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21/06/2006

In ricordo di Paolo Murialdi, presidente Fnsi negli anni Settanta

A metà luglio a Paolo Murialdi la Federazione gli dedicherà una giornata di riflessione e studio. Le parole di Ceschia, Serventi Longhi e Curzi

Il Consiglio Nazionale della Fnsi, riunito a Roma martedì 20 giugno, ha ricordato Paolo Murialdi, scomparso alcuni giorni fa.
“Paolo Murialdi credeva nella forza dirompente del giornalismo. In una vecchia intervista aveva dichiarato: “La storia del buon giornalismo è legata alle battaglie per la libertà”.
Un principio che lo ha guidato per tutta la vita: nella professione, nel sindacato, nella lunga attività di studioso e storico del giornalismo, nell'insegnamento al quale ha dedicato l'ultima parte della sua vita, nell'incarico di amministratore della Rai”. Queste le parole di Luciano Ceschia pronunciate davanti al Consiglio, di cui Murialdi fu presidente per sette anni e lo stesso Ceschia segretario negli anni Settanta.
Nel lungo elenco di libri che ha dedicato al giornalismo, Cerchia ha poi voluto ricordare la guida del 1975, intitolata "Come si legge un giornale". In queste pagine, pensate per i giovani e per tutti coloro che vogliono crescere in consapevolezza democratica, c'è tutto il Murialdi colto ed esperto, documentato e ironico, che invita a saper leggere tra le righe, a valutare le differenze nel modo di dare le notizie, insomma a tenere gli occhi aperti sui condizionamenti che spesso stanno dietro all'attività editoriale. Non è un caso che proprio a Murialdi sia stato affidato l'aggiornamento dell'Enciclopedia italiana sul tema "Giornali e giornalismo". Mentre eravamo ancora assieme in Federazione aveva promosso per il Mulino una rivista, che vive ancora, dedicata al settore. Non aveva avuto dubbi nella scelta del titolo, che a noi era apparso banale: "Problemi dell’informazione". Ancora una volta, a ben vedere, aveva avuto ragione Paolo. La Federazione della Stampa, tutto il giornalismo italiano, le istituzioni democratiche di questo paese devono molto a Paolo Murialdi. Chi gli è stato più vicino serberà per sempre il ricordo di un amico dolce e saggio, leale e comprensivo: di un uomo speciale”.
L'avventura della Federazione della Stampa ha colto Murialdi – ha poi ricordato Ceschia – cominciò poco tempo dopo la pubblicazione del suo libro di storia del giornalismo (“La stampa italiana del dopoguerra 1943-1972”): ”Nel 1974 eravamo andati al Congresso in un'atmosfera difficile e delicata. Le pressioni anche politiche che venivano esercitate sulle delegazioni rischiavano di interrompere l'esperienza cominciata con la svolta di Salerno nel 1970 e confermata due anni dopo a Bolzano.
Il nodo era il rinnovo della presidenza, attraverso il quale poteva passare lo scardinamento degli equilibri della giunta esecutiva. Trattative estenuanti, posizioni equivoche, perentorie telefonate da Roma di segretari di partito. A un certo punto era spuntato il nome di Murialdi, già circondato da grande prestigio personale.

Dopo altri defatiganti tentativi di raggiungere un accordo (oggi si direbbe bipartisan) la maggioranza uscente aveva deciso di insistere sulla candidatura di Paolo e aveva affidato a me il compito di ufficializzarla. Ricordo che eravamo tutti in piedi nell'atrio del teatro di Rimini. Ero salito su un tavolo in mezzo alla sala e avevo fatto il più breve discorso della mia vita: "Amici, ora basta, si va in aula e si vota Murialdi". E Murialdi era diventato presidente.

Ha ricoperto la carica per sette anni, cinque dei quali con me segretario nazionale. Concentrazioni, aspre contrapposizioni con gli editori non solo alle scadenze contrattuali, i nodi della riforma Rai e della legge dell'editoria, la terribile stagione del terrorismo, l'invadenza crescente dei Partiti: sono stati anni duri e difficili. Paolo non era un esperto di sindacato ma in questo lungo e così delicato periodo, ha saputo essere il punto di equilibrio non solo della nostra Federazione, alla quale ha fatto il dono del suo grande prestigio, della sua saggezza, dell'estremo rigore di principi”.

Luciano Ceschia ha poi proseguito: “Quando, nel 1979, me ne sono andato dalla segreteria dopo oltre nove anni di mandato, ricordo di averlo salutato così: "Sono lieto di aver potuto dare una mano forse non trascurabile al provvidenziale paracadute che nel 1974 depositò Murialdi nel teatro di Rimini". Sono consapevole che se Paolo mi sentisse tirare in ballo la Provvidenza nella sua elezione a Presidente, mi guarderebbe con aria dubbiosa e mi infilzerebbe con quel suo sorriso lieve e problematico che riservava alle stupidaggini.

Rispettoso delle opinioni degli altri aveva un modo netto e cortese insieme di esprimere il dissenso. Noi della Giunta esecutiva eravamo considerati, e forse lo eravamo davvero, degli scavezzacolli del sindacalismo, sempre pronti a denunciare ad alta voce e con la mobilitazione le distorsioni del sistema.

Anche se caratterialmente così diverso, Paolo ci ha sempre sostenuto, difeso, per così dire protetto con grande lealtà e convinzione. Credeva nelle cose che facevamo. Fermava le esagerazioni con ironia e pacatezza, ma poi era il più duro a sostenere il buon diritto della categoria a difendere la sua autonomia, il suo prestigio, gli strumenti della professione.
Le sue manifestazioni di audacia e di coraggio erano, come dire, miti. Non ricordo una sola caduta di faziosità, penso di non averlo mai sentito alzare la voce; era un convinto mediatore ma non era accomodante. Non metteva enfasi nei suoi discorsi ma le sue parole erano penetranti, essenziali, sostenute da una grande passione e da una cultura salda ma non esibita. La sua laicità si manifestava con un linguaggio sobrio che anticipava scelte coraggiose legate ai fatti”.

Nell’introdurre i lavori del Consiglio, prima dell’intervento di Ceschia, il Presidente della Fnsi,Franco Siddi, aveva tra l’altro sottolineato “la lezione professionale, morale e civile di Murialdi, sempre compagno di lavoro e amico sincero dei giornalisti. Un riferimento prestigioso e permanente (oggi attraverso le sue carte, i suoi libri e la storia della sua vicenda di partigiano, giornalista, formatore, studioso) per tutti, nella valorizzazione della funzione dell’informazione libera quale espressione della democrazia e della tutela della dignità del lavoro giornalistico.

Il Segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, di Murialdi ha, invece, ricordato “cultura e impegno e soprattutto la testimonianza di profondi valori di dignità e di rettitudine. Una testimonianza che incoraggia la categoria dei giornalisti a considerare la credibilità come una carta essenziale del loro lavoro.”

Sandro Curzi, che con Ceschia, Agostini, Borsi, Cescutti Carcano, Clemente, Fiengo fu tra i protagonisti della stagione di rinnovamento del Sindacato dei giornalisti negli anni Settanta, ha affermato che “Paolo Murialdi è il meglio di noi. Più di tutti ci ricorda come dobbiamo e possiamo difendere la nostra decisiva autonomia”.

A metà luglio a Paolo Murialdi la Federazione Nazionale della Stampa Italiana dedicherà una giornata di riflessione e studio.

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