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10/01/2007

Sul web nasce Rai.tv, verso la riforma Gentiloni

Su internet anticipata la Bbc. Il ministro delle Comunicazioni annuncia le linee guida della sua riforma: per l'Usigrai "è uno spezzatino dall'architettura barocca". Intanto Padoa-Schioppa chiede conto al Cda su Meocci

Forte del successo del portale Rai nel 2006, Rai Net si impegna ad arricchire i servizi offerti sul web - in linea con il nuovo Contratto di servizio e con le indicazioni del ministro delle Comunicazioni Gentiloni - e, in attesa di presentare entro una ventina di giorni il restyling completo del sito, festeggia già da oggi la nascita di Rai.Tv, nuovo videoportale che consente agli utenti di navigare in una playlist e vedere immediatamente i contenuti che sceglie. A tracciare il bilancio e ad annunciare le novità in arrivo sono stati il presidente e l'amministratore delegato di Rai Net, Giampaolo Rossi e Alberto Contri. In sostanza - ha spiegato Contri - cliccando sui "vagoncini" della playlist di Rai.Tv, destinata via via a crescere, gli utenti possono attualmente scegliere tra quattro blocchi di offerta: Tric & Trac (target 4-11 anni), cioé la web tv per i più piccoli; Zoom (25-54 anni), il meglio della web tv; Cult (intrattenimento e satira); Dolcevita (tempo libero, viaggi, benessere) Quanto al 2006, Rai.it ha avuto in media 3,4 milioni di utenti unici al mese (con 711 milioni di pagine viste), cioé +53 per cento sul 2005 e a fronte di una crescita del mercato in Italia del 4 per cento. Rai.it si è piazzato sempre tra i primi 10 portali italiani di contenuti, davanti a Mediaset (escludendo motori di ricerca, siti di community, dating e servizio). Oltre ai portali delle tre reti, delle testate, della Radiofonia, di RaiFiction, di RaiSport e di tutte le strutture e direzioni aziendali, Rai Net realizza anche un'offerta specifica per i bambini e ragazzi, per numerose campagne sociali e culturali e per ministeri e Pubblica Amministrazione.
La distribuzione dei contenuti si va anche consolidando sulle altre piattaforme, con il Canale Mobile (il meglio dai palinsesti Rai senza pubblicità in tecnologia Umts) e le tre reti Dvb-h. Inoltre a febbraio è stato lanciato il VideoPortale Rai.it Media (www.media.rai.it), che consente di vedere contenuti video on demand in alta qualità: ad oggi sono circa 10.000 quelli pubblicati, costantemente aggiornati. "La Bbc - ha concluso Contri con soddisfazione - ha annunciato nei giorni scorsi che entro gennaio metterà on line circa mille ore di contenuti video. Noi ce le abbiamo già. E a un ritmo di quaranta ore alla settimana, saremo sempre avanti alla Bbc. Come cantava Arbore, No, non è la Bbc, questa è la Rai, la Rai Tv".
Ansa

UNA FONDAZIONE PER L'AUTONOMIA DELLA RAI
La nascita di una fondazione che diventerà l'azionista principale della Rai, garantirà autonomia dal governo e rappresenterà i telespettatori. Questa una delle novità annunciate dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che ha illustrato i punti fondamentali delle linee guida per la Rai: sfuggire alla tendenza di omologazione del duopolio, ridurre la dipendenza dalla pubblicità, puntare sull'innovazione, conquistare l'autonomia dal governo e dalla politica, dare alla Rai regole di funzionamento tipiche di un'azienda.
Italpress

TRE DISTINTE SOCIETA' PER GESTIRE LA RAI
Le linee guida per la riforma della Rai presentate dal ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, prevedono un nuovo assetto organizzativo per Viale Mazzini, con la creazione di tre distinte società operative, all'interno di una Rai che resta però di proprietà pubblica, "come prevede il programma dell'Unione": una società che gestisce gli impianti della rete, una a prevalente finanziamento pubblico, una finanziata esclusivamente dalla pubblicità. Ciascuna delle tre società avrà un consiglio di amministrazione, nominato dalla Fondazione-azionista, che funzionerà in base alle norme del Codice Civile. Duplice, secondo Gentiloni, l'obiettivo di quella che definisce la "proposta principale" per il futuro assetto di Viale Mazzini: "garantire una più chiara separazione tra ciò che è finanziato dal canone e ciò che è basato sugli introiti pubblicitari e creare le condizioni per eliminare l'eccessiva dipendenza del servizio pubblico dalla pubblicità, che rende difficile la sua differenziazione dalla tv commerciale". La presenza di una società interamente finanziata dalla pubblicità, con indici di affollamento da tv commerciale, facente capo a una delle tre reti Rai ("quale, spetterà all'azienda deciderlo", ribadisce Gentiloni) non apre necessariamente le porte a una sua privatizzazione: "Non è irrealistico ipotizzare la presenza di un competitor su un mercato aperto che abbia però proprietà pubblica. Ovviamente tale società non potrebbe però ricevere anche le risorse del canone. Pensiamo all'inglese Channel 4, una tv pubblica interamente finanziata dagli spot". Spetterà inoltre alla Fondazione decidere l'eventuale societarizzazione di altri rami d'azienda: Gentiloni, per esempio, vedrebbe con favore quella della radio, "per garantirle maggiore autonomia, anche grazie a una quota garantita di canone, e evitare che sia una 'sorella minore' nel sistema".
Ansa

