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23/03/2007

Piemontesi protagonisti al Festival del giornalismo

Folla per Travaglio, anche colleghi accreditati tra chi non è potuto entrare

Il Festival Internazionale del Giornalismo, a Perugia fino a domenica, è entrato nel vivo e ha registrato il tutto esaurito questa sera, venerdì 23, quando una piccola folla di fans di Marco Travaglio non è potuta entrare a Palazzo dei Priori, dove il collega torinese ha presentato il suo ultimo libro "La scomparsa dei fatti" (il Saggiatore, 15 euro). Tra le persone che non sono riuscite ad entrare anche diversi colleghi, i cui accrediti stampa non sono potuti valere quanto l'entusiasmo di decine di giovani che avevano occupato la Sala dei Notari già da diverse ore.


Nel pomeriggio Angelo Agostini, direttore de "I problemi dell'informazione" e docente alla Iulm di Milano, ha intervistato il direttore di "Repubblica" Ezio Mauro. Il tema era il protagonismo politico dei giornali, ma la stringente attualità ha reso impossibile non parlare del rapimento e della liberazione di Daniele Mastrogiacomo. "Siamo andati avanti a testa bassa - ha raccontato Mauro -, non sapevo cosa accadesse fuori dalla mia stanza, poi quando Daniele ha telefonato per dirci che era libero sono entrati tutti nel mio ufficio e solo quando ne siamo usciti ho capito cos'era avvenuto attorno a noi, ad iniziare dalla redazione. C'era qualcosa di molto significativo attorno e dentro Repubblica che si è mosso: sapevamo di essere un'avventura intellettuale comune, ma non di essere una tribù legata da vincoli viscerali e sacri". Ezio Mauro ha voluto chiudere le polemiche di queste ultime ore legate alla consegna dei cinque talebani per la liberazione di Mastrogiacomo: "Sono passati trent'anni dall'omicidio di Aldo Moro, io facevo il cronista a Torino dove c'era un morto al giorno ed ero convinto che avesse ragione il partito della fermezza, a cui Eugenio Scalfari  dava voce dalle colonne di Repubblica; ma non si applicano schemi fissi quando qualcuno sta per morire. In questo caso però non è stata messa a repentaglio la sovranità del nostro Stato, il governo non ha trattato con i terroristi e alcun voto del Parlamento è stato condizionato. Comunque, tra quelli che adesso gridano allo scandalo, nessuno in quei terribili giorni ha detto di lasciar morire Daniele".

Ma i giornali italiani fanno politica? Sono contigui al potere? Ne sono condizionati? Agostini ha citato un'uscita dell'allora portavoce di Craxi, Ugo Intini: "Repubblica è il partito degli irresponsabili, tali perchè non sottoposti al voto, ma che fanno politica".
"Era un giudizio che nasceva da un errore intellettuale. Repubblica ha un peso sul mondo politico che nasce dal rapporto con i suoi lettori, che è diverso di quello tra cliente e prodotto. Ma Repubblica non fa lobby. Quando ero alla "Stampa" rappresentavo anche uno tra i poteri più forti in Italia, ma nella gerenza c'era scritto chiaramente "presidente Giovanni Agnelli" e l'equilibrio tra l'interesse specifico e la professionalità con cui veniva rappresentata ogni giorno la realtà era la garanzia per i lettori, anche per l'operaio di Mirafiori".

Giampiero Calapà

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