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05/01/2007

Uffici stampa, Rossi risponde a Romano

"L'idea che gli addetti stampa non siano giornalisti è in contrasto con i risultati del lavoro professionale di migliaia di colleghi e con la legge 150 del 2000"

Pubblichiamo la lettera di risposta del segretario generale aggiunto e coordinatore del Dipartimento Uffici stampa della Fnsi, Giovanni Rossi, all'intervento di Sergio Romano, curatore della pagina delle lettere del 'Corriere della Sera' sul ruolo dell'addetto stampa.

Ho letto, con attenzione, sul Corriere della Sera di sabato 30 dicembre, le valutazioni di Sergio Romano sull'Ordine dei giornalisti in risposta a una lettera.
Dico subito che non vorrei entrare nel merito delle osservazioni al riguardo lasciando, come è giusto, ai colleghi del Consiglio nazionale del nostro Ordine la scelta di intervenire se lo riterranno opportuno.
Sul tema, invece, degli Uffici stampa, da Romano così chiaramente delineato, vorrei dire qualcosa affermando, innanzitutto, che sono davvero spiacente di non essere d'accordo con questa posizione. L'idea che gli addetti stampa non siano e che, anzi, non debbano estere giornalisti, la trovo francamente in contrasto sia con i risultati del lavoro professionale di migliaia di giornalisti di enti pubblici e privati sia con una chiarissima legge (la 150 del 2000) dello Stato, approvata, appunto, sei anni fa, da una straordinariamente larga maggioranza parlamentare, con la sola esclusione della Lega Nord e di Rifondazione.
Oggi l'attività giornalistica non ha una sola faccia. La Fnsi afferma che esistono più giornalismi proprio perché la complessità della società ha imposto un cambiamento epocale e straordinario. Prova ne sia che già oggi il lavoro della nostra categoria è regolato da più contratti (con la Fieg e con gli editori radiotelevisivi aderenti ad Aeranti-Corallo) che delineano attività diverse, ma sempre riconducibili a quella giornalistica. Nel prossimo futuro speriamo di sottoscrivere una intesa anche con l'Aran come previsto dalla legge già citata. Quanto, poi, al fatto che l'attività dell'addetto stampa sia la stessa di quella del portavoce vorrei ricordare che, anche concettualmente, si tratta di due professioni diverse. Fatto, questo, codificato della stessa legge 150 che regola l'attività di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione.
Il portavoce può non essere un giornalista proprio per le motivazioni addotte da Romano, mentre l'addetto stampa è necessariamente un professionista dell'informazione in diretto rapporto con l'insieme dell'ente, pubblico o privato che sia, ma non con la sua rappresentanza politica o di vertice. Posso assicurare che migliaia di colleghi addetti stampa nella pubblica amministrazione e nel settore privato si comportano come veri giornalisti e non come «avvocati difensori».

Giovanni Rossi
segretario generale aggiunto
coordinatore del Dipartimento Uffici stampa
Fnsi
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