CONSULTAZIONE PUBBLICA CON TUTTI I SOGGETTI INTERESSATI
Sulle linee guida di riforma della Rai, il ministero delle Comunicazioni avvierà da subito una consultazione pubblica con tutti i soggetti interessati, che "si concluderà entro febbraio in modo da arrivare a marzo al disegno di legge del governo" dedicato al futuro di Viale Mazzini. A definire i tempi è stato lo stesso ministro Paolo Gentiloni. Nelle prossime settimane, ha annunciato Gentiloni, il ministero "organizzerà cicli di incontri con tutti coloro che hanno titolo a dare un contributo, le associazioni, gli operatori del settore, i sindacati, gli enti locali". Cinque gli incontri di maggior peso già in calendario, "con l'azienda e i dipendenti Rai; con i giuristi, per definire nei dettagli i contenuti delle linee guida; con il mondo della cultura; con gli operatori del settore, compresi autori, attori e produttori e uno a Ginevra, con l'Unione delle tv pubbliche europee".
Ansa

IL CONTRATTO DI SERVIZIO E' FONDAMENTALE
"Il Contratto di servizio diventa un atto fondamentale nel rapporto tra Stato e tv pubblica". Lo ha detto il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, illustrando le linee guida di riforma della Rai. All'interno del contratto sarà stabilito anche il canone, che "non aumenterà mentre ci sarà una decisa lotta all'evasione e anche misure sociali". "Il contratto dura sei anni - ha aggiunto Gentiloni - e viene stipulato tra il Governo e l'azienda. La verifica dell'applicazione viene assicurata dalla Fondazione". La durata secondo il ministro "consentirà da un lato di rafforzare il carattere strategico del contratto, dall'altro di non coincidere con le legislature parlamentari". Il contratto definirà, oltre agli obiettivi, i criteri idonei ad assegnare alla produzione Rai un effettivo 'valore pubblico'. Con il Contratto di servizio sarà stabilito anche il canone. "La Rai - ha spiegato Gentiloni - deve avere più certezze sulla determinazione del canone. Sarà rivisitato nel corso della durata del contratto di servizio una sola volta, quindi ogni tre anni". Lo scopo è quello di "assicurare alla fine, attraverso il recupero dell'esenzione e anche con misure sociali, come l'esenzione per la popolazione anziana non autosufficiente, una certezza di finanziamento e una minore dipendenza dalla pubblicità".
Ansa

L'USIGRAI E' MOLTO CRITICA
"Un'architettura barocca e in alcuni punti contraddittoria, per traguardi dichiarati assolutamente condivisibili e da sempre patrimonio del nostro sindacato quali la centralità del servizio pubblico, l'autonomia dalla politica, la qualità dell'offerta, il pluralismo e l'investimento per l'innovazione". L'Usigrai, pur "senza sottovalutare gli aspetti positivi", guarda con "perplessità e preoccupazione ad alcuni punti delle linee guida illustrate dal ministro Gentiloni per un disegno di legge di riforma della Rai".
Si chiede il sindacato dei giornalisti Rai: "Come farà, ad esempio, la Rai a differenziarsi come servizio pubblico dalle tv commerciali, se dovrà far vivere una delle sue reti proprio con l'esclusivo finanziamento della pubblicità? Non è questa l'anticamera della privatizzazione di una rete e del ridimensionamento del servizio pubblico? E la Rai si può rilanciare e, soprattutto, può svolgere un ruolo guida nell'innovazione tecnologica e multimediale, facendo uno spezzatino di società con organismi di gestione distinti, anche se nominati da un'unica fondazione?".
E ancora: "Come può la fondazione, secondo l'ipotesi primaria del ministro, garantire alla Rai una maggiore indipendenza dai partiti, se i suoi componenti sono di stretta nomina politica? Di questo e di altro, l'Usigrai - conclude la nota - vuole parlare con il ministro in una delle consultazioni che, con metodo apprezzabile, ha detto di voler intraprendere".
Adnkronos

INTANTO PADOA-SCHIOPPA RICHIAMA IL CDA SU MEOCCI
Una missiva di due pagine indirizzata ai vertici della Rai per chiedere conto della "transizione" Meocci.
L'ha spedita ieri, a quanto si apprende, il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, azionista di riferimento della tv pubblica. Nella lettera, che questa mattina è finita sul tavolo del consiglio in corso al settimo piano di Viale Mazzini, il responsabile del Tesoro richiama il Cda sulla "buonuscita" di Alfredo Meocci, l'ex dg che, dichiarato incompatibile con il ruolo dall'Autorità delle Comunicazioni lo scorso aprile, preferì non dimettersi annunciando ricorso al Tar e al consiglio di Stato. E che ottenne, per lasciare il posto di direttore generale, una consistente buonuscita: presidenza di Rai Corporation e stipendio adeguato. Nel frattempo, Tar e Consiglio di Stato, lo scorso dicembre, hanno confermato l'incompatibilità di Meocci, sanzionando la Rai per 14,3 milioni di euro. E l'Agcom avrebbe aperto un nuovo fascicolo contestando l'accordo che il Cda Rai (e questa volta ci sono anche le firme dei consiglieri Sandro Curzi, Nino Rizzo Nervo, Carlo Rognoni e del presidente Claudio Petruccioli, mentre mancano quelle di Angelo Maria Petroni e Giovanna Bianchi Clerici) ha stipulato lo scorso giugno con Meocci. Di ieri, infine, la "mossa" di Padoa-Schioppa, che al Cda chiede conto dell'attuale stipendio di Meocci, del suo incarico e delle trattative che portarono alla firma dell'accordo proprio nel giorno in cui il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, richiama il Governo alle sue responsabilità: "Credo che dopo la sentenza definitiva del Consiglio di Stato - spiegava Gentiloni - il Governo non possa non affrontare la questione".
Apcom
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