Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
“Non sto molto bene, ma il giornale l’ho finito e martedì (2 luglio, n.d.r.) ci vediamo in tipografia per l’impaginazione”, diceva venerdì 28 giugno Enrico Villa, direttore del periodico “Alpin dla Bassa”, organo ufficiale della Sezione Vercellese dell’Associazione Nazionale Alpini, al presidente Piero Medri e al segretario Roberto Racca.
Purtroppo Enrico non ha potuto completare i suoi titoli e i suoi occhielli, sul numero in distribuzione in questi giorni: proprio quel martedì, alle 16,20, il suo cuore generoso, ma stanco ed affaticato, ha cessato di battere al Pronto Soccorso del Sant’Andrea, dove era stato accompagnato d’urgenza poche ore prima.
Enrico Villa, 81 anni, negli ultimi tempi portati con un po’ di fatica, che si definiva “semplicemente cronista”, era il decano dei giornalisti vercellesi – la sua prima iscrizione all’Ordine risale al 1962 - e, come confidava agli amici, “questa è una professione che scegli per passione e, come tutte le passioni, la mantieni sino alla fine”, e così è stato.
Villa era entrato nel giornalismo con la “Gazzetta del Popolo”. Esperto di agricoltura assunse la direzione de “Il Risicoltore”, periodico della Coldiretti vercellese e per la Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli curò la collezione: “Scriviamo un libro insieme”.
Nel gennaio 2007, l’allora presidente sezionale, ed oggi revisore dei conti nazionale, Gian Domenico Ciocchetti lo chiamò alla direzione del periodico sezionale “Alpin dla bassa”, ed Enrico, in occasione del numero speciale realizzato in occasione del 21° raduno delle Sezioni del Primo Raggruppamento, svoltosi in città nello scorso mese di Ottobre, confidava ad un suo collaboratore ed amico “Accettai perché mi sentivo a casa, un po’ più come mulo che come alpino”.
Giocava con l’ironia sul suo carattere, certo non facile, ma la sua professionalità e la bontà d’animo, che alla fine prevaleva sulla dura scorza esterna di Enrico, conquistò la fiducia e l’amicizia delle penne nere “di risaia”.
“Alpin dla bassa” si trasformò da periodico sezionale “inzuppato da troppi stereotipi – diceva Enrico – che devono essere attualizzati ai tempi”, in un “vero” giornale con articoli di carattere storico–culturale, via via sempre più apprezzati dai lettori, aumentati in gran numero in questi anni, senza mai perdere la caratteristica “alpinità” di un periodico di una sezione dell’ANA.
Oggi Enrico è andato avanti e, in quello che le penne nere chiamano “Il Paradiso di Cantore”, le sue gambe, che tanto lo hanno fatto tribolare negli ultimi tempi, torneranno veloci come la sua penna, quando scriveva sulla “gazzetta” e il “Signore delle Cime”, della cui esistenza, per la verità Enrico non era molto convinto, invocato da Bepi De Marzi, lo lascerà sicuramente libero di andare “per le Sue montagne”.
GmG