Storie di giornalisti, editori, padrini, padroni: il Circolo della Stampa – Sporting organizza un incontro con Claudio Fava, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro "Comprati e venduti" (add editore).
L'appuntamento, aperto a tutti, è per martedì 27 settembre, alle 18, a Palazzo Ceriana Mayneri, in corso Stati Uniti 27, a Torino. Con Claudio Fava interviene Armando Spataro, procuratore della Repubblica di Torino. Modera il giornalista Vincenzo Tessandori.
Ingresso libero fino a esaurimento posti - Per informazioni: info@palazzocm.it
CLAUDIO FAVA è giornalista, scrittore, politico. Ha raccontato, per i giornali e per le televisioni, molti luoghi e molte guerre, dalla Sicilia che lotta contro Cosa Nostra ai difficili processi di pace in America Latina. Scrive anche per il cinema e il teatro. È sua la sceneggiatura del film "I cento passi". Con add editore ha pubblicato "Mar del Plata".
Il libro COMPRATI E VENDUTI sarà in libreria dal 22 settembre.
"Stiamo ragionando del modo in cui l’informazione è stata anche il bottino di guerra delle mafie, non solo in Sicilia. Stiamo ragionando di un sistema di complicità economiche e di convenienze sociali che saldava i destini dei mafiosi a quelli dei loro protettori. E di un giornalismo che s’era offerto di far da cerniera tra quei mondi: a Palermo, a Catania, ovunque in Italia.
Non sono sempre belle storie. Ci dicono di un mestiere spesso meschino, di cose taciute per conformismo, spazzate sotto il tappeto come grumi di polvere".
Un viaggio attraverso le vite dei giornalisti sotto il mirino della mafia, ma anche uno sguardo sul rapporto tra informazione e poteri criminali. Le riflessioni di Claudio Fava danno vita a un libro che unisce narrazione e analisi, denuncia della situazione in cui lavorano e si trovano a operare alcuni giornalisti italiani, non solo al sud.
“Quando mi è stata affidata dalla Commissione antimafia - scrive Fava - la relazione sul rapporto tra mafie e informazione ho pensato che fosse lo strumento per a affondare lo sguardo sulle cose tristi e opache di questi anni: sui giornali utilizzati come ramazza per parlar d’altro; su quei direttori, editori, inviati che hanno scelto di tacere; sui giovani cronisti mandati in prima linea senza nemmeno un contratto in tasca. Scrivere su chi scrive di mafia è anche questo, un viaggio in terra straniera tra forestieri, abusivi, invisibili, soldati semplici, carne da cannone. Quarant’anni fa come oggi”.