''Il giornalismo italiano unito cerchi di affermare il diritto a un lavoro più rispettoso, sia all'interno delle redazioni che fuori''. Lo ha detto il segretario generale della Fnsi, Serventi Longhi, arrivato oggi a Sanremo con il presidente della Federazione, Franco Siddi, e una delegazione di giornalisti, precari, freelance, venuti in treno, in pulmann, da tutta Italia per sostenere la vertenza del rinnovo del contratto dopo la rottura delle trattative con la Fieg e la chiusura degli editori.
Il 17 marzo, ha annunciato Serventi Longhi, faremo una ''grande assemblea di giornalisti italiani a Roma. Abbiamo già fatto sette giorni di sciopero per rivendicare i nostri diritti fino allo scorso dicembre. Noi proponiamo di andare avanti. Spero venga seguita la nostra determinazione. Nei giorni successivi all'assemblea ci sarà un giorno di sciopero. Faremo di tutto per riprendere i tavoli per la trattativa. E' paradossale che la vertenza dei giornalisti sia quella che ha avuto meno visibilità sulla stampa italiana''.
''No al precariato, no al lavoro nero, sì all'autonomia. Per la dignità dei giornalisti, per un'informazione di qualità'' sottolinea il volantino di protesta in cui viene spiegato: gli editori non vogliono né regole né contratto''. Un freelance, vestito da fantasmino, in rappresentanza dei giornalisti fantasma, tiene al collo un cartello in cui si legge: ''l'editore rampante, il giornalista dimezzato, il compenso inesistente'', un altro vestito da nanetto con un cappello rosso a punta sostiene un cartello con scritto: ''Contrattolo''. E un altro invita a riflettere su: ''un'ora di idraulico, 70 euro. Una notizia, un euro''.
Serventi Longhi ha spiegato in sala stampa: ''siamo venuti a Sanremo per parlare con voi. Non è una manifestazione contro il festival e la canzone italiana che a molti di noi piace. Questo può essere un momento di riflessione sulla condizione dei giornalisti italiani. Molti non hanno un rapporto di lavoro stabile. La nostra non è una vertenza per un aumento retributivo ma che tende ad affermare il principio della qualità della professione e la nostra autonomia. Abbiamo circa 30 mila giornalisti in Italia che hanno uno stipendio da fame, 5 euro a pezzo vanno bene anche nei grandi gruppi, sono ricattati nelle redazioni. Devono subire i condizionamenti. Questo non ci va. La flessibilità del lavoro si traduce nello spostare all'esterno le redazioni del lavoro giornalistico''.
''Senza giornalisti liberi e liberati dal precariato, dall'ottusità degli editori, l'informazione è destinata a impoverirsi. Un buon negoziato contrattuale è una condizione per lavorare più sereni. Gli editori da 4 mesi rifiutano di negoziare, per questo facciamo questa manifestazione'' ha detto Franco Siddi, presidente della Federazione nazionale della stampa.
''I giornalisti precari in Rai sono seicento più 1.400 tra programmisti registi e altro'' ha spiegato una precaria Rai. A protestare anche la giornalista del Tg1 Tiziana Ferrario che ha sottolineato: ''Non ho alcun incarico sindacale e non mi occupo della trattative per il contratto dei giornalisti. Sono qui perché è una fase molto delicata per la nostra professione. Si vuole rendere sempre più precaria la nostra professione e questo può solo far male alla nostra categoria ma anche agli italiani. Una stampa non libera non è credibile e in questo anche gli editori hanno da perdere. Nella guerra in Iraq hanno scandalizzato i giornalisti embedded perché, pur di esserci, avevano accettato le regole imposte dal comando militare americano. Il rischio nel nostro Paese è che si arrivi ad avere un'intera categoria di giornalisti embedded''. (ANSA)