"Da questa storia ci sono molti insegnamenti da trarre. Quelli del valore degli affetti veri, quelli delle stupidità da evitare e, per chi come me ha responsabilità forti, la necessità di lavorare sodo perché l'informazione sia sempre più libera e autorevole grazie al rispetto di regole che non sono scritte ma sono racchiuse in una sola parola: civiltà". Così il portavoce del governo, Silvio Sircana, conclude la sua lettera al quotidiano La Stampa sull'episodio delle fotografie che lo riguardano nella vicenda Vallettopoli, e che oggi sono pubblicate da diversi quotidiani. Nello specifico, Sircana spiega di voler al più presto vedere pubblicate quelle foto che "ritraggono una macchina (la mia macchina) che accosta lungo un viale vicino ad un presunto transessuale e riparte subito dopo con un unico passeggero. Io. Con le persone a me care - sottolinea - a cui le spiegazioni sono dovute ho già avuto tutti i necessari chiarimenti". L'esponente di governo scrive di non sentirsi "minimamente vittima di un fotografo che, indipendentemente dal fatto che piaccia o meno, faceva semplicemente il suo mestiere. Né sono stato - aggiunge - vittima o oggetto di ricatti, di avvisaglie o minacce di ricatto". Ricorda di aver appreso dell'esistenza del reportage da un giornalista e che le sue risposte a questi "sono lì a testimoniare il mio stupore, visto che avevo praticamente rimosso dalla memoria il ricordo di un momento di stupida curiosità di una ormai lontana sera d'estate". Dunque, "se di qualcuno sono stato vittima, sono stato vittima esclusivamente di me stesso. Io so quello che ho pensato e fatto, ma, soprattutto - ed è quello che conta - so quello che non ho fatto". Il portavoce del governo si dice turbato da due aspetti: lo scoprire a posteriori che l'esistenza di tali materiali fosse nota a molti e oggetto di chiacchere, pettegolezzi; e sulle intercettazioni l'aver appreso che "circolava il mio nome in atti giudiziari da fonti giornalistiche. Non è la prima volta che accade, mi si dirà, ma rimane perlomeno strano". Nella sua lettera alla Stampa, Silvio Sircana - "ironia della sorte 35 anni fa ho cominciato facendo il fotografo" - sottolinea però la sua convizione per libertà di informazione, uno dei "pilastri sacri" della democrazia e spiega di aver vissuto "con fastidio - quindi - il fatto che decisioni prese sull'argomento dalle autorità competenti siano state messe in relazione con la vicenda che mi ha riguardato". Non condividendo il provvedimento del garante, e convinto in un'etica dell'informazione, rileva che "sta agli operatori del settore decidere, secondo la loro coscienza, quali siano i limiti da non superare. Su questo fronte - credo sia opinione condivisa - c'é ancora molto da fare. Ma ritengo altresì che su queste, che sono le regole non scritte della deontologia e del comportamento, debbano essere gli addetti del settore a interrogarsi, a dibattere, a trovare soluzioni".
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Sulla vicenda delle fotografie di Sircana acquistate dal settimanale 'Oggi' i vertici di Rcs erano informati, ma non hanno avvertito né Prodi né lo stesso portavoce, così come all'oscuro dell'acquisto era il direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli. Lo afferma una nota del Comitato di redazione del Corsera, pubblicata oggi dal quotidiano. Il Cdr del Corriere della Sera, che ieri ha avuto un incontro con, tra gli altri, lo stesso Mieli e con l'amministratore delegato di Rcs Antonello Perricone riporta che "l'amministratore delegato era stato informato dell'acquisto, concordato con il direttore di 'Oggi' e la direzione generale periodici, fra metà e fine novembre, e di averlo condiviso. La ragione era di 'non dare vantaggio competitivo alla concorrenza'. In seguito, il servizio era stato comunque valutato 'non adatto al carattere familiare di 'Oggì. Successivamente Perricone ha informato anche il presidente della Rcs, Marchetti. Non è invece mai stato avvisato il direttore Paolo Mieli. Perricone ha spiegato - aggiunge il Cdr - di non aver avvertito 'ne' il presidente del Consiglio, né il suo entourage, né Sircana stessò". Il Comitato di redazione del Corsera afferma quindi che "aver tenuto in cassaforte presso gli uffici legali di Rcs il servizio fotografico ha inevitabilmente danneggiato anche il Corriere della Sera, avvantaggiando un giornale concorrente che ha potuto fare uno scoop". Secondo il Cdr, il direttore Paolo Mieli ha saputo dell' esistenza e dell'acquisto delle foto nella tarda serata di sabato scorso. Il Comitato di redazione, nell'incontro con Mieli, ha fatto presente che "già nei giorni precedenti all'aprirsi del caso, alcuni colleghi avevano segnalato alla direzione l'esistenza delle foto in Rcs. Mieli ha replicato che 'in effetti c'era stato un tam tam' - prosegue il comunicato del Cdr pubblicato sul quotidiano di via Solferino - ma non avendo il Corriere quelle foto, aveva pensato che 'al massimo riguardasse 'Novella 2000' o altri gruppì".
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