"E' restrittivo parlare di attacco alla libera informazione, si tratta di un attacco alla libertà". Così Furio Colombo, ex direttore de "l'Unità", in passato corrispondente per "La Stampa" da New York e presidente di Fiat America, commenta - in un'intervista esclusiva a Stampa Subalpina.it - le rivelazioni sul dossier di Pio Pompa, dal quale risulta esser stato sotto la lente dell'ex agente del Sismi insieme a politici, magistrati e al segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi.
"Leggere il mio nome su quell'archivio - spiega Colombo - serve da chiarimento di tutta l'operazione. Non voglio darmi delle arie, ma il fatto che un frammento di Servizi si sia interessato di me ci dice che il compito esclusivo era combattere, con strumenti dello Stato, gli avversari politici. Ci vuole ben altro per un golpe, ma si tratta di un tipo di malattia che appartiene, nel caso si estendesse, proprio alla specificità del golpe".
Quindi ritiene si parli di qualcosa di più di un attacco alla libertà di stampa?
"E' un attacco alla libertà, punto. C'è una differenza tra me e Serventi Longhi: chiaramente è grave ed illegale che venga messo sotto sorveglianza il capo di una grande organizzazione sindacale, si presta ad ipocrite giustificazioni di tipo pratico, come mettere in condizione il governo di allora di perseguire i propri scopi con delle conseguenze, ad esempio, di natura economica".
Nel suo caso invece?
"Rivela la volontà politica di persecuzione nei confronti degli oppositori. Nel caso mio e in quello dei magistrati coinvolti è chiaro si tratti dell'espressione di un odio politico. Visto che non hanno mai ottenuto risultati con le intimidazioni, ne ho ricevute parecchie, hanno scelto questa strada, attaccando un nemico politico che non ha altre risorse oltre le sue idee".
Giampiero Calapà