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05/03/2007

"L'Ordine va riformato e le scuole cambiate"

I punti programmatici del Coordinamento delle Associazioni per un sindacato di servizio

Il Coordinamento delle Associazioni per un Sindacato di Servizio ha divulgato in questi giorni un documento sulle principali questioni che riguardano l'Ordine dei giornalisti in particolare sulle modalità di accesso alla professione. Un documento fortemente critico che i segretari regionali stanno portando nei Direttivi delle associazioni affinché si apra un serrato dibattito anche in vista delle elzioni dei vertici nazionali e regionali dell'Ordine che si terranno a maggio. Il documento è stato diffuso alle agenzie dal portavoce in carica Giovanni Giacomini. Lo pubblichiamo integralmente.


Il Coordinamento delle Associazioni regionali di stampa per un sindacato di servizio propone alla riflessione di tutti i colleghi alcuni temi che ritiene prioritari per procedere ad un rinnovo del Consiglio Nazionale e dei Consigli Regionali dell’Ordine dei Giornalisti.
Il Coordinamento ritiene che queste proposte possano essere la base per un programma di lavoro che deve precedere la scelta dei candidati e lo afferma anche in considerazione dei troppi problemi irrisolti (accesso alla professione, qualità dell’informazione, garanzie, doveri e diritti ) con i quali si è avuto un impatto inevitabile durante la vertenza per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro.
Quindi prima un programma condiviso, soltanto dopo rose di nomi, liste di candidati, la scelta nell’urna di chi si impegna per l’attuazione del programma stesso.
Cosa chiediamo a chi si candida alla gestione e alla riforma dell’Ordine?

· PRINCIPI DELLA RIFORMA. L’impegno a redigere una proposta di riforma dell’Ordine che preveda una totale rinnovazione del sistema di rappresentanza, legato alla realtà del lavoro giornalistico. Il Consiglio nazionale non dovrà essere composto da un numero pletorico di consiglieri come oggi e, soprattutto, la proporzione tra professionisti e pubblicisti andrà ridisegnata a favore dei primi sul modello di quanto fatto dal sindacato. E’ giornalista e decide sulle scelte professionali dell’ordine chi ha il giornalismo come professione e non chi svolge questa attività come secondo lavoro o occasionalmente. La figura del professionista andrà definita in modo chiaro: è “giornalista”, a prescindere dalla forma contrattuale, chi vive di giornalismo
· L’ACCESSO ALLA PROFESSIONE. E’ inderogabile una revisione radicale delle scuole professionali. L’attuale sistema sforna ogni anno centinaia di giornalisti senza futuro occupazionale. Bisogna evitare che l’ invasione di stagisti nelle redazioni diventi l’ alternativa alle sostituzioni estive a scapito dei giornalisti disoccupati e aumenti la massa di manovra che gli editori stanno usando da anni per dare l’assalto alle regole, ai diritti dei giornalisti e alla qualità dell’ informazione. E’ necessario legare l’accesso alla professione a corsi universitari: laurea triennale piu’ biennio post laurea con esame di stato finale. Diciamo un no deciso ai costosissimi master che selezionano per censo l’ accesso alla professione. La volontà di dare formazione e accesso qualificati non deve diventare una foglia di fico per garantire docenze ai colleghi o rapporti privilegiati e anomali con università. In ogni caso va stabilita l’ incompatibilità tra incarichi ordinistici e docenze retribuite. Va subito istituito un albo dei formatori cui saranno iscritti, dopo una seria verifica della preparazione culturale e professionale, i colleghi da utilizzare nelle commissioni d’ esame e nei corsi di formazione.
· AUTOGOVERNO. La riforma dovrà garantire un governo della deontologia quanto più uniforme su tutto il territorio nazionale, senza le forti differenze che troppo spesso vediamo tra un ordine regionale e un altro.
· · Tutti i deliberati ordinistici, compresi quelli disciplinari, dovranno avere la massima pubblicità, con una posizione unitaria e uguale in tutta Italia, prevedendo, nei casi più gravi, la pubblicazione a spese del collega sanzionato, su organi di stampa.
· · Le sanzioni per i casi più gravi: va ridefinita, al passo con i “peccati” del terzo millennio, la casistica che prevede la radiazione a partire dalla incompatibilità tra il ruolo di direttore e quello di componente dei CdA delle aziende e gruppi editoriali.
· · La riforma dovrà prevedere incompatibilità nette e precise con altri ruoli nelle istituzioni della categoria, nelle rappresentanze della politica e dei partiti, compreso il sindacato.
· · Il ruolo dei presidenti e dei consigli regionali non può essere marginale: nella riforma dovrà essere prevista una loro costante e concreta consultazione per le decisioni-guida dell’ordine nazionale
· · La riforma dell’ordine dovrà prevedere i problemi dei giornalisti immigrati o che provengono da aree in cui sono in corso conflitti e guerre, persecuzioni ai giornalisti, limitazioni della libertà di stampa.

Giovanni Giacomini,
portavoce del Coordinamento delle Associazioni per un sindacato di servizio

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