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15/12/2006

Una settimana di scioperi duri come non mai

La Fnsi punta a far male e il fronte della Fieg "si rompe e non è compatto" sulla circolare con cui si chiede alle aziende associate di operare la trattenuta pro quota sulla tredicesima mensilità in riferimento alle giornate di sciopero effettuate dal giornalista dipendente

"La prossima sarà una settimana di scioperi duri come non ne abbiamo mai fatti per trovare un modo di ragionare con gli editori senza svendere le nostre ragioni'': lo ha detto il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi in una conferenza stampa dove ha fatto il punto sulla vertenza contrattuale dei giornalisti. I giorni di sciopero saranno proclamati senza alcun preavviso, come già anticipato dai vertici sindacali.
Ansa

"Puntiamo a fare male", ha detto Paolo Serventi Longhi, segretario generale, che con Franco Siddi, presidente Fnsi ha tenuto la conferenza stampa. Aggiungendo: "puntiamo a creare difficoltà economiche e finanziarie alle aziende. Non ci piace ma è l'unico modo di pressione, a questo punto, per chiedere a queste aziende di fermarsi nel loro atteggiamento di netta chiusura e di accettare invece la ripresa del tavolo negoziale". Serventi Longhi e Siddi hanno sottolineato che certamente "lo sciopero nella settimana natalizia ha una sua valenza perché si riflette sul peso pubblicitario, ma non per questo la pubblicità si ferma, visto che poi per tutto l'anno c'è sui giornali, e dunque anche in gennaio studieremo nuove iniziative di lotta". Il vertice della Fnsi ha comunque annunciato la sospensione delle sole azioni di lotta nazionali, nella settimana dal 25 al 31 dicembre, mentre resta lo stato di agitazione. Il vertice della Fnsi ha voluto inoltre manifestare "piena solidarietà ai lavoratori poligrafici e amministrativi delle aziende editoriali per i quali viene chiesta la sospensione dal lavoro, e quindi dello stipendio, nei giorni di sciopero dei giornalisti. Questa è una cosa ingiusta. E solidarietà va anche agli edicolanti, che patiscono sulla propria pelle il fatto che manchino i giornali e quindi soffrano una minore entrata". Serventi Longhi e Siddi hanno aggiunto "vogliamo chiudere il contratto al più presto, sia chiaro che vogliamo negoziare ma deve essere altrettanto chiaro che non intendiamo svendere le nostre ragioni, il patrimonio contrattuale. Il nostro obiettivo è rilanciare il settore, mentre l'atteggiamento della Fieg va in direzione opposta e non considera che si sta creando una unitarietà dei giornalisti che poche volte si era vista in Italia". Presidente e segretario generale dell'Fnsi sono tornati nuovamente sull'editoriale del professor Giavazzi apparso ieri sul Corriere della Sera: "Visto che c'è stata una provocazione, si risponde con una provocazione e dunque chiediamo allo Stato di non dare più soldi agli editori. Quella di Giavazzi era una riflessione personale sui fannulloni nella pubblica amministrazione e non riteniamo giusto e corretto sostenere che i giornalisti stanno facendo questa vertenza per ottenere, per altra via, una parte di soldi che lo Stato dà agli editori. Vogliamo essere retribuiti, vogliamo che si rispettino le regole, non vogliamo che i giornali più deboli muoiano per i tagli alle provvidenze, ma la nostra non è una battaglia per quattro soldi, è invece una battaglia di civiltà che riguarda direttamente la libertà di informazione, l'autonomia dei giornali e innanzitutto la tutela delle migliaia e migliaia di precari che hanno diritto a prospettive di pensione, a un'assistenza sanitaria decente, ad avere una famiglia. La sottoccupazione nel giornalismo è la realtà, e loro ci vengono a dire che scioperiamo perché vogliamo i soldi dell'editoria". Serventi Longhi e Siddi hanno riconosciuto che "Sinora il governo è stato corretto in questa vertenza, sollecitando il confronto. Deve continuare su questa strada, deve avere la forza di rispettare tutti gli impegni assunti nella attivazione del confronto. Proponiamo agli editori di trovare il modo di discutere insieme, senza pregiudiziali e ragionando su tutto". Il vertice della Fnsi ha ribadito infine che questa "è la stagione dell'orgoglio, ma anche della dignità e della legalità per il rispetto del lavoro del contratto".
Agi

