Nicola Tranfaglia
Comunisti italiani
Perchè il Ministero del Lavoro non promuove ispezioni nelle aziende giornalistiche, dato che quel mondo del precariato nasce dal non rispetto delle leggi in vigore. Qui siamo di fronte all'illegalità delle aziende editoriali. Dietro all'atteggiamento oltranzista della maggioranza degli editori c'è anche questo: fino a qualche anno fa gli editori hanno disposto come volevano sulla formazione dei giornalisti, adesso da alcuni anni abbiamo un numero sempre più alto di giovani che diventano giornalisti professionisti dopo la laurea e attraverso un master sottraendoli alle scelte arbitrarie degli editori. Questo per gli editori è un grosso problema perchè per la prima volta gli editori non possono decidere solo loro chi deve diventare professionista. Su questo la Fnsi non può cedere, perchè quella situazione che non prevede la laurea è fortemente arretrata.
Su questo il governo non può restare passivo. Le richieste economiche e normative dei giornalisti non sono affatto di aggravio per le aziende editoriali e molti piccoli editori lo hanno riconosciuto, mentre le grandi aziende continuano ad opporsi nonostante i contributi statali che magari ricevono. Abbiamo il dovere, come Parlamento, e il governo ha il diritto di intervenire senza mettersi tra le parti, ma con atti politici, per difendere la libertà di stampa e di informazione.
Maurizio Gasparri
Alleanza Nazionale
L'unica cosa positiva di questo dibattito è che sta avvenendo. Non vedo in quello che ha detto il ministro Damiano particolari passi avanti. Pare che il governo sia una falegnameria per quanti tavoli apre. La vertenza è incagliata perchè le posizioni della Fnsi sono rigide, dall'altro anche gli editori hanno un atteggiamento statico che non trova giustificazioni.
La collocazione politica della Fnsi d'altra parte è nota, così come alcuni editori che hanno preso di punta questa vertenza sono di nota collocazione: il patron di 'Repubblica' De Benedetti è il propretario della tessera numero 1 del partito democratico come sappiamo. Il fatto che non si sia trovato un interessato alla numero 2 è un'altra storia.
Sono orgogliosamente professionista dal 1985 e spesso sono invitato a discorrere di questi temi: come poche settimane fa quando la Fnsi mi ha invitato alla presentazione del "Libro bianco sul lavoro nero", nella cui prefazione dice che nel 2005 - in epoca di vigore della legge 112 fatta quando ero ministro della Comunicazione - si è registrato un aumento della pubblicità in quotidiani e periodici.
Invito il governo ad un'azione un po' più incisiva di quella di oggi. Chiaramente c'è necessità di rinnovare il mondo dell'editoria.
Giuseppe Giulietti
l'Ulivo
La situazione è delicata e lo dimostra questo dibattito. Ricordiamo la malattia italiana dell'informazione: il conflitto d'interesse, l'unico editore che non ho ancora sentito citare. Non vorrei che dimenticassimo quante altre vertenze serie ci sono in questo Paese, e non siamo qui perchè si tratta di una corporazione più potente. Ma l'origine è più profonda e ha avuto eco anche a livello internazionale: questo Paese ha un tasso di concentrazione che è il più alto d'Europa. Non è certo attraverso lo sviluppo della telefonia che si compensa questo problema. Il contratto non riguarda solo una parte economica ma c'è una trasformazione del lavoro delle redazioni che sta mettendo a rischio l'autonomia del giornalista in uno stravolgimento dell'articolo 21 della Costituzione. Quando la Fieg non risponde neppure agli inviti del governo, di che chiusura si tratta.
Non credo che dobbiamo approfittare del contratto per far la guerra agli editori che non ci piacciono, come quelli di destra che escono nei giorni di sciopero per fare solo propagando.
Dobbiamo mettere questa questione tra le priorità del post-Caserta. La riforma dell'editoria deve ampliare il mercato, fissando diritti e doveri delle parti. Sulla previdenza si porti all'approvazione l'accordo che era stato raggiunto e che non sia messo nel contratto. Annunciamo che questo si farà.
E' la tutela del pluralismo che mi preoccupa. Non auspico una riforma dell'editoria che danneggi l'editore più lontando da me, penso che ci fosse qualcosa di buon nella riforma Bonaiuti, non mi faccio trascinare per approfittarne in una polemica con Damiano o con Levi.
Bisogna lavorare anche con l'altra parte del Parlamento. Tutto questo richiede un grande sforzo di mediazione. Chiediamo di proseguire sull'azione intrapresa. Ho sentito dire che la crisi dell'editoria è colpa di Prodi, forse che il conflitto d'interesse è di Damiano e Levi. Mi auguro che anche i colleghi dell'altra parte, del centrodestra, potrete compiere azioni che vadano contro l'unico editore non nominato, ma un po' invadente, in questo dibattito: Silvio Berlusconi.
Rodolfo De Laurentiis
Udc
C'è sempre chi agita il tema del conflitto d'interessi. Sono convinto che questa vertenza può esser affrontata in modo più efficace, con un abbandono del ruolo notarile che abbiamo visto svolgere al governo. Siamo disponibili al dialogo per arrivare ad una soluzione e chiediamo al governo di svolgere un'azione forte e autorevole come è nelle sue possibilità.
Fabio Evangelisti
Italia dei Valori
E' davvero uno strumento desueto il contratto collettivo di lavoro per 12 mila giornalisti che chiedono tutele e garanzie anche per gli 8 mila non già contrattualizzati. Invitiamo il ministro Damiano e il governo a continuare la loro azione e a non ascoltare i consigli interessati di Gasparri e Testoni. Ricordo che l'editore, per nulla "puro", Silvio Berlusconi è il capo di tanti onorevoli colleghi che prendono la parola in quest'Aula.
Tana De Zelueta
Verdi
Il contratto nazionale dei giornalisti è un tentativo di aggiornare la correttà libertà d'informazione. Una riforma collegata a quella dell'editoria e al contratto dev'essere quella del sistema radio-televisivo, attualmente schiacciato dal duopolio. Una buona riforma del settore aiuterebbe anche l'editoria ad uscire dalla dipendenza da fonti magari impropria. Liberando le risorse pubblicitarie dall'idrovora della televisione il sistema farebbe un notevole passo avanti.
Antonio Satta
Popolari Udeur
E' gravissimo che gli editori abbiano negato la firma sulla riforma dell'ente previdenziale, le pensioni se le pagano i giornalisti. La battaglia della Fnsi è una battaglia di legalità. Facciamo gli auguri al ministro Damiano perchè possa tentare di ricomporre le posizioni in questa vertenza durissima che paga tutto il Paese, in un momento in cui siamo all'ottantesimo posto al mondo nella libertà d'informazione.