Cesare Damiano
ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale
Per quanto riguarda la vertenza dei giornalisti, voglio ricordare che il cnlg, stipulato fra Fnsi e Fieg, è scaduto il 28 febbraio 2005. Il contratto dei giornalisti è scaduto da 679 giorni. I professionisti contrattualizzati sono circa 12 mila, 20 mila chi si occupa di informazione senza avere un contratto standar. Possiamo rilevare che il panorma dell'occupazione è piuttosto variegato: anche un gran numero di lavoratori precari che non possono avere un contratto di lavoro stabile.
I giornalisti sono disponibili alla trattativa senza alcuna pregiudiziale alla discussione della propria piattaforma.
Gli editori si sono fin qui dichiarati non disponibili ad aprire una trattativa. Secondo gli editori il modello di contratto della Fnsi se entrasse in vigore aggraverebbe i costi di gestione delle aziende. Lo schema di contratto proposto dai giornalisti, per gli editori, stravolge la funzione assolta del lavoro autonomo.
Considerata la situazione di stallo e considerati i rischi di ordine sociale il Ministero del Lavoro ha fin dall'inizio offerto la disponibilità alla mediazione.
Presso il Ministero si è insediato un tavolo tecnico che condurrà un'analisi sull'impiego nel settore giornalistico e proverà a proporre soluzioni sulle criticità riscontrate.
La Fieg non toglie il veto alla riforma dell'Inpgi, perchè vogliono un riequilibrio della propria rappresentanza nell'ente previdenziale dei giornalisti.
Diverse volte la Fnsi ha fatto ricorso a scioperi - ben 16 volte - e sono state svolte azioni altamente simboliche come quelle di non firmare gli articoli.
Anche il presidente Napolitano ha auspicato una soluzione in tempi brevi e il presidente del Consiglio Prodi ha espresso sconcerto per la posizione di chiusura degli editori.
Noi rivolgiamo un rinnovato appello alle parti interessate e lavoreremo per arrivare presto ad una soluzione.
Davide Carlo Caparini
Lega Nord
Rifiuto la favola del giornalista più libero se ben pagato. La storia del giornalismo è collezionata di inchieste di free lance senza redazione e posto fisso, svolgendo il loro lavoro con coraggio e passione.
Contratto e tutele sindacali non fanno un buon giornalista. Comunque quella dei giornalisti è una legittima rivendicazione. Nella visione dell'editoria dei Luca Cordero di Montezemolo e dei Boris Biancheri non vediamo certo nulla di buono. Le nuove tecnologie non sono usate per la qualità, ma solo per abbassare i costi. La sfida che spetta ai giornalisti è quella di riaffermare la loro identità e la loro autonomia.
Il mondo cambia e i nostri editori sono purtroppo sempre gli stessi. Dopo il Nyt si conferma la tendenza ad abbandonare la carta stampata e rinnovare profondamente il settore. Cambiano i mezzi, i supporti, la tecnologia a disposizione, ma restano i giornalisti.
Perequazione interna alle redazioni: vi esorto a fare qualcosa di sinistra verso le ingiustificate forme di trattamento all'interno delle redazioni.
Una parte della riforma Dini del '95 voleva assicurare una copertura previdenziale ai giornalisti che non avevano contratto di lavoro subordinato: stravolgendo la volontà del legislatore è stato fatto l'ennesimo baraccone della previdenza dei giornalisti: l'Ipgi2.
Enzo Carra
l'Ulivo
Non vorrei che quello dei giornalisti fosse l'alfa e l'omega della contrattazione collettiva di questo Paese: dei giornalisti il primo contratto collettivo nel 1911.
In altri tempi non ci sarebbero state prese di posizione come quella della Fieg sulla riforma dell'Inpgi, le pensioni se le pagano i giornalisti, vorrei ricordarlo perchè il ministro non lo ha sottolineato. In queste condizioni sembra difficile una riforma del sistema dell'editoria. Più volte questo governo ha parlato di riforma dell'editoria: continuano ad esserci le provvidenze ad aziende editoriali (400 milioni di euro nell'ultima finanziaria), anche ad aziende quotate in borsa, e non lo ha denunciato un collega di Rifondazione da sinistra, l'ho letto sul 'Corriere della Sera'.
