"E' ora di cambiare. Noi ci siamo": è così che oltre cento giornaliste italiane di carta stampata, agenzie di stampa, tv e web concludono la lettera con cui scendono in campo sul tema delle molestie, sostenendo, rafforzando e rilanciando l'appello-manifesto varato nei giorni scorsi con #DissensoComune dalle donne del Cinema e dello Spettacolo che, a partire dalle denunce di molestie sessuali fatte da alcune di loro, affermano la necessità di un cambiamento del sistema culturale strutturato secondo il modello maschile in ogni settore della società. Ai direttori e ai colleghi giornalisti chiedono "di sostenere questa battaglia di civiltà".
Volti noti della tv - Maria Luisa Busi, Tiziana Ferrario, Ida Colucci - ex dirigenti come Barbara Scaramucci di Rai Teche, firme della carta stampata come Maria Corbi, Laura Laurenzi, delle pagine culturali per citare solo pochi degli attuali 126 nomi, firmano un lettera per ribadire di essere parte attiva del cambiamento culturale che le donne italiane reclamano. In Piemonte hanno già sottoscritto l'appello Alessandra Comazzi, Cristina Caccia, Anna Masera e Stefanella Campana.
Chi intende aderire può inviare una mail a: giornaliste@gmail.com
Questo il testo integrale del documento:
Con il documento “Dissenso comune” oltre cento attrici, registe, produttrici e donne dello spettacolo italiano hanno lanciato un chiamata pubblica a tutte le donne professioniste, impiegate, studentesse, un primo, importante passo per dire basta a un sistema culturale che discrimina, penalizza e offende le donne, un sistema in cui le molestie sessuali sono la brutale punta di un iceberg fatto di consuetudini, pratiche di comportamento che va dalle discriminazioni salariali e di carriera in tutti i settori professionali alle relazioni umane sempre condizionate da logiche di potere maschile.
Noi giornaliste italiane vogliamo stare accanto alle attrici e alle altre donne in questa battaglia. Proprio attraverso il nostro lavoro di informazione e di inchiesta noi possiamo aprire brecce in questo sistema, indagare e portare allo scoperto i casi di soprusi e abusi sessuali, esattamente come in Usa le giornaliste e i giornalisti delle principali testate sono stati protagonisti nella battaglia contro le molestie, rendendo pubbliche e incontrovertibili le denunce fatte delle attrici.
Perchè se è vero che il problema non è il singolo molestatore, è anche vero che rendere pubblico chi perpetua comportamenti che non rispettano la donna scoperchia le malefatte di questo sistema.
Noi giornaliste siamo parte di questo cambiamento culturale che le donne italiane reclamano. Lo abbiamo avviato nei media e nelle redazioni dove siamo già in prima linea da anni. Il nostro lavoro, il nostro impegno per una informazione più degna del rispetto verso la donna e di denuncia contro le discriminazioni che si perpetuano nel modello sociale maschile è uno strumento essenziale per la trasformazione culturale .
Per questo chiediamo ai direttori dei giornali e ai colleghi giornalisti di essere con noi, di sostenere questa battaglia di civiltà con un lavoro quotidiano di “informazione” che fermi la macchina della rimozione e del silenzio per una società più equa, giusta e solidale.
Noi giornaliste subiamo le stesse disparità di trattamento delle donne di altri settori professionali, incontriamo le stesse fatiche negli avanzamenti di carriera e nelle affermazioni individuali, e in più con il nostro lavoro di comunicazione e informazione dobbiamo fare i conti con le difficoltà che incontriamo a testimoniare e raccontare il coraggio e il cammino delle donne in un contesto culturale univocamente impostato sul modello maschile. Ma da tempo ci battiamo per farlo.
Siamo in campo, è tempo di cambiare.