Il fronte della Fieg "si rompe e non è compatto" sulla circolare con cui si chiede alle aziende associate di operare la trattenuta pro quota sulla tredicesima mensilità in riferimento alle giornate di sciopero effettuate dal giornalista dipendente. Lo hanno sostenuto i vertici della Fnsi nel corso di una conferenza stampa tenuta per fare il punto sulla vertenza contrattuale.
Paolo Serventi Longhi e Franco Siddi, segretario generale e presidente Fnsi, hanno riferito che a quanto è dato sapere in alcune aziende la circolare Fieg ha trovato subito pronta applicazione, "ma in altre così non è stato, e in altre ancora è subito scattata la protesta dei giornalisti con minacce di sciopero e altre iniziative di lotta che hanno determinato la marcia indietro da parte di queste singole aziende. Il fronte Fieg non è unito, si sta dividendo, si sta aprendo una discussione durissima al suo interno e quest'ultima vicenda lo conferma, così come già segnali si erano avuti a proposito del confronto sul contratto". Serventi Longhi e Siddi hanno riferito che finora 5 aziende editoriali hanno deciso di applicare la trattenuta, mentre proprio ieri un grande gruppo editoriale italiano ha deciso di non applicarla chiedendo però alla Fnsi di non svelarne il nome, sollecitando la massima riservatezza. Il segretario generale e presidente del sindacato giornalisti invitano quindi i comitati di redazione "a verificare se nelle proprie aziende la circolare venga applicata o meno e a comunicarlo alla Fnsi". Secondo il sindacato, "la decisione della Fieg è illegittima e – hanno detto Serventi Longhi e Siddi - se i legali daranno conforto a questa nostra convinzione, solleciteremo e sosterremo una campagna di iniziative in sede giudiziaria per il riconoscimento di un diritto. Comunque vi è una prassi storicamente consolidata che in assenza di norme ben precise non consente questa mossa della Fieg".
Agi

"L'informazione è un bene e non una merce, le regole del mercato non c'entrano nulla con l'informazione e la libertà di stampa". Lo hanno detto i vertici della Fnsi, il segretario generale Paolo Serventi Longhi, il presidente Franco Siddi, nel corso di una conferenza stampa sullo stato della vertenza contrattuale. "Gli scioperi non sono un divertimento, si fanno con dolore - hanno aggiunto -, qui si vuole cancellare la libera stampa e sostituirla con le regole del mercato, intendendo tutto come se fosse merce". Serventi Longhi e Siddi hanno parlato di "disagio diffuso nelle redazioni, c'è un male che sta camminando e sta mettendo in crisi la corretta informazione. C'è una politica che vive dei condizionamenti che vengono dal mercato delle voci a pagamento. E fuorviante e ridicolo dire che i giornalisti scioperano per avere loro i soldi delle provvidenze per l'editoria". Un nuovo, dunque, riferimento a quanto scritto in un editoriale apparso ieri sul 'Corriere della Sera' e a firma del professor Giavazzi. "Non stiamo facendo - è stato detto - l'assalto alla diligenza quando chiediamo più soldi all'editoria, e lo Stato deve vigilare sul rispetto delle regole. Cancellare giornali, agenzie di stampa, significa dare credito solo al mercato delle voci ricche. In realtà ci vogliono imporre che è moderno ed è riformismo fare a meno di sindacati e di contratti, e questa è una tendenza che si vuole poi estendere a tutte le categorie di lavoratori. Oggi riguarda i giornalisti, domani - hanno concluso Siddi e Serventi Longhi - tutti gli altri".
Agi

Una precisazione del Segretario Generale della Fnsi: “Nella conferenza stampa di stamane ho effettivamente parlato di una tregua tra Natale e Capodanno dopo gli scioperi duri della prossima settimana. Mi riferivo unicamente alla sospensione delle azioni di lotta nazionali proclamate dalla Fnsi e non alle azioni sindacali decise dai singoli cdr e fiduciari nell’ambito della vertenza nazionale. Tali scioperi aziendali sono non solo legittimi ma in taluni casi opportuni”.
Fnsi
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