E’ lungo l’elenco dei giornalisti minacciati, intimiditi, aggrediti, vittime di querele temerarie. L’intento è farli tacere per imbavagliare la libertà d’informazione. Anche con Marilù Mastrogiovanni, giornalista pugliese autrice di coraggiose inchieste sulla Sacra Corona Unita, clan potente con diramazioni in Liguria e Emilia Romagna, sui business sporchi della speculazione edilizia in zone protette e dei rifiuti, su droga, voti comprati, appalti truccati, hanno provato in tutti i modi a limitare il suo diritto di cronaca attraverso decine di querele temerarie e minacce. A Casarano, nel Salento, dove vive e lavora dopo gli studi e molte esperienze professionali a Milano, ha subito pesanti intimidazioni da parte della criminalità organizzata, ma anche di imprenditori e politici per aver messo in luce attraverso il giornale da lei fondato e diretto “Il Tacco d’Italia” (nel 2003 e poi andato on line) gli interessi illeciti del Salento, un potere legato all’economia di molti territori e che finisce col godere di un largo consenso della gente, specie tra i giovani, creando assuefazione a una realtà malavitosa.
Marilù era anche finita su manifesti affissi dal Comune di Casarano contro il suo lavoro d’inchiesta e, più recentemente, l’ultima terribile minaccia, un manifesto post elettorale in cui veniva ritratta con la testa che fuoriesce da una tomba e con l’aggiunta di frasi denigratorie. Tutto questo non è passato sotto silenzio, grazie alla rete di GIULIA (Giornaliste Unite Libere Autonome) di cui Marilù Mastrogiovanni fa parte. Anche GIULIA-Piemonte e la CPO dell’Associazione Stampa Subalpina esprimono solidarietà a Marilù Mastrogiovanni e a tutti quei colleghi e colleghe vittime della strategia del bavaglio perché non si sentano soli e isolati nel compiere il proprio dovere di giornalista, nel difendere la libertà di stampa.
Stefanella Campana
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