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10/12/2006

"Il manifesto" e la crisi della stampa di sinistra

Pubblichiamo il grido di dolore con cui Valentino Parlato ha oggi proposto a "l'Unità", "Liberazione" e "Il Riformista" di affrontare pubblicamente e insieme il tema delle pesanti perdite di copie

Il centro sinistra è al governo e si sforza di restarci, ma i giornali politici di centro sinistra non godono di ottima salute, politicamente (la sindrome del "governo amico" è pericolosissima) e - di conseguenza - editorialmente (le vendite in edicola sono in calo). Se facciamo la somma delle copie vendute da "l'Unità", "il manifesto", "Liberazione" e, a esser generosi, ci aggiungiamo pure "Il Riformista", non superiamo le 90 mila copie quotidiane: un disastro rispetto ai tempi nei quali "l'Unità" superava quota 100 mila e "il manifesto" le 50 mila.
La stampa è il tramite attraverso cui si confrontano e si affermano idee politiche e culturali. E' forse più che nelle elezioni la prova del consenso o rifiuto di proposte e obiettivi. La caduta della stampa di sinistra è un segnale molto serio e, direi, anche allarmante. Tanto più che, salvo noi de "il manifesto", che secondo alcuni "ci piangiamo addosso", gli altri quotidiani della sinistra o del centro sinistra preferiscono stare zitti.
A esser seri, di fronte a una situazione di questo tipo e di fronte a una pericolosa tendenza all'ulteriore calo, sarebbe utile che - almeno tra noi stampa di sinistra e centro sinistra - si aprisse una discussione sulle cause e, forse anche sui rimedi. "il manifesto" ha già aperto la discussione, ma sarebbe opportuno e utile che anche "l'Unità", "Liberazione" e "Il Riformista" intervenissero, dicessero la loro. Stare zitti su questo fenomeno - sempre a mio parere - sarebbe scorretto nei confronti dei nostri lettori e soprattutto dannoso alle nostre relative testate.
Molti nostri lettori ci dicono che l'attuale governo Prodi è una disgrazia e che sostenerlo (o non attaccarlo) allontana da noi sostenitori e lettori. Purtroppo bisogna constatare che questo allontanamento dai nostri giornali si accompagna a una crescita delle pulsioni astensioniste nel popolo della sinistra. Ma possiamo dare la colpa di tutto al buon Romano Prodi e ai fautori del cosiddetto "partito democratico"? Rispondere affermativamente mi sembrerebbe superficiale e fuorviante.
La questione è molto più seria e affonda le sue radici nei cambiamenti del capitalismo, nella globalizzazione, nelle forme del lavoro (il precariato è o no diventato un dato importante negli equilibri delle nostre società?), nell'afasia culturale di questi nostri tempi. Persino nel dubbio che si è ormai insinuato nelle menti di molti che "c'è ben poco da fare, la realtà è quella che è e ce la dobbiamo tenere".
Gli interrogativi non sono solo questi, sono moltissimi e di diversa origine e peso. La mia proposta, probabilmente sarà disattesa, perchè - come si dice in famiglia - è meglio non parlare dei propri guai o, altrimenti, "i panni sporchi si lavano in casa". Può darsi che prevalga il silenzio, ma penso che sia giusto insistere. La mia proposta a "l'Unità", "Liberazione", "Il Riformista" è quella di aprire una discussione (non dico franca e sincera) sulle ragioni per le quali la stampa di sinistra è in declino. Magari su quel che occorrerebbe scrivere per ricominciare. E' un segno importante da non trascurare, tanto più che c'è stato l'avvertimento fortissimamente politico di Mirafiori. Far finta di niente sarebbe proprio un errore.
Valentino Parlato

Intanto "il manifesto" convoca per sabato prossimo, 16 dicembre, a Roma (Auditorium via Rieti 13 dalle 10,30), i propri Stati generali (redattori, lettori, azionisti, sostenitori, collaboratori e amici) per discutere del proprio futuro.
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