Non è possibile una situazione nella quale c'è un ente a cui tutto è dovuto e un altro a cui nulla è dovuto e che deve anzi scusarsi per i propri scioperi.
Un appello, la costernazione di Prodi, sono troppo poco. Il governo deve assumersi la sua responsabilità e deve fare molto perchè può fare molto e queste deve esser fatto capire agli editori.
Paolo Ignazio Testoni
Forza Italia
Bisogna evitare interferenze che il governo può fare e ha fatto rendendo più aspra la contrattazione in atto. Una mossa pasticciata e confusa, che ha messo a rischio l'autonomia dell'Inpgi, quella del governo di intrecciare la questione del contratto a quella della previdenza. Il governo ha sbagliato a prendere parte in questa questione. E' paradossale che tra ministro Damiano e sottosegretario Levi sia emersa una considerazione ottocentesca del mondo editoriale. Nel nuovo scenario dinamico e competitivo in Italia e nel mondo i giornalisti hanno le loro giuste rivendicazioni da difendere in merito al precariato. Il mondo dell'editoria è veicolo riconosciuto di cultura, questa la filosofia che ha ispirato tutti i provvedimenti sull'editoria del governo precedente.
Questa trattativa sindacale deve rimanere seria e su questo tavolo il governo meno si muove e meglio è.
Pietro Folena
Rifondazione comunista - Sinistra europea
Assoluto rispetto dell'autonomia delle parti in questa vertenza. Ma un forte atto politico del Parlamento che sostenga un forte atto politico del governo, che fin qui con il ministro Damiano si è comportato con autorevolezza. Siamo di fronte alla prepotenza degli editori che ci porta ad una situazione di emergenza democratica, come ha denunciato la Fnsi. Abbiamo avuto sei giorni consecutivi senza quotidiani, a parte quelli di area e riferimento nel centrodestra. E' chiaro che si tratta di un'emergenza democratica. Gli oltranzisti della Fieg vogliono cancellare la contrattazione collettiva nazionale di lavoro, considerata un ferro vecchio con il lavoro sempre più schiavizzato. Oggi occorrerebbe anzi un contratto di lavoro europeo, purtroppo invece nelle nostre grandi democrazie siamo in presenza anche di contratti individuali.
L'informazione è un bene comune tutelato dalla Costituzione. E' del tutto evidente che si mina un valore molto importante andando contro la contrattazione nazionale. D'altra parte nei giornali abbiamo fior fior di editoriali scritti con la mano destra contro qualsiasi intervento dello Stato e poi con la mano sinistra gli stessi editori bussano alla porta della Presidenza del Consiglio. Ho un'altra opinione rispetto al professor Giavazzi: penso che all'editoria servano delle sovvenzioni pubbliche, ma chi riceve i soldi dello Stato deve avere un supplemento di attenzione.
Ci sono diverse miglia di giornalisti che lavorano senza tutele di alcun tipo invisibili a qualunque statistica. Quando nel gruppo Riffeser o nel gruppo De Benedetti un pezzo lo si paga 1 euro e mezzo, tre euro, ad un ragazzo di trent'anni che deve fare carriera questo stesso ragazzo che deve fare carriera potrà essere un giornalista libero. La Fieg ci ha mandato un dossier in polemica con le mie affermazioni per dirci che il precariato è confinato al 6 per cento. Io penso che si possa parlare di una proletarizzazione nel mondo culturale senza precedenti. Siamo di fronte ad una generazione di talenti che si trova a fare la fame senza alcuna tutela sociale.
Questo con la pubblicità in crescita per tutti, utili netti diffusi nelle aziende editoriali. Ricavi in forte aumento per tutti: Caltagirone, Riffeser, Espresso, etc... C'è da chiedersi perchè Caltagirone da una parte e De Benedetti dall'altra siano proprio gli oltranzisti della Fieg.
Salutiamo il fatto che la Rai, pur non facendo parte della Fieg, abbia rotto il fronte e che altri editori come Grauso, e non esprimo simpatie, abbiano auspicato un ritorno alla trattativa.
Facciamo della stabilizzazione del lavoro precario nel giornalismo la nostra battaglia e chiediamo al governo un'ulteriore azione forte e agiremo allo stesso modo nella commissione Cultura che presiedo.