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16/01/2007

La Fieg attacca anche sul fronte dell'Inpgi

Per il presidente dell'ente previdenziale dei giornalisti Cescutti si tratta di un ricatto che dura da 18 mesi. Lo scontro tra editori e Fnsi si inasprisce

La Fieg esprime ''profondo sconcerto di fronte alla posizione di assoluta chiusura espressa dalla controparte giornalistica di fronte a ogni ipotesi di riequilibrio degli organi direttivi dell'Inpgi''. Lo sottolinea la federazione degli editori in una nota.
''Nel Consiglio di Amministrazione dell'Istituto - continua la Fieg - siedono infatti 12 rappresentanti dei giornalisti a fronte di 2 degli editori, mentre nel Consiglio Generale il rapporto è addirittura di 60 a 2. E' in questo paradossale squilibrio, che non tiene conto del fatto che i fondi dell'Inpgi provengono per il 60 per cento dagli editori di giornali - concludono gli editori - che risiede la causa prima dell'attuale insoddisfacente funzionamento della gestione politica dell'Istituto''.
Ansa


La Segreteria della Federazione Nazionale della Stampa esprime, a sua volta, profondo sconcerto ma anche sorpresa per l’odierna nota della Fieg. La Fnsi ricorda che gli editori bloccano da 19 mesi una riforma delle prestazioni previdenziali dei giornalisti approvata dal Consiglio di Amministrazione dell’Inpgi, anche con il voto dei rappresentanti Fieg.
La mancata attuazione della riforma costa all’Istituto diversi milioni di euro l’anno che rischiano di compromettere il positivo bilancio dell’Inpgi. La Fieg continua inoltre a bloccare una delibera del Cda dell’Inpgi che prevede sgravi contributivi per le imprese che assumono giornalisti con contratti a termine e li trasformano in rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Un atteggiamento, quello della Fieg, mai ufficialmente motivato e che viene attribuito dagli editori al durissimo scontro contrattuale. La Fnsi, in tutte le sedi compresa quella del Consiglio Generale dell’Inpgi, ha manifestato la più ampia disponibilità al dialogo, persino su un riequilibrio degli organi direttivi di cui non è chiara la necessità e l’urgenza. Ma ha chiesto che l’Istituto sia subito messo nelle condizioni di operare in base alla riforma e che sia attivata una politica per l’occupazione dei giornalisti.
Fnsi


Per giustificare l’incredibile decisione di tenere bloccata per 18 mesi la riforma previdenziale dell’Inpgi, dopo averla approvata in Cda, la Fieg continua a vestire i panni del perseguitato.
Ma la realtà è ben diversa. I “fondi” (e cioè i contributi previdenziali) che affluiscono all’Inpgi e di cui la Fieg rivendica il merito per il 60 per cento, non sono infatti un grazioso atto di liberalità, ma derivano da una disposizione di legge, che impone a tutti i datori di lavoro di contribuire ad assicurare la pensione dei dipendenti.
Per di più all’Inpgi, rispetto all’Inps, la percentuale di contributi Ivs a carico delle aziende e calcolata sulla retribuzione è pari al 20,28 per cento, mentre all’Inps sarebbe del 23,81 per cento.
Una differenza a favore delle aziende Fieg che, calcolando altri contributi collaterali complessivamente è pari al 7,32 per cento.
Infine il “paradossale squilibrio” (che non deriva da un’invenzione dell’Inpgi ma da un’applicazione di legge) è assai meno paradossale se si considera – ad esempio – che il Cda dell’Inps non comprende nessun rappresentante di parte datoriale.
L’Inpgi comunque, anche per rispetto al ruolo del Ministro del Lavoro, non ha mai rifiutato aprioristicamente alcun confronto: a patto che prima il tavolo sia sgomberato dal ricatto che dura da 18 mesi.
il presidente dell'Inpgi
Gabriele Cescutti
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