneamente alla richiesta di sacrifici a tutti i giornalisti, dalle indennità della dirigenza dell'ente, che sarà' rinnovata nel prossimo febbraio 2016. Su questo hanno insistito i presenti, ma anche i tanti che hanno inviato a presidente e direttivo mail e dichiarazioni in tal senso. L'ammontare di questa spesa e' ritenuta fuori norma e non consona con il lungo periodo di crisi della categoria e dell'Istituto, crisi destinata a durare nel tempo. E il discorso andrebbe esteso agli altri enti dei giornalisti.
Quanto al contributo richiesto ai pensionati , l'assemblea ha ribadito , d'accordo con quanto espresso ripetutamente dal Direttivo del Gruppo, che i pensionati non si tirano indietro nella comune battaglia per salvare l'Inpgi, ma chiedono alle associazioni regionali di stampa e alla Federazione di considerare in questa partita anche quanto hanno gia' dato all'Istituto negli ultimi sette anni, con la mancata perequazione di legge. E quello che forzosamente daranno dal 2016 in poi. Milioni di euro, per fortuna nelle casse dell'Inpgi, ma soldi in meno nelle tasche dei pensionati che ora vedono all'orizzonte ancora penalizzazioni delle loro pensionil, con un prelievo , addirittura per un quinquennio, che si vorrebbe aggiungere al deperimento organico dei trattamenti , vittime del passare del tempo , del carovita e delle tasse mangiareddito nazionali e locali.
L'assemblea ha rivolto obiezioni al prelievo , così com'e' stato ipotizzato. La Fnsi ci ripensi , non dia come gia' approvate le ipotesi inviate dall'Inpgi alle parti sociali. Non basta la concertazione nelle segrete stanze, per produrre un documento prendere o lasciare. L'assemblea ha invocato la necessità di ascolto ulteriore da parte dell' Inpgi e, soprattutto, della Fnsi, al fine di valutare l'idoneità degli interventi proposti.
Il presidente Guido Bossa ha chiuso l'incontro ricordando la posizione dell'Ungp, dell'esecutivo e del Consiglio nazionale. Ha insistito molto sull'unita' della categoria, sulla necessità' di stare insieme giovani e anziani, sul rinnovo del patto intergenerazionale . "L'Ungp - ha ribadito - e' disponibile a verificare soluzioni condivisibili di miglioramento della necessaria riforma, da riconsiderare e correggere per renderla, piu' equa e sostenibile. In particolare i pensionati chiedono che le pensioni di importo piu' basso vengano esentate dal prelievo di solidarietà, che venga specificata la temporaneità dell'intervento, che si tenga conto della penalizzazione che le pensioni in essere già sopportano in termini di mancata perequazione. Inoltre i pensionati chiedono che anche le indennità di carica dei giornalisti eletti negli organi di amministrazione dell'Inpgi vengano sottoposte a un prelievo di solidarietà".
L'assemblea gli ha chiesto di farsi portavoce , l'8 luglio , alla consultazione che si terrà presso la Federazione della Stampa, della insoddisfazione dei giornalisti pensionati piemontesi , i quali auspicano che le ipotesi in campo vengano riesaminate con realismo ed equità.
Antonio De Vito
Presidente Ungp Piemonte
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Dal notiziario Ungp:
http://www.ungp.it/Pagine/C_legginews.asp?ID=589
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