Un quadro di forte difficoltà per l'informazione e per i giornalisti in Piemonte, quello tratteggiato da Stefano Tallia, segretario dell'Associazione Stampa Subalpina nell'Assemblea annuale degli iscritti, martedì 30 maggio, al Circolo della Stampa - Sporting di Torino. Ma anche un quadro in cui provare a disegnare qualche prospettiva di futuro.
La crisi economica si è abbattuta pesantemente sull'editoria e sull'emittenza locali. Non è un caso che ad Alessandria, dove il Comune è fallito nel 2012, o a Biella, dove il comparto tessile ha più che dimezzato i suoi addetti nell'arco di 10 anni, siano in affanno tutti i media locali.
Nel sostanziale silenzio di amministratori e politici piemontesi, poi, si sta compiendo la fusione di Stampa e Repubblica, l'agenzia LaPresse si è trasferita a Milano, Tuttosport non è ancora chiaro se si avvia a concludere o meno il suo stato di crisi.
"Ma l'aspetto peggiore, tuttavia, di questo panorama è il clima di costante ricatto occupazionale in cui vivono molti colleghi, che siano precari, collaboratori pagati pochi euro, o che siano regolarmente assunti ed in teoria tutelati: o così, o fuori - sottolinea Tallia -. Nel nostro Paese abbiamo un problema serio di lavoro, di regole del lavoro e di leggi sul lavoro".
"Per questo è necessario rafforzare la categoria, la solidarietà tra assunti e precari, tra giovani e pensionati: perché da soli non possiamo farcela - conclude il segretario della Subalpina -. E in questo senso registriamo in positivo la riapertura del dialogo con la società: attraverso i dibattiti al Salone del Libro, attraverso la mostra "Donne fotoreporter di guerra", attraverso la Giornata della Memoria per i 40 anni dalla morte di Carlo Casalegno, attraverso il rapporto di collaborazione con le Ong del territorio. Perché il tema dell'informazione riguarda tutta la società, e dobbiamo riuscire a far passare questo messaggio, a difesa della nostra professione e della nostra professionalità".
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L'Assemblea allo Sporting ha, quindi, offerto molti spunti interessanti di riflessione, specialmente sul tema del lavoro autonomo, con le opportune distinzioni tra precari, collaboratori e freelance.
"Viviamo in un'epoca di informazioni, di contenuti, ma che nessuno vuole pagare", è il paradosso che evidenzia Marco Bobbio.
"Basta guardare un attimo quanto vengono pagate le news dai siti online per vedere chiaramente che questo non è un mercato: è un macello", incalza Jan Pellissier.
"Il giornalismo non è e non sarà più lo stesso: dobbiamo trovare il modo di raccogliere la sfida della flessibilità e rafforzare nel contempo il senso di appartenenza", è l'input di Massimiliano Borgia.
"Proprio per uscire dall'isolamento, che è il primo svantaggio del lavoratore autonomo, qui in Piemonte abbiamo avviato il progetto Gasp, Gruppo autonomi soccorso precari, che si prefigge di affrontare questioni comuni tanto ai giornalisti quanto ai lavoratori "cognitivi" in genere, quali l'assistenza sanitaria, la sicurezza sul lavoro, l'accesso al credito, uno stipendio decoroso e continuo - spiega Silvia Alparone -. Il recente ddl sul lavoro autonomo sembra andare in questa direzione e a breve contiamo di approfondirne le novità con un incontro apposito".
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"La montagna ha partorito un topolino": il richiamo al quadro normativo - datato e carente, ancora su molti temi - è venuto anche da Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che ha partecipato all'Assemblea annuale della Subalpina.
Tutta la vicenda di "Stampubblica" e Mondazzoli", cioè delle concentrazioni editoriali, è stata gestita on una legge, la 416, che è del 1981 e ancora ragiona in termini di percentuale sulla tiratura nazionale delle copie, altro che contatti online. "In Italia manca legislazione sull'Antitrust, sul pluralismo, sui tetti alla raccolta pubblicitaria televisiva - sottolinea Lorusso - anche i recenti decreti a riforma dell'editoria hanno modificato la composizione del Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti, ma non hanno affrontato il tema dell'accesso alla professione, ben più importante; hanno modificato i requisiti per il prepensionamento e i parametri per valutare lo stato di crisi delle imprese, ma non hanno apportato nulla in termini di ripresa dell'occupazione, di lotta al precariato. E i giornalisti sono in credito con il Governo anche riguardo agli impegni chiesti sulle querele temerarie".
La querela usata come arma, così come la precarietà, i compensi irrisori sono tutti elementi che minano l'informazione, che destabilizzano un sistema, tentando di eliminare i diritti e coloro che li tutelano.
Sul fronte degli impegni per allargare la platea dei giornalisti ai quali estendere diritti e contratti, Lorusso ha citato il percorso che la Fnsi sta compiendo con l'Anso (siti online) e con l'Anci (uffici stampa dei Comuni) per un più ampio ed adeguato inquadramento contrattuale dei colleghi.
"E' tempo di riportare al centro del dibattito e del Paese il tema del lavoro regolare, perché ormai si rischia di ritenere normale un lavoro senza diritti, senza tutele", ha concluso il segretario della Fnsi, richiamando le parole di Papa Francesco a Genova: il lavoro che invece di essere "riscatto sociale" rischia di essere "ricatto sociale